Teheran, 8 Novembre 2012.
Dopo il suo arresto è passata una settimana e i suoi genitori hanno ricevuto una chiamata dalla prigione di Evin “preparate una bara, una tomba e venitelo a prendere“. Un annuncio lapidario, freddo che annuncia la morte del blogger, uno dei tanti che non è uscito vivo dalla prigione di Teheran.
La polizia ha dato come causa ufficiale del decesso un generico “problemi di cuore“. Sulla rete circolano, invece, voci dei maltrattamenti subiti nel periodo carcerario, sostenute, tra le altre, da un’intervista alla sorella che si è rifiutata di rispettare il silenzio imposto alla famiglia.
Nell’epoca dei Social Network, in cui sembra esserci più libertà di espressione ecco che, proprio quest’ultima, diventa un’arma a doppio taglio, fornendo prove a sostegno di accuse di “manovre contro il regime“. La repressione in Iran passa per Facebook.
Veronica Sgobio