Monuments Men, la recensione: tre volte Clooney

Creato il 13 febbraio 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

13 febbraio 2014 • Recensioni Film, Vetrina Cinema •

Il giudizio di Mara Telandro

Summary:

Monuments Men, la recensione

In un’era in cui il destino delle nazioni è appeso ad un filo così come la vita stessa di milioni di persone, sembra difficile pensare all’arte ed in particolare a proteggerla. Ma un pugno di uomini capirà che è forse proprio questo il momento più importante per combattere per preservare la nostra identità, la nostra storia. Lo storico dell’arte Frank Stokes ha realizzato una cosa: i nazisti e gli stessi alleati stanno distruggendo tutte le opere d’arte presenti in Europa. Stokes (George Clooney) chiede così al presidente Roosevelt di poter mettere insieme una speciale squadra di esperti per individuare e salvare l’arte dispersa. Solo sette speciali uomini si cimenteranno nell’impresa…

Monuments Men è un film davvero molto atteso, sia per la particolare tematica trattata sia in quanto banco di prova per il capitano del timone: George Clooney, che, oltre a recitarvi, ne cura la regia e la sceneggiatura. Il film è, infatti, adattato dal saggio storico “Monuments Men. Eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della storia” di Robert M. Edsel che ha raccolto migliaia di testimonianze e fatti storici per raccontare questa incredibile storia vera. Clooney si è adoperato per questo adattamento insieme al suo storico co-scrittore e co-produttore Grant Heslov (Good Night and Good Luck, Le idi di Marzo) mentre ne firma la regia da solo.

Tra le maggiori sfide che si sono presentate davanti a Clooney c’è stata sicuramente la scelta di un cast che fosse all’altezza dello spessore ed al tempo stesso della particolarità della storia: servivano soldati che non sembrassero soldati, ma piuttosto artisti e topi di biblioteca. E sicuramente su questo fronte George non ha sbagliato un colpo, arruolando tra le sue fila attori come: Matt Damon, Bill Murray, John Goodman, Jean Dujardin

Ecco cosa dice a proposito di questo Bob Balaban (The Mexican, The Majestic) alla conferenza stampa della premiere di Milano: “Ricordiamo che questi uomini non sarebbero mai andati in guerra se non fosse stato per i Monuments Men. Erano uomini non addestrati, fisicamente poco prestanti e nella maggior parte dei casi anche troppo in là con gli anni. Eppure tutti questi esperti d’arte hanno deciso di lasciare la loro vita affermata, le loro famiglie, per combattere per salvare l’arte e la cultura occidentale che altrimenti alla fine ne sarebbe uscita distrutta, come nei piani di Hitler.”

Ed è proprio questo il fulcro e la vera domanda del film: vale la pena rischiare la vita per salvare un’ opera d’arte?

Matt Damon: “Questa è stata sicuramente una domanda difficile che ognuno dei Monuments Men deve aver affrontato e a cui deve aver risposto in modo affermativo. All’inizio del film vediamo questi cittadini milanesi lavorare tra le macerie per salvare il muro di una chiesa. Stamattina entrando a vedere L’Ultima Cena di Leonardo, ho pensato: ‘ Ne è davvero valsa la pena.’ Ne varrebbe la pena.”

George Clooney continua: “Monuments Men è tratto da un libro che parla di fatti realmente accaduti e quindi la nostra precisione nel rispettare questa storia è stata la più accurata possibile. La storia di Harry Ettlinger (il più giovane Monuments Men e l’unico attualmente ancora in vita) ad esempio è affascinante. Davvero lui ha dovuto lasciare la Germania a 13 anni e si è trasferito a Newark, New Jersey. E davvero nel suo paese in Germania non gli era permesso entrare nel museo dov’era esposto l’autoritratto di Rembrandt perché era Ebreo. E davvero lo vide durante la missione. E’ solo un pezzo dell’incredibile vita di Herry, ma è vera e siamo felici di averla raccontata.”

Monuments Men il nuovo film di George Clooney

Una storia quindi importante e che sembrerebbe chiedere a noi il motivo per il quale non era stata ancora raccontata. “All’epoca mi trovavo a Firenze.” Racconta l’autore Robert M. Edsel, “Un giorno stavo attraversando Ponte Vecchio, l’unico ponte che i nazisti avessero risparmiato durante la loro fuga nel 1944, quando ho ripensato a quello che è stato il peggiore conflitto della storia e mi sono domandato come fossero riusciti a sopravvivere tanti tesori artistici e chi li avesse salvati. Ho voluto trovare una risposta a queste domande”.

Una risposta in forma di saggio che è arrivata alle orecchie e agli occhi di George Clooney grazie a Grant Heslov il quale ha sfogliato per caso il libro all’aeroporto. “Abbiamo realizzato alcuni film piuttosto cinici ma, in linea di massima, quello non è un nostro tratto caratteriale”, aggiunge Clooney. “Perciò avevamo voglia di girare un film che fosse più diretto, vecchio stile e con una prospettiva positiva”.

Sceneggiatura, regia e recitazione sono in Monuments Men assolutamente impeccabili. George Clooney cura il progetto con tutte le sue forze e abilità, ma pecca forse nel costruirne il tono. L’equilibrio tra drama e comedy tanto ricercato da Clooney sembra, infatti, rimanere irrisolto, dando quel senso di “vorrei ma non posso” in una continua oscillazione tra Salvate il Soldato Ryan e Bastardi Senza Gloria, senza però, purtroppo, raggiungere lo spessore o il coraggio di nessuno dei due. Monuments Men è piacevole, bello da vedere, interessante e toccante, ma, spiace dirlo, non ha quella spina dorsale che l’avrebbe reso, invece, assolutamente epico. Ad ogni modo, Monuments Men è un film magnetico: è così facile essere inghiottiti ed affascinati da questa storia e da questo incredibile gruppo di attori che insieme portano sullo schermo la vera vita di Harry e di molti altri Monuments Men sotto lo sguardo capace di Clooney che dimostra, ormai definitivamente, la sua forza registica.

Opere come L’ultima Cena di Leonardo non sono arrivate a noi per una coincidenza, ma perché delle persone hanno lottato e rischiato la propria vita per poterle preservare, per far sì che le generazioni future potessero ammirarle. Spero che questo film ci ricordi tutto questo e possa risvegliare il nostro senso del dovere a fare la stessa identica cosa per le generazioni future.” – Robert M. Edsel

Dal 13 febbraio al cinema.

di Mara Telandro per Oggialcinema.net

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