2009: Moon di Duncan Jones
Un gioiello che chi ama la «vera» fantascienza non può assolutamente perdersi, un gioiello giustamente inondato di premi e riconoscimenti che ha entusiasmato l’intera critica.
MyMovies: “Jones dimostra di sapere bene che la fantascienza è dentro la testa dello spettatore, il quale non ama le astronavi in sé ma quell’infinita e misteriosa desolazione degli spazi silenti dentro i quali esse si muovono, che costringe i personaggi ad andare alle radici del concetto di “umanità”, rivedendo il rapporto che hanno con gli altri o con le macchine. Ed è proprio questa la cosa più piacevole di Moon: trovare che finalmente lo spazio torna ad essere non tanto un teatro d’azione e guerra ma l’ultimo grande luogo sconosciuto, l’unico nel quale sia ancora possibile immaginare o temere di poter trovare alieni a metà tra organico e inorganico, forze che materializzano i pensieri individuali o addirittura i confini della fisica e l’origine dell’uomo. Sulla loro Luna Duncan Jones e lo sceneggiatore Nathan Parker immaginano di trovare l’altro per eccellenza ovvero…”
Il Messaggero: “… notevole esordio di fantascienza a basso costo, quasi una contraddizione in termini, diretto con abbondanza di idee e paradossi (logici, etici, sociali), ma con grande economia di mezzi. Salvo la moglie e la figlia in video, c’è infatti un solo attore in scena, lo straordinario Sam Rockwell”
Repubblica: “Tra rimandi a 2001 Odissea nello spazio e Solaris, Jones mette in scena un coinvolgente faccia a faccia dell’uomo con se stesso”
Liberazione: “Moon è decisamente il film imperdibile di queste settimane. Per un motivo sopra tutti gli altri: è diverso. Davvero si resta meravigliati nel trovare finalmente di nuovo in sala un film che non punta su effetti, tecnologie e nemmeno su attori, nomi o trame stravolgenti. Semplicemente su una bella idea e sul lavoro serio di tante persone. Il primo plauso va quindi alla distributrice italiana Lucky Red, che ancora una volta si assume il rischio di un’operazione controcorrente.
Costato 5 milioni di dollari, realizzato con un unico attore (il sorprendente Sam Rokwell) e tutto dentro uno studio di produzione con il vecchio sistema dei modellini, il debuttante Duncan Jones ci regala uno dei film di fantascienza più affascinanti degli ultimi anni”
La Stampa: “Prodotto da Trudie Styler, moglie di Sting; e diretto dall’esordiente Duncan Jones, figlio di David Bowie, Moon… ambienta nello spazio un dramma a porte chiuse che parla di emozionalità profonde e identità spezzate. Insomma dell’essere umano, come sempre la fantascienza quando vale”
Il Giornale: “Non era facile inventarsi oggi un film di fantascienza vintage. Che trasuda omaggi e rimandi alla grande stagione del genere (tra i tanti Blade runner, 2001: Odissea nello spazio, Alien), senza essere didascalico o pieno di déjà vu. Dunkan Jones, al suo primo lungometraggio (un corto e un papà come David Bowie alle spalle), centra l’obiettivo grazie alla straordinaria interpretazione d’un eclettico Sam Rockwell” .
p.s.
Il computer di bordo, Gerty, chiaro omaggio all’Hal 9000 di 2001 Odissea nello spazio, ha la voce di Kevin Spacey in originale (di Roberto Pedicini, tradizionale doppiatore di Spacey, in italiano)