Linfoma di Hodgkin. Per gli amici linfogranuloma maligno o linfosarcoma. Per i matusa, morbo di Hodgkin o malattia di Hodgkin. Si, vabbè, ma è un cancro o un virus?
Capita spesso di sentir parlare di “morbo” di Hodgkin, piuttosto che di linfoma. La cosa è curiosa se si pensa che non si tratta di un virus, ma di un cancro. La verità è che il Dottor Hodgkin e il Dottor Stenberg hanno preso un paio di cantonate fatte bene, ma d’altra parte non sono da biasimare: i linfomi sono malattie molto particolari e a loro modo “furbe”. Se fregano il sistema linfatico – che di mestiere combatte virus e malattie -, è facile che facciano fessi degli studiosi, specialmente se parliamo della metà dell’ottocento/primi del novecento.
Nel 1832 il buon Sir Hodgkin, tra un’autopsia e l’altra, osservò per primo questa malattia senza però capire bene con chi aveva a che fare: era convinto, infatti, che si trattasse di un virus non meglio identificato e visto che – come si dice a Roma – “nel dubbio, mena!”, pensò “Io questa che roba è non l’ho capito, sembra tubercolosi ma non è, ma dato che secondo me è compromettente io, nel dubbio, evito di dargli il mio nome così, in caso, me ne tiro fuori.”. La situazione era talmente chiara che per molto tempo anche la dicitura morbo rischiava di essere troppo specifica e il disturbo veniva spesso chiamato “malattia di Hodgkin”. Una roba che più all’acqua di rose di così non si poteva, ma erano altri tempi e più di tanto non si poteva fare. La dicitura “morbo di Hodgkin”, in realtà, si deve a Wiks che studiò la malattia una trentina di anni dopo il buon Zio Hodgkin e decise di appioppare alla malattia il nome del suo scopritore.
Più tardi, nel 1898 o giù di lì, Reed e Stenberg, forti delle nuove tecnologie, sfruttando il microscopio ebbero modo di osservare le cellule del “morbo” di Hodgkin. Osservarono per bene quella che prese il nome di cellula di Reed-Stenberg, ossia la cellula fondamentale del linfoma. Si tratta di cellule parecchio grandi e con ben due nuclei (perchè io valgo!).
Stenberg studiò per benino la malattia e giunse alla conclusione che, proprio come pensava Hodgkin, si doveva trattare di una variante della tubercolosi. Una cantonata, in realtà, ma comunque – tutto sommato – poteva essere una possibilità piuttosto credibile e ve lo dice una che tossiva a sangue 24/7.
Solo in tempi relativamente recenti si è fatta luce sulla reale identità della malattia, e si è anche capito perchè era così facile confonderla con un virus. Ricordate la cellulona di Reed-Sternberg? Bene. Quella carogna, a grandi linee, si comporta come fosse un virus. I linfociti la circondano e iniziano a fare il loro mestiere, comportandosi come se stessero combattendo un virus. Ad un certo punto, inevitabilmente, vanno in tilt perchè stanno trattando come un virus qualcosa che un virus non è. Così, la cellula di Reed-Sternberg – approfittando dello stato confusionale dei linfociti (“ma che è questo?” “boh, mai visto” “e che facciamo?” “ma che ne so, tu gonfiala di botte che chi mena prima, mena due volte!”) li corrompe. E così quelli si ammalano e forniscono nutrimento e protezione alla cellula di Reed-Sternberg, che fa il suo porco comodo.
E questa è la tribolata storia del linfoma di Hodgkin e dei ricercatori che si sono occupati di lui. La cosa divertente è che ancora devo capire chi è che finalmente lo ha identificato come cancro. A lui va il mio saluto perchè è l’unico che ci ha capito qualcosa, ma anche l’unico che nessuno ricorda!