Regia: Wes Anderson
Anno: 2012
Titolo originale: Moonrise Kingdom
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.8)
Pagina di I Check Movies
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Con Wes Anderson ero rimasto basito e deluso per colpa de Le stracazzo di avventure acquatiche. Accingendomi a guardare questo suo lavoro quindi ho cercato di togliermi la puzza che mi era rimasta addosso ed ho voluto attendere. Stavolta non mi annoia ed anzi, mi sorprende. Per alcuni forse questo regista in cui i cattivi non sono cattivi davvero [cit.] può anche essere una celebrità, per me è invece uno dei tanti che però usa un sistema qui abbastanza azzeccato per la sua commedia drammatica dai risvolti romantici. La velata nebbiolina onirica e fantastica che possiamo ammirare (o anche apprezzare) nella scenografia penso sia un suo marchio di fabbrica, e per il soggetto scelto non ci sta per niente male. Poi io sono un sentimentalista per tutti quei film che provano a ricordarmi storie di ragazzetti (ho la sindrome da Goonies e Stand By Me insomma) che affrontano una qualche avventura di quelle ganze abbestia. L’ambientazione, anni sessanta in un’isola del New England, riesce a cavalcare l’equidistanza (temporale e spaziale) dei sensi. Siamo sì decine di anni fa e a miglia oltreoceano, ma la trama entra subito nel vivo, grazie alle fantastiche riprese fotografiche che introducono la pellicola. Famiglia e amicizia, ecco dove va a parare. E riesce a farlo relegando al ruolo di semplici comparse attori come Edward Norton, Bill Murray e Bruce Willis, che nella parte adulta che essi rappresentano, mostrano problemi e delusioni che non scompariranno una volta passata la giovinezza. Attraverso alcune scene surreali che possono richiamare anche il racconto fiabesco, guardiamo con ammirazione il coraggio e l’amore dei due preadolescenti, e ci sentiamo un po’ turbati dall’atteggiamento fiacco e malsano dei protagonisti più grandi. Abbiamo però una storia vincente, di quelle con il presunto lieto fine, che tutti hanno sperato. Nessun realismo e nessun “dieci anni dopo”, ma una storia avvincente come quelle presentate all’interno del film, che tutti da più giovani hanno amato. Se attraverso un binocolo possiamo avere dei super poteri, allora possiamo anche vivere ciò che desideriamo rendendo grande il fuggire tra i boschi. Che poi diventerà, almeno metaforicamente (ma anche nella pratica) qualcosa di molto più grosso e reale. Tornare nel mondo dell’infanzia in questo modo si merita il mio apprezzamento.