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Monti getta la maschera e si guarda allo Specchio

Creato il 07 agosto 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

 

Suscita clamore l’assurda intervista rilasciata al settimanale tedesco “Der Spiegel”. Cade la maschera del bocconiano: dietro l’aria da intellettuale ed accademico, si cela un aspirante dittatore in salsa finanziaria. E persino i tedeschi gli danno del “nazista”…Nei suoi otto-nove mesi di governo, Mario Monti ci ha abituati essenzialmente a due aspetti: il primo, è quello di farsi credere un insigne economista in grado di risolvere i problemi di una nazione tassando tutto quello che c’è da tassare; il secondo, è quello di  mostrare una verve comunicativa degna di un ippopotamo in prognosi riservata per abuso di psicofarmaci e farla passare come l’ultimo ritrovato in tema di dibattito politico. In poche parole, il grande merito di Monti è quello di essere coperto dalla lobby finanziaria di riferimento, alla quale il professore rende quotidianamente conto.

Monti getta la maschera e si guarda allo Specchio

 

Ma Monti non è un politico, al suo cospetto persino i faccendieri cambiacasacca sono da considerarsi statisti. Gli errori del professore vengono minimizzati dalla stampa amica ed amplificati da chiunque abbia un po’ di sale in zucca. 

Questa volta l’ha fatta grossa, il Senatore professor. Rilascia una intervista al più autorevole magazine tedesco, il settimanale “Der Spiegel” e si lascia andare ad una dichiarazione che richiederebbe quantomeno un trattamento sanitario obbligatorio.

No, non ha vantato i meriti (inesistenti) della riforma Fornero, argomenti che se addotti motiverebbero un intervento dell’istituto di igiene mentale.

Stavolta Monti parla di governi e parlamenti, ma lo fa con la competenza di un fruttivendolo in fisica nucleare, producendosi in una dichiarazione che è una via di mezzo tra il colpo di stato ed il delirio di onnipotenza, quando dice che i governi non dovrebbero essere imbrigliati dalle decisioni dei parlamenti, ma dovrebbero godere di maggiore libertà di manovra. 

In altri paesi, questa definizione viene ascritta alla parola “dittatura”. Da noi, in Italietta, è esclusivamente una libera manifestazione del pensiero.

Mario Monti rimandato in diritto costituzionale comparato, considerando che il principio di sovranità popolare è ormai affermato pressoché in tutte le democrazie rappresentative del mondo. Certo, in paesi come il Turkmenistan, una dichiarazione del genere rappresenterebbe la regola. Ma nel resto d’Europa, dove i precetti democratici sono ben assorbiti dalla popolazione e rispettati dai governanti, frasi del genere non possono non lasciare indignati.

Anche gli ipocriti che provano a giustificare tout court l’operato del professore dovrebbero riflettere: se una frase del genere l’avesse pronunciata Berlusconi o un altro presidente del consiglio, avremmo già gridato allo scandalo e chiesto le dimissioni di un individuo in evidente carenza di formazione e cultura democratica. Staremmo già parlando di tentativo di svolta autoritaria, di fascismo del terzo millennio, di colpo di stato.

Lo ha fatto Mario Monti, la frase può quasi passare in cavalleria perché alle nostre latitudini, troppo battute dal caldo sahariano, siamo troppo impegnati per permetterci di formulare pensieri di senso compiuto.

Ma in Germania non hanno perso l’occasione per saltare alla gola dell’uomo delle banche e della finanza internazionale. Certo, il punto di vista di Monti era teso a guardare la realtà con gli occhi del signor Fritz di turno, offrendo una interpretazione germanocentrica della realtà ed accentando il discorso tanto caro a Berlino, di un’unità politica europea.

Che però, fanno notare i teutonici, non può e non deve prescindere dal principio di democrazia rappresentativa, autentico patrimonio del secondo dopoguerra.

Dobrindt, segretario dei Cristiano Sociali, si prende gioco del bocconiano e lo sbeffeggia notando lo strano senso di democrazia che le parole del premier sottintendono.Più istituzionale la reazione di Westerwelle, ministro degli esteri della compagine governativa guidata da Angela Merkel, che liquida la faccenda riconoscendo l’irrinunciabile importanza dei parlamenti europei, autentici protagonisti della politica dell’Unione.

In pratica, la nostra sopravvivenza democratica viene difesa dai tedeschi che criticano duramente le dissennate parole del professore, ridicolizzato duramente per una sortita davvero infelice. Che il povero SuperMario stia perdendo sempre più il contatto con la realtà? Che si stia davvero convincendo di godere di credibilità in Europa? Può un individuo che si esprime in quei termini avere credibilità in Europa?

Una Caporetto mediatica, l’ennesima del governo dei poteri forti che fa il gioco dei partiti che hanno devastato l’Italia, che ancora oggi sostengono un esecutivo liberticida e che vuole imporre la propria dittatura finanziaria, impoverendo ulteriormente gli strati deboli della popolazione.

E’ tuttavia lecito chiedersi se, in un simile marasma, ci sia stata almeno una reazione positiva alle assurde dichiarazioni di Monti. E in effetti si alza una voce fuori dal coro: è Renato Brunetta (quindi non è che si alzi moltissimo) che dalle pagine del Corriere della Sera difende le dichiarazioni del premier, finalmente capace di cantarle in faccia ai tedeschi.

Monti riesce a farsi dare del nazista dai tedeschi, titola oggi un quotidiano vicino a Berlusconi. Che se avesse pronunciato quelle parole, sarebbe già stato appeso in piazzale Loreto.

 


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