Il sarto di Palazzo Chigi
L’ultima volta che Silvio è stato in Asia si è rischiato l’incidente diplomatico a causa degli sguardi irriverenti verso le figlie e le mogli dee vari premier, oggi, con il Professore, sembra stia andando meglio. Mario Monti è andato in Corea, Giappone e Cina per convincere il “Nikkei” che l’Italia è sulla strada giusta. Ha sfoderato tutto il suo aplomb da tecnocrate a-emotivo, snocciolato dati e cifre confortanti sulla situazione italiana, dimostrato con teoremi inattaccabili che siamo pronti per essere investiti da un fottio di denaro fresco. Qualcuno, compreso qualche importante editorialista, ci vuole far credere che tutti stiano aspettando i “licenziamenti facili” prima di tornare a investirci, ma è una balla, non credeteci, gli investitori stanno aspettando più rassicurazioni sulla corruzione, la facilità di creare impresa, le infrastrutture, gli sgravi fiscali. Un primo, importante risultato, il Professore lo aveva ottenuto durante il colloquio con Barack Obama. Se qualcuno non se ne fosse accorto, gli StatiUniti avevano fatto fuori “economicamente” l’Italia di Silvio Berlusconi perché al governo americano i suoi rapporti con Putin e Gheddafi avevano dato il voltastomaco. Il Professore ha assicurato “mai più rapporti con i dittatori” e gli Usa hanno ricominciato a comprare debito italiano. Non ci voleva molto a capire le ragioni che avevano spinto l’America a farci fuori, ma lo sapevano tutti meno che il Pdl e, in particolare, 2232 il quale, non potendo farsi ricevere da Mario Monti in Italia, gli rompe le palle al telefono mentre è in giro per il mondo. Diversa la posizione (e l’accoglienza) che il Professore ha avuto in Giappone e avrà in Cina perché a preparargli il terreno fertile è intervenuto nientepopodimenoché Romani Prodi in persona. L’ex premier, infatti, gode di un prestigio e di una stima enormi dalle parti di Pechino, risorse che ha messo volentieri a disposizione del collega Professore, insomma, quasi una benedizione. Dal canto suo Monti sta cercando di ricucire lo strappo con la sinistra e di scrollarsi contemporaneamente di dosso l’etichetta di “fiancheggiatore” del Pdl. Nel briefing telefonico con Palazzo Chigi, Monti ha fatto capire a chiare lettere che occorre arrivare a un accordo, che presentarsi in parlamento con la maggioranza che lo sostiene spaccata sarebbe una iattura e che non può fare a meno di tutelare la pace sociale pena la fuga precipitosa di quelli che hanno intenzione di investire da noi. È tornato a ribadire che non passerà nessuna riforma della “concussione” (e quindi niente emendamento pro Silvio e pro Penati del Pd) e che la Rai verrà governata da tecnici di comprovata professionalità e quindi, fuori la Lei e tutti i filistei. Vedremo. E giudicheremo.Emilio Fede è in lacrime. Nottetempo, col favore delle tenebre, a Milano si è consumato il Fedicidio. Dopo anni di totale fedeltà, spesso somigliante alla sottomissione, più spesso alla schiavitù, Emilio Fede, la “voce del padrone” per antonomasia, lo sbeffeggiatore dei rivali storici del capo, il difensore ad oltranza della dottrina patonzistica del più grande scopatore italiano degli ultimi 150 anni, è stato licenziato in tronco. Dopo lo scandalo sulle baby-prostitute (che lo aveva visto rinviato a giudizio per sfruttamento della prostituzione anche minorile con Lele Mora e Nicole Minetti), in molti gli avevano chiesto di farsi da parte. Avevano cercato di convincerlo con parole suadenti, con spirito di amicizia e di fratellanza ma lui niente. “Me ne andrò solo se me lo chiede Silvio”, aveva risposto, come se Berlusconi avesse potuto farlo fuori perché gli procurava carne fresca indottrinata e pronta all’uso. Così, con un vero e proprio colpo di mano, la presidenza di Mediaset, nel giro di poche ore, ha messo la parola fine al romanzo del giovane Emilio alla corte del Re. Lui si è ribellato, ha denunciato l’atteggiamento antisindacale di Fedele Confalonieri, ha urlato a tutto il mondo la sua rabbia e la sua innocenza e salvato ancora una volta il suo dio affermando: “Silvio non ne sapeva niente, lui era allo stadio a seguire Milan-Barcellona”. Ma vi pare che una decisione che mette fine di colpo all’immagine storica del berlusconismo possa essere stata presa senza l’avallo del Capo in persona? Povero Emilio, dopo aver tentato di fare la cresta pure sui regali e i prestiti a fondo perduto del suo padrone agli amici, si ritrova ora col culo per terra. Avrà una liquidazione milionaria ma la dignità chi mai potrà ridargliela? Il primo telegramma di condoglianze glielo ha inviato Fausto Bertinotti, che ricorda ancora con grande nostalgia le presenze quotidiane al TG4 dopo aver silurato il governo Prodi (il “saccente” Nanni Moretti ha ragione, altro che pifferi). Quando non servì più, Fede gli diede un calcio in culo e il povero Fausto, in crisi di astinenza da telecamere, si ritirò momentaneamente a vita privata prima di diventare presidente della Camera e abbracciare l’agiografia.