L’armata Clooney fatica a emozionare
Intrattenimento al tempo di guerra in Monuments Men, ultima fatica cinematografica di Clooney, che, attorniatosi di un cast di sicuro spessore, tenta di far riflettere. Eppure il film arranca.
Mentre le forze alleate stanno sferrando l’attacco decisivo alla Germania, lo storico d’arte Frank Stokes ottiene l’autorizzazione per comporre un gruppo di esperti, che tenti di mettere in salvo le opere d’arte trafugate da Hitler durante la guerra. Difatti in caso di sconfitta, l’ordine del Fuhrer è quello di distruggere tutto.
Dal regista di Le idi di marzo (thriller politico di ottima fattura) ci si aspettava qualcosa di più. Non che Monuments Men sia una pellicola disprezzabile, anzi. Tuttavia l’avventura della combriccola, intenta a “preservare e proteggere” le opere d’arte trafugate dall’esercito tedesco in tempo di guerra, intrattiene ma fatica a emozionare. Probabilmente la causa è da ricercarsi nella mancanza di ritmo e nello spezzettamento di una trama (che segue binari diversi per poi ritrovarsi in un finale distensivo), nella quale ironia e sfondo drammatico si fondono ma non colpiscono. Difatti Monuments Men destina uguale spazio a tutti gli interpreti (Damon, Goodman, Murray, Clooney, Blanchett e Dujardin), ma non riesce a tenere alto l’interesse dello spettatore. L’ispirazione a una storia vera aiuta (eccome), la necessità di preservare il passato (l’arte) e la demonizzazione di un esercito senza scrupoli sono spunti che fanno riflettere, ma in Monuments Men sembrano trattati in modo eccessivamente semplicistico.
Evitando di sacrificare lo spettacolo in favore di sottotemi di umana condivisione, Monuments Men insegna quanto sia importante (e fondamentale) la conservazione del passato. Tuttavia la stereotipia di alcuni personaggi non aiuta la pellicola e le conferisce un alone distaccato, quasi straniante. Manca l’empatia in Monuments Men; certamente Clooney presenta l’umanità dei commilitoni in modo assolutamente realistico (sconvolti e stupiti dagli orrori della guerra e sconsolati testimoni di barbarie artistiche inenarrabili), ma evita di concentrarsi sul contesto, rendendo il tutto molto più leggero di quanto in realtà fu.
Monuments Men aiuta a riflettere, mette a confronto la vita di un uomo con l’importanza dell’arte all’interno del background culturale di un paese, di un popolo. Ma l’impressione conclusiva è quella di aver osservato una pellicola che non riesce a spingersi al di là del visibile sul grande schermo, che fatica a trasmettere emozioni, che scivola fluidamente verso la conclusione, senza riuscire a lasciare un segno tangibile nell’offerta cinematografica odierna.
Uscita al cinema: 13 febbraio 2014
Voto: **1/2