Monument Valley! (E altre cose meno belle)

Da Silviapare
Per fortuna che almeno la Monument Valley è aperta. Non è un parco nazionale, infatti, o meglio, lo è, ma della nazione dei Navajo. Vi si accede passando per una paesello di indescrivibile bruttezza, Kayenta, dove io, se fossi una navajo, aprirei un sacco di posti spennaturisti tipo Sedona al posto dei due o tre squallidissimi fast food che ci sono. Non capisco, se ne stanno seduti sopra una miniera d'oro e invece fanno la fame.
Alla Monument Valley ci avviciniamo lungo un strada che ci mostra già da lontano le meraviglie che ci aspettano. Poi entriamo nel parco, e imbocchiamo una strada sterrata - molto sterrata - che ci porta vicino ai roccioni rossi più famosi del mondo. 
Ripartiamo dalla Monument Valley disorientati dal vento sabbioso, dalla bellezza surreale e da quegli stronzi di Washington che vogliono rovinarci il viaggio, e ci dirigiamo verso un posto scelto quasi completamente a caso, Farmington, New Mexico. Mentre percorriamo la strada interminabile in mezzo al deserto (dove ogni tanto spunta qualche prefabbricato che mi spinge a domandarmi cosa diavolo ci faranno lì quei poveracci), leggo meglio la guida e scopro che Farmington si è guadagnata negli anni '60 il titolo di posto più inquinato degli Usa, grazie a una miniera di carbone e a una centrale a carbone lì vicino. Oggi va un pochino meglio, dice la Rough Guide, alla quale fa schifo tutto, ma quasi sempre con ragione. Farmington è un incubo. Dopo il ristorante-birrificio carino consigliato dalla guida, ci dirigiamo verso lo scrausissimo motel Travelodge, inspiegabilmente più caro di quello di Phoenix e soprattutto di quello della deliziosa Flagstaff. All'ingresso c'è un giovane che dorme spalmato su un tavolo, e alla reception c'è un giovane palesemente ubriaco che biascica qualcosa circa un malfunzionamento di Expedia per cui non sarebbe arrivata la nostra prenotazione. Però posso darvi un'ottima camera, ci dice. E ci dà la camera di un altro. Mentre armeggiamo con la scheda-chiave, una ragazza apre la porta e siccome è gentile non ci chiede perché cazzo vogliamo entrare nella sua stanza. Mr K torna dal giovane sbronzo per farsi dare un'altra stanza, e questa volta il fulmine d'intelligenza gli dà una chiave che non apre nessuna porta.Mentre io ho una crisi isterica e urlo in italiano "sono stufa di questa luna di miele di merda voglio tornare a casa", il povero Mr K mi porta al Comfort Inn dall'altra parte della strada, dove prendiamo una stanza molto più cara (e chissà se riusciremo a farci rimborsare l'altra) ma dove almeno non c'è una piscina semivuota con acqua marrone piena di rifiuti e loschi individui dalle spalle larghe e dal collo corto che si aggirano intorno alle stanze come al Travelodge. Non oso pensare a cosa ci aspetta domani.





Mai mangiata tanta polvere in vita mia


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