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Moriremo democristiani?

Creato il 19 novembre 2011 da Fabio1983
Premessa: la mia è un’ipotesi di scuola. Leggo però da più parti come Pier Ferdinando Casini sia tra i pochi leader politici, se non l’unico (l’unico, va’), usciti vincitori dalla anomala, ma inevitabile situazione che si è venuta a creare nelle ultime due settimane. Il tenutario qui, a dire il vero, sostiene che il leader dell’Udc sia trionfante del rischio corso nel 2008, quando abbandonò l’accozzaglia berlusconiana in barba alla possibilità di non accedere in Parlamento, da molto più tempo. Casini, piaccia o meno, ha dimostrato una discreta lungimiranza politica (sia beninteso, quella che va a caccia del voto) ben prima, ad esempio, di Gianfranco Fini il quale per mera opportunità ha preferito sbatterci la testa. Non a caso dei tre che formano il Terzo Polo il regista è lui, Pier. Non a caso, allorché si parla di Terzo Polo, è all’Udc che si fa particolare riferimento. Casini gongola e stare a metà del guado non gli dispiace affatto. Intanto è successo quello che auspicava da almeno un anno, se non oltre: la formazione di un governo sostenuto da larghe intese che vanno dal Pdl al Pd, passando per il Terzo Polo e in parte per l’Idv. Un recente sondaggio di Termometro Politico mostra come l’Udc, insieme al Pd, sia il partito che ha risentito meglio dell’appoggio incondizionato all’esecutivo di emergenza nazionale, raggiungendo il dieci per cento dei consensi. Dunque ora Casini che fa? Continua a gongolare e attende, presumibilmente, l’occasione più ghiotta. Intervistato giovedì da Sandro Ruotolo per Servizio Pubblico ha confidato di bramare una coalizione composta da moderati e riformisti per le prossime politiche. Io credo però che guardi molto all’evoluzione del centrodestra perché in entrambi gli schieramenti il suo nome sarebbe spendibile per la premiership. Partiamo da un presupposto: al Pd, che gode al momento di un favore superiore, non converrebbe un’alleanza così scomoda. Eppure l’apertura ai cosiddetti moderati è un tema caro a molti nel Partito democratico, Bersani compreso. Ma una candidatura di quest’ultimo, per dire, scontenterebbe non poco l’elettorato centrista (e viceversa, chiaro, ma forse con minori effetti deleteri). Nel centrodestra, invece, Casini sarebbe addirittura in grado di intercettare i voti degli scontenti del Pdl (una parte cospicua) a fronte della (minore, in rapporto) perdita dell’elettorato berlusconiano più intransigente. L’unica certezza è che nel 2013 Casini avrà un peso maggiore di quello avuto nel 2008. Terminato l’esercizio di scuola, torniamo alle cose serie.

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