Non ho volutamente più scritto su questo blog dalla fine di maggio perchè avevo esaurito la voglia di seguire gli avvenimenti della politica di casa nostra e non ho ritenuto di dover scandagliare altre tematiche già toccate da me in quasi mille post scritti dal novembre 2005 a oggi. Ma leggendo le cronache quotidiane dei maggiori giornali italiani (sempre qui a Pineto dove mi trovo in vacanza) ho sentito un irrefrenabile bisogno di dire qualcosa a proposito di una delle tipiche piaghe estive: le morti in solitudine, il passaggio a miglior vita nell'indifferenza totale. Gli ultimi due casi emblematici di anziani morti senza che i vicini se ne accorgessero sono accaduti a Milano, negli ultimi tre giorni. Ma il diabetico settantaduenne e la pensionata ultranovantenne erano morti da almeno venti giorni e solo il forte e nauseabondo odore della decomposizione hanno attirato la distratta attenzione dei vicini immersi nella calura ferragostana. Oramai non siamo più abituati nemmeno a dirci buongiorno e buonasera, figuriamoci ad allarmarci se non vediamo per qualche giorno la vecchina che abita sul nostro stesso pianerottolo o il vecchietto dell'ultimo piano. Per la stragrande maggioranza di noi sono solo delle anime solitarie rinchiuse dietro una porta alla quale non bussiamo mai, men che meno apriamo mai. I numeri, sempre infallibili e crudeli, ci dicono che nei prossimi decenni vedremo eserciti di vecchi avanzare e superare per numero i giovani. Aumenteranno allora i ritrovamenti di addormentati e addormentate nei loro bilocali, nelle loro stanze di solitudine? Oppure, mi auguro, aumenterà finalmente come per miracolo la coscienza dell'uomo, il rispetto, l'attenzione. l'amore per quel prossimo che in tanti vanno a cercare lontano, addirittura in altri continenti, e che invece sono proprio lì, a un metro, a un passo, sul nostro pianerottolo, separati da noi da una parete, con il balcone che confina con il nostro? Ma tanto, oramai, nemmeno affacciati alla finestra accanto alla loro riusciamo più a dire buongiorno o buonasera. Figuriamoci a preoccuparci per la loro assenza. E l'indifferenza continuerà a stritolarci. Sempre di più. Fino alla morte.
Non ho volutamente più scritto su questo blog dalla fine di maggio perchè avevo esaurito la voglia di seguire gli avvenimenti della politica di casa nostra e non ho ritenuto di dover scandagliare altre tematiche già toccate da me in quasi mille post scritti dal novembre 2005 a oggi. Ma leggendo le cronache quotidiane dei maggiori giornali italiani (sempre qui a Pineto dove mi trovo in vacanza) ho sentito un irrefrenabile bisogno di dire qualcosa a proposito di una delle tipiche piaghe estive: le morti in solitudine, il passaggio a miglior vita nell'indifferenza totale. Gli ultimi due casi emblematici di anziani morti senza che i vicini se ne accorgessero sono accaduti a Milano, negli ultimi tre giorni. Ma il diabetico settantaduenne e la pensionata ultranovantenne erano morti da almeno venti giorni e solo il forte e nauseabondo odore della decomposizione hanno attirato la distratta attenzione dei vicini immersi nella calura ferragostana. Oramai non siamo più abituati nemmeno a dirci buongiorno e buonasera, figuriamoci ad allarmarci se non vediamo per qualche giorno la vecchina che abita sul nostro stesso pianerottolo o il vecchietto dell'ultimo piano. Per la stragrande maggioranza di noi sono solo delle anime solitarie rinchiuse dietro una porta alla quale non bussiamo mai, men che meno apriamo mai. I numeri, sempre infallibili e crudeli, ci dicono che nei prossimi decenni vedremo eserciti di vecchi avanzare e superare per numero i giovani. Aumenteranno allora i ritrovamenti di addormentati e addormentate nei loro bilocali, nelle loro stanze di solitudine? Oppure, mi auguro, aumenterà finalmente come per miracolo la coscienza dell'uomo, il rispetto, l'attenzione. l'amore per quel prossimo che in tanti vanno a cercare lontano, addirittura in altri continenti, e che invece sono proprio lì, a un metro, a un passo, sul nostro pianerottolo, separati da noi da una parete, con il balcone che confina con il nostro? Ma tanto, oramai, nemmeno affacciati alla finestra accanto alla loro riusciamo più a dire buongiorno o buonasera. Figuriamoci a preoccuparci per la loro assenza. E l'indifferenza continuerà a stritolarci. Sempre di più. Fino alla morte.
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