Morale e societa’

Creato il 07 maggio 2010 da Renzomazzetti

Non c’è che una morale sola così come non c’è che una sola geometria, perché queste due parole non hanno plurale; Antoine de Rivarol commetteva dogmatismo e si ingannava; infatti si è dimostrato che accanto alla tradizione geometria euclidea fondata sul famoso quinto postulato si potevano costruire, su altre basi, geometrie diverse. Inoltre, la storia dei rapporti umani ha presentato e presenta una innegabile molteplicità di tendenze e di concezioni morali. Le idee di bene e di male, da popolo a popolo, da epoca a epoca, da struttura sociale a struttura sociale, sono cambiate talmente tanto fino ad arrivare a contraddirsi. [Dalle contraddizioni il frutto di nuove verità] Nella società primitiva, quando non era garantita la possibilità di sfamare tutti i componenti, l’indigenza costringeva gli uomini ad uccidere e persino a mangiare i vecchi. Questa usanza era considerata normale e naturale, non generava rimorsi di coscienza e scrupoli di ordine morale. In seguito invece, con lo sviluppo della produttività del lavoro, questa abitudine scomparve e ad essa si sostituirono atteggiamenti di stima e di rispetto verso gli anziani. Gli atteggiamenti morali, di norme e di costumi, non sono qualcosa di arbitrario e di casuale che si compiono disgiunte da esigenze sociali ed economiche. Un ideale sentito dall’umanità, ha sempre alla sua base delle realtà di fatto che lo rendono maturo, cioè possibile e attuale. Se oggi, ventunesimo secolo, l’avvento di un nuovo sistema (per me quello socialista) appare anche come un imperativo morale, questo è perché le condizioni di fatto hanno reso intollerabile all’umanità il convulso declino del sistema capitalistico. E’ appunto questo concetto di condizionamento che Gramsci esprime quando scrive: La base scientifica di una morale del materialismo storico è da cercare nell’affermazione che la società non si pone compiti per i quali non esistono già le condizioni di soluzione. Esistendo le condizioni, la soluzione dei compiti diviene dovere.

OBIEZIONE: Sotto le idee di bene e di male ci sono delle costanti, degli elementi che permangono e che autorizzerebbero a parlare di una coscienza morale assoluta, venuta chissà da dove, se non addirittura di principi morali validi per tutti i tempi e tutte le situazioni. Ma se ci sono delle costanti, ciò significa semplicemente che un gruppo di orientamenti morali ha uno sfondo storico ed economico per certi aspetti comune. Ad esempio: A partire dal momento in cui si sviluppò la proprietà privata dei beni mobili, a tutte le società in cui vigeva questa proprietà privata dovette essere comune il comandamento morale: non rubare. Questo comandamento diventa perciò una legge morale eterna? Niente affatto. In una società in cui i motivi di rubare sono eliminati, in cui a lungo andare solo i pazzi potrebbero rubare, quanto si riderebbe del predicatore di morale che proclamasse solennemente la verità eterna: non rubare!

TRE TIPI DI MORALE: Cristiano-feudale, borghese, socialista.

La prima morale esprime il rispetto e la fiducia verso una stabile gerarchia di autorità che trova il suo modello nella gerarchia celeste e la sua legittimazione nella volontà divina. E’ una morale dell’ubbidienza, dell’umiltà, dello spirito gregario; il subordinato deve sottostare lietamente al suo naturale superiore; questi d’altra parte ha un dovere di paterna guida e di longanime trattamento nei riguardi del primo. Tutti poi, sudditi e signori sono democraticamente eguali in questo… che sono tutti figli e servi di Dio.

La seconda, la morale borghese, è per molti aspetti la negazione della morale cristiano-feudale; essa presenta una fenomenologia complessa e interessante che riproduce in modo spesso evidenti gli aspetti contraddittori della società e della civiltà che le sono a fondamento. In un breve ma importante scritto del 1844 dal titolo La questione degli Ebrei, Marx scriveva che l’emancipazione politica , operata dalla borghesia, comportava da un lato la riduzione dell’uomo a membro della società borghese, a individuo egoista e indipendente; dall’altro a cittadino, a persona morale. L’uomo viene insomma sdoppiato: nella sfera dei rapporti economici, è un individuo diseguale in mezzo a individui diseguali, vincitore o sconfitto nella concorrenza e nel conflitto quotidiani; nella sfera giuridico-politica, è un cittadino avente con gli altri uguali diritti, formali, e pari dignità. La morale borghese, aderendo a questa situazione, oscilla fra due poli opposti: ora si ha l’affermazione, ma necessariamente astratta, dell’eguaglianza e della libertà umane; ora la consacrazione del dinamismo individualista e dello slancio utilitaristico che dovrebbero spontaneamente dar luogo alla migliore delle armonie possibili. 

La morale socialista, infine, si fonda su un umanitarismo che vuole essere concreto, non astratto; sostanziale, non formale. La liberazione da ogni forza oppressiva e limitatrice; la riconquista dell’uomo a se stesso attraverso il superamento dell’alienazione, in conseguenza della quale i risultati della sua opera e la natura stessa appaiono come realtà in sé che dominano l’uomo e lo trascendono; la costruzione collettiva di una vita libera e felice che abbia il proprio valore e il proprio fine in se stessa, sono i principali elementi che stanno alla base di una morale socialista.

MORALISMO E IMMORALISMO.

Lo scritto sopra ci permette di vedere le profonde differenze che intercorrono tra questi tre tipi di morale mostrandoci al tempo stesso il nesso strettissimo che le collega a determinate fasi dello sviluppo storico e sociale. E’ distino della vita sociale adeguarsi a queste realtà di fatto, interpretarne ed esprimerne compiutamente i presupposti. Quando la moralità non ha più dietro di sé istanze vive ed attuali, quando, più precisamente, non assolve più al compito pratico di dare anima e coesione, senso di consapevolezza e di responsabilità ad una organizzazione sociale, allora essa degenera nel moralismo; diventa predicozzo acido e monotono, ipocrita spesso, sempre astrattamente pedagogico. Abbiamo allora il tentativo, reazionario nel senso più lato del termine, di imporre agli uomini il rispetto di norme e di costumi sorpassati, anacronistici. Al polo opposto rispetto al moralismo, ma spesso indirettamente alimentato da questo, si colloca l’immoralismo, la tendenza libertina a misconoscere ogni norma morale, nella quale si vuole ravvisare una assurda, mortificante costrizione al libero espandersi dell’individuo. E’ facile scorgere quanto di retorico e di snobistico da un lato, e di brutalmente antisociale dall’altro, ci sia in questo atteggiamento che si proclama al di là del bene e del male [ Non è di destra né di sinistra ( ! ) ]. L’immoralismo e l’indifferentismo morale, largamente diffusi, sono fra gli indizi più chiari che il tessuto di una società si allenta e si disgrega, che questa società è in crisi, che è impotente ad orientare in senso positivo e costruttivo le energie umane. Le considerazioni sulla storicità e relatività del fenomeno morale fanno sorgere un grande interrogativo: Quale criterio di misura e di valutazione possiamo avere per giudicare della maggiore o minore moralità di una azione? Oppure tale metro o criterio non esiste affatto? Il criterio esiste. Solo che non va cercato fuori dalla realtà storica e umana. In generale si può dire che una azione è tanto più ricca di valori etici quanto più sa realizzare in tutti i sensi le possibilità umane, quando più tende a promuovere, su tutti i piani, lo sviluppo, il progresso, l’avanzamento della società.

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LA TERRA NON BASTAVA

Doveva mantenere sette persone.

La terra non bastava. E dal paese,

sperduto sopra un monte calabrese,

scappò qui a Roma per disperazione.

E a Roma, appena sceso alla stazione,

incominciò il calvario. Passò un mese

e, dopo tante pene e tante attese,

finalmente trovò un’occupazione.

Poi l’altro ieri, povero sterratore,

è andato incontro alla cattiva sorte:

una frana l’ha sepolto nel cantiere.

Questa terra, tanto avara e così vasta,

gli è stata generosa nella morte.

Pare che gli abbia detto: Eccoti, ti basta?

-Nello Del Bene-

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Barzelletta:

Nella vetrina un bell’orologio d’oro con il cartello: approfittate di questa occasione. Io ne ho approfittato e mi hanno arrestato!

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