Anche se My Way andava più dolce che zucchero di canna e la gente si stringeva al centro della pista, a suonare era un quartetto di maturi e stempiati signori; pance abbondanti, rughe vistose, occhiali da lettura per sogguardare note e spartito.
La musica pareva sfuggire a corde intenerite, ma fino alla pietà, mentre ad Anna sembrava di essere ancora in attesa del suo “bonazzo”. Si credeva immobile in quelle ore passate, ancora là, ad aspettare quel paio di mani che le si sarebbero posate sopra i fianchi per risalire, poi, fino alle bratelline del nuovo reggiseno. In mezzo, le morbide carezze lungo tutta la schiena.
Non c’era niente che, in tutta la sua vita, avesse fatto a modo suo. Aveva sempre subito: assenze e presenze. E fosse dipeso da lei non sarebbe stata lì nemmeno adesso, a trattenere i lucciconi, con quella rabbia indifferibile che da quel giorno le si era impuntata nel petto.
I lucciconi erano gli stessi di quel lontano 1968, l’attesa idem, la canzone pure, i cantanti no. Quelli, almeno, erano diversi. Nulla a che vedere con il Sinatra autentico. Quella volta lo aveva ascoltato per tutta la sera col disco uscito di fresco, intonava My Way; allora credeva fosse una canzone d’amore. Era il suo diciottesimo compleanno e Ruggero sarebbe stato il vero regalo, più che Sinatra in persona.
Ma l’attesa era rimasta attesa e gli altri regali non li aveva graditi.
Aveva corso il rischio di vedersi scoppiare la pancia a furia di dissetarsi a gassosa.
Adesso un altro Ruggero, il cameriere di quella sala da ballo (più che altro un orfanotrofio per anziani imminenti), le poggiava sul tavolo un bicchiere con un liquido incolore, una Sprite, la gassosa in versione moderna.
Anna fissa il liquido, la mano di Ruggero fugge appena posato il bicchiere, mentre le note, struggenti, hanno cominciato a farle un gran danno nel petto.
Il ritornello di My Way è il bisturi che sbaglia incisione.
In un lampo capisce che l’ora è vicina.
Anna si accascia sul tavolo, ha bevuto appena due sorsi.
Se tutto fosse stato cianuro, la morte non sarebbe arrivata veloce così.
Adelaide Jole Pellitteri