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Monuments men: dal libro al film, eroi in sordina

Creato il 17 marzo 2014 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua
Anno 1943: mentre la guerra devasta l'Europa e il mondo intero, uomini e donne di tredici diverse nazionalità si impegnano per il salvataggio del volto artistico e culturale del vecchio continente, minacciato dalla follia nazista e dalle ambizioni artistiche di Hitler, determinato a distruggere l''arte degenerata' e ad appropriarsi di sculture e quadri per arricchire il Führermuseum.
Monuments men: dal libro al film, eroi in sordinaMonuments men: dal libro al film, eroi in sordina 
Questa particolare unità militare è la MFAA (Monuments, Fine Arts and Archives), formata da direttori di musei, conservatori, storici dell'arte, insegnanti, artisti e architetti; essa si occupa dapprima di evitare la distruzione di chiese, monumenti ed edifici di valore storico (soprattutto nella fase di avanzata degli Anglo-americani in Francia, Olanda e Italia), poi, con l'avanzata nelle terre gradualmente strappate ai Tedeschi, è dedita al recupero delle migliaia di opere trafugate per ordine del Führer e destinate, con l'avvicinarsi della sua inevitabile sconfitta, ad essere eliminate assieme al Reich. Il reparto si forma per iniziativa americana in seguito al trauma culturale provocato dalla distruzione di importanti siti storico-artistici della penisola italiana dopo l'armistizio dell'8 settembre, in particolare di fronte alla diffusione delle immagini della storica abbazia di Montecassino smembrata dall'artiglieria alleata.Alle vicende di alcuni membri della MFAA raccolte da Robert M. Edsel in collaborazione con Bret Witter in Monuments men (2009) si ispira l'omonimo film di George Clooney uscito il mese scorso. Il cast, che, oltre allo stesso Clooney, annovera altri nomi eccellenti come Matt Damon, Bill Murray, Jean Dujardin e Cate Blanchett, porta sullo schermo, anche se con nomi diversi e piccoli aggiustamenti nella trama, le vicende di Ronald Balfour, storico di Cambridge, Harry Ettlinger, giovane ebreo tedesco, dello scultore Walker Hancock, del tenente George Stout, del conservatore del Metropolitan Museum James Rorimer e della curatrice del Jeu de Paume, l'apparentemente anonima ma coraggiosissima Rose Valland.

Monuments men: dal libro al film, eroi in sordina

G. Stout, il sergente Traverse, W. Hancock e S. Kovalyak a Bernterode (1945)


Il libro di Edsel è una ricostruzione fedele e documentata da un buon apparato di note e fotografie delle vicende che portarono alla costituzione della MFAA e delle fasi principali delle operazioni dell'organizzazione nel centro Europa nel cammino verso Berlino. Sebbene si tratti di un documento saggistico, il frequente ricorso alle lettere degli ufficiali alle loro famiglie, talvolta direttamente riportate, talaltra usate come fonti per descrivere sensazioni e stati psicologici degli uomini che, in nome della cultura, sono pronti ad affrontare enormi disagi e sacrifici estremi (fino alla morte), rendono la descrizione molto più simile ad un romanzo che ad una monografia storica. Non si sente affatto il peso della narrazione, ma si avvertono, pagina dopo pagina, il gravare dell'importante missione sulle spalle di coloro che se ne rendono protagonisti, la delicatezza del compito cui sono chiamati, la sofferenza che si cela dietro ogni loro scelta.
Monuments men: dal libro al film, eroi in sordina
Più ironico, ma ugualmente profondo e meritevole il film, che alterna simpatiche gag a momenti drammatici, mescolando l'umanità e il bisogno di gaiezza ai peggiori traumi della guerra: ecco, allora, che, fra un cenno di battaglia e l'altro (non si vedono direttamente grandi scontri armati, essendo la MFAA un'unità esclusa dal combattimento), i saccheggiatori del Louvre e i nazisti in ritirata sono fatti oggetto di una macabra ironia, dallo sputo della Blanchet nello champagne del maresciallo del Reich Göring al blitz di Jean Dujardin contro un inaspettato cecchino. Un intenso sentimento pervade il rapporto fra i Monuments men e le opere d'arte che ricercano con l'ardore e la partecipazione con cui cercherebbero un compagno disperso, un fratello, un figlio, nella consapevolezza che perdere la propria cultura significhi perdere la più grande conquista possibile per l'umanità, e questa profondità arriva con commozione fino allo spettatore in tutta la sua forza.
Una menzione specifica meritano Cate Blanchett e il suo referente reale, Rose Valland, coraggiosa e tenace impiegata dei musei parigini che, sfruttando la propria capacità di passare inosservata e di risultare priva di qualsiasi interesse agli occhi dei nazisti che rubano le opere francesi, permette il salvataggio di centinaia di opere, osservando gli occupanti e i collaborazionisti, registrando i furti e tenendo nota di tutta la documentazione sugli spostamenti dei capolavori trafugati. A questa donna apparentemente innocua, scarsamente considerata nelle istituzioni museali anche a causa del suo sesso, si deve il salvataggio dell'enorme quantità di prodotti artistici ritrovati nel castello di Neuschwanstein, in Baviera, oltre al recupero di beni quotidiani requisiti agli ebrei deportati e destinati ad una missione di restituzione che continua ancora oggi: alla Blanchet il merito di aver, seppur con un nome diverso (Clair Simòne), dato un volto e una voce ad un personaggio che la Storia non ha messo in debita luce, anche se è bene ricordare che John Gettens, conservatore del Fogg Museum, ha dichiarato che proprio l'essere sconosciuti ha permesso ai Monuments Men di ottenere diversi successi nella loro missione.
Sia il libro che il film, con toni e strumenti diversi, hanno dunque il merito di farci conoscere vicende poco note, di portare alla nostra attenzione nomi non di generali o capi di Stato, ma di persone comuni, studiosi che hanno messo le loro competenze e le loro vite al servizio di quella cultura di cui ancora oggi, troppo spesso, si dimentica l'importanza.

Monuments men: dal libro al film, eroi in sordina

Dale V. Ford e Harry Ettlinger scoprono l'autoritratto di Rembrandt a Heilbronn (1946)

«Qualunque cosa questi dipinti abbiano significato per gli uomini che li ammirarono una generazione fa, oggi non sono semplici opere d'arte. Oggi sono simboli dello spirito umano e del mondo creato dallo spirito umano» (Franklin D. Roosevelt, 17 marzo 1941)

C.M.
NOTE:
Tutte le citazioni e i rifermenti ai personaggi reali sono tratte dal libro di Robert M. Edsel.

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