Morbillo è un record italiano: quasi un caso europeo su tre è nel nostro e in qualche caso si muore ancora.
I dati dell’ultimo rapporto dell’European Center for Diseases Control (Ecdc) non lasciano dubbi: su oltre 12 mila casi registrati in Europa nell’ultimo anno, 3.400 si sono verificati in Italia. Quasi uno su tre, con un rapporto di 56 episodi di malattia per ogni milione di abitanti, contro lo 0,1 del Portogallo. Peggio di noi solo l’Olanda (130 casi ogni 1 milione di abitante) e la Romania (78).
Ma come mai in Italia questa malattia infettiva è così lontana dall’essere debellata? I motivi sono molteplici, ma la ragione va ricercata soprattutto nella convinzione, assolutamente falsa, che si tratti di una malattia non grave.
L’idea che di morbillo ci si possa ammalare senza alcuna conseguenza grave è in effetti molto diffusa, anche perché il vaccino è stato introdotto relativamente di recente: le nonne e molte delle attuali mamme non hanno dunque ricevuto la copertura e ritengono che, avendo loro fatto la malattia senza conseguenze, sia inutile sottoporre i propri figli alla vaccinazione.
Si tratta di una errata convinzione perché di morbillo in Europa purtroppo si muore ancora.
Tra le conseguenze di questa malattia infettiva ci possono poi essere problemi neurologici o respiratori molto gravi, come patologie polmonari importanti.
La vaccinazione, fortunatamente, esiste ed è da sprovveduti non usarla, perché riduce ogni effetto negativo della malattia.
Ci sono così tanti dubbi sul vaccino anti morbillo perché oltre alla errata convinzione che non sia necessario, ci sono altri due motivi importanti: il primo è la notizia, drammaticamente falsa, che esista una correlazione tra la vaccinazione e l’autismo. Nonostante sia stata smentita, resiste una forte diffidenza nei confronti di questo vaccino.
È inoltre molto più pericoloso andare in giro in motorino per le strade di Roma o prendere un aereo, che sottoporsi al vaccino antimorbilloso. Purtroppo, però, nel corso degli anni si è creato un movimento contrario a tutte le vaccinazioni in genere. La colpa della sua diffusione è anche un po’ nostra, dei medici, che non abbiamo saputo o voluto dedicare il giusto tempo a spiegare l’utilità dei vaccini e i loro assoluti benefici.
Come ci si comporta in caso di infezione: dipende dalla forma della malattia e dall’età in cui ci si ammala. Se si è di fronte ad una forma lieve o moderata, solitamente questa si risolve da sola, con un periodo di riposo e con il ricorso ad antipiretici per tenere sotto controllo la febbre. Se però si nota che i sintomi sono gravi, allora è bene rivolgersi subito ad una struttura ospedaliera, prima che gli effetti collaterali diventino gravi.
Se la febbre è alta e persistente, se il paziente ha difficoltà a camminare o parlare, o respira male si è in presenza di campanelli d’allarme da non sottovalutare. Nel morbillo a preoccupare non sono tanto il rash cutaneo o l’eventuale congiuntivite, quanto le possibili complicanze bronco-polmonari o neurologiche.
In età adulta le conseguenze dell’infezione possono essere maggiori. Basti ricordare il tragico caso del 21 enne che lo scorso giugno si è ammalato in Galles e successivamente è deceduto. Proprio per evitare episodi del genere, ricordo ancora una volta che le reazioni importati e negative al vaccino sono rarissime e trascurabili in confronto ai danni che la malattia può dare.