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"Morire per amore è bello ma stupido": la storia di Irene raccontata da Ruppert & Mulot.

Creato il 12 gennaio 2012 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

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Abbandonato lo humor nero degli esordi, nel 2009 Irene e i clochard segna un ulteriore punto di svolta nell’ormai quasi decennale carriera di due autori francesi posizionatisi al di fuori dei più battuti sentieri narrativi: Ruppert & Mulot [1] .

> LoSpazioBianco" height="300" width="212" alt="Morire per amore è bello ma stupido: la storia di Irene raccontata da Ruppert & Mulot. >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-medium wp-image-42689" />Questa, pubblicata dalle edizioni Canicola, è la prima parte del racconto che ha per protagonista Irene, amazzone metropolitana la cui vita viene da lei stessa concisamente riassunta nelle prime due tavole: studentessa alla Scuola di Studi Superiori in Scienze Sociali, commessa part-time, amante della pallavolo e saltuariamente volontaria in associazioni per i più bisognosi.
Durante la sua esistenza si pone tre obiettivi: fare un reportage a fumetti sulla vita dei clochard, diventare la protagonista di un fumetto e suicidarsi. Commissionerà il disegno di quest’opera proprio ai due Ruppert & Mulot, che rifiuteranno.

Da questo cortocircuito narrativo prende inaspettatamente il la del racconto vero e proprio di Irene, che diventa un progredire ineluttabile verso una sorta di disfacimento, un progressivo liberarsi di tutti i lacci che tengono la protagonista attaccata all’umana società.
Iniziando dal suo primo gesto che, simbolicamente, è l’acquisto di una katana, che diventerà a partire da quel momento il catalizzatore delle esplosioni di violenza (onirica?) che attenderanno il lettore dietro a ogni angolo della storia. Si dipaneranno quindi i rapporti di Irene con il mondo che la circonda, come se si sviluppassero tutt’attorno a quest’arma e alla sua intrinseca natura lacerante. Fino all’unica conclusione possibile, ma non per questo meno emozionante.

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Tutto ciò viene raccontato da Ruppert & Mulot con un segno chiaro e senza alcuna campitura, che nonostante l’apparente fragilità mostra nel complesso una consistenza notevole, grazie a una commovente cura per i dettagli: dalla visualizzazione di una pagina internet sul computer portatile della protagonista alle ringhiere delle facciate liberty dei palazzi parigini fino al volo di una mosca sul soffitto. Un eccellente lavoro “nascosto” dietro al bagliore del bianco che inonda la tavola, lasciando al lettore un senso di indeterminatezza.

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Diversamente da quanto si vede nella maggioranza del fumetto d’autore contemporaneo, in “Irene e i clochard” chi legge non si trova di fronte a una trama minimalista, ma a una narrazione che sposta l’equilibrio dalla contemplazione all’azione, mettendo in primo piano il “gesto” che ha come protagonista il corpo di Irene e lo spazio in cui si muove.  E nelle lunghe sequenze in cui Irene affronta i suoi sogni o i suoi interlocutori fisici, in uno sfidarsi di gesti eloquenti ma più decisamente risolutori, emerge più evidentemente quella che è una della parentele meno esplorate del fumetto, quella con la messa in scena teatrale.

Se una caratterista del grande narratore è la sua capacità di creare un mondo vivido, più emozionante del reale, allora si può dire che in quest’opera Ruppert & Mulot hanno centrato in pieno l’obiettivo.
Come fece dire una volta al protagonista di un suo racconto Kenzaburo Oe:

“Ammetto che una parte è stata aggiunta nel mondo dei sogni”.

La parte migliore, quella che il lettore troverà in questo volume.

 

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Abbiamo parlato di:
Irene e i clochard
Florent Ruppert & Jérome Mulot
Traduzione di Ilaria Tontardini
Canicola, 2011
128 pagine, brossurato, bianco e nero – 15,00€
ISBN: 978-8890497063

Riferimenti:
Florent Ruppert & Jérome Mulot: succursale.org
Canicola: www.canicola.net

Note:
  1. qui un articolo per inquadrare il loro lavoro www.lospaziobianco.it/26350-fumetto-crudelta-idea-lavoro-ruppert-mulot [↩]

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