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Morti a causa del maltempo: mancato intervento a difesa della vita

Creato il 04 novembre 2011 da Alessandro @AleTrasforini
In quel di Genova si stanno consumando le ennesime testimonianze del male che attanaglia l'Italia intera nelle stagioni ritenute 'metereologicamente' non favorevoli; la giornata di oggi consegna alle cronache l'ennesimo massacro di vite per motivi che, forse, con una maggior prevenzione e tutela del rischio avrebbero potuto essere evitati o limitati. 
Sei sono le vittime che hanno, tristemente, perso (ad ora?)  la vita per motivi attinenti al maltempo; le cronache riportano testimonianze indicibili, ma forse degne di un paese (in)civilmente ridotto quale è l'Italia. Onde di piena, nubifragi ed alluvioni sono i tratti distintivi dell'ennesima, triste, giornata.  Lo sviluppo di politiche di prevenzione e tutela del rischio ha, guardando ai fatti, riconfermato tragicamente la propria mancanza. La domanda è, purtroppo a posteriori, una sola: si poteva evitare la strage? Report specifici hanno, nel tempo, confermato a più riprese la necessità di predisporre interventi adeguati a limitare gli incidenti. Dinanzi a queste tragedie, però, sembra necessario ripetere sempre le stesse cose e perorare identicamente gli stessi argomenti.  Il dissesto idrogeologico costa, allo Stato intero, cifre di vite destinate ad aumentare se non arginato: frane ed alluvioni rappresentano una concreta realtà per l'Italia, un male con cui è parzialmente imprescindibile fare i conti.  Sarebbe potuto essere differente l'apporto dato, invece, da politiche adeguate di prevenzione e tutela del territorio.   Il mancato od insufficiente controllo sta invece pagando, a carissimo prezzo, con le vite spezzate di innocenti cittadini.  Nonostante tutte le morti, comunque, più di qualche campanello d'allarme viene da molto lanciato.  Nel seguito, a titolo di esempio, qualche frammento tratto dal rapporto "Terra&Sviluppo", redatto nel 2010 dal Consiglio Nazionale dei Geologi:  "[...]5. Popolazione e patrimonio a rischio Il rischio naturale interessa praticamente tutto il territorio nazionale. L’Italia è un territorio fragile: le aree ad elevata criticità idrogeologica rappresentano il 10% della  superficie italiana e riguardano l’89% dei comuni; le aree ad elevato rischio sismico sono circa il 50% del territorio nazionale e il 38% dei comuni. La tutela della popolazione residente in queste aree, il risanamento idrogeologico del territorio e la messa in sicurezza del patrimonio dagli eventi disastrosi diventano prioritarie per il Paese.[...] 5.1. Il rischio idrogeologico in Italia  Secondo la recente indagine elaborata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare le aree ad elevata criticità idrogeologica interessano il 10% circa della superficie territoriale del Paese, pari a più di 29.500 kmq, e l’82% dei comuni italiani, per un totale di 6.631 comuni. La superficie territoriale ad elevata criticità idrogeologica è per il 58% soggetta a fenomeni di frana, che interessano un’area di circa 17.200  kmq, e per il 42% a rischio alluvione, ovvero 12.300 kmq superficie territoriale.   A partire dalle aree ad elevata criticità è stato possibile calcolare sia la popolazione presente in ciascuno di questi territori che il patrimonio edilizio esistente. Ne risulta che la popolazione potenzialmente esposta al rischio idrogeologico è attualmente pari al 10%, per un totale di circa 5,8 milioni di persone (2,4 milioni di famiglie), e gli edifici interessati sono circa 1,3 milioni. [...]" Se il rischio generico è esteso al 9,8% del territorio, il rischio sulle zone abitate impatta addirittura all'82% dei Comuni italiani, tradizionalmente zone maggiormente urbanizzate ed abitate dell'Italia.  La popolazione ed il patrimonio a rischio confermano, a morti avvenute, che il costo dovuto al mancato intervento supererà a gran giornate quello dovuto, teoricamente, all'esclusivo intervento per pura esemplice prevenzione.  Quell'emergenza fondamentale per il Paese intero è stata forse sottovalutata da chi avrebbe dovuto garantire sicurezza? Quelle vite spezzate hanno un costo in capitale umano che sarà impossibile qualificare, o quantificare.  Di fronte a quattro donne e due bambine decedute, nessuna parola ulteriore è possibile. L'indignazione finisce per spingere a scrivere sempre le stesse cose, a consigliare sempre la giustificata sopravvalutazione di un'emergenza come questa.  Un quadro prospettico e tecnico del tragico quadro italiano è contenuto nell'ottimo Report "Terra&Sviluppo" sopra citato, reperibile e consultabile in toto al link citato nel seguito:    http://www.consiglionazionalegeologi.it/cngwww/AODocumento.asp?iddoc=5648&idcat=10 La responsabilità, su argomenti come questi, non può nè fare lo scaricabarile e neppure recitare la parte della classica goccia di pioggia, destinata a scappare via dopo la prossima stagione nel sole L'allerta meteo proseguirà fino a domenica prossima: sarà occasione di pioggia...e fiamme di giusto sdegno. Il meteo non può essere il solo colpevole. Od almeno è l'indignazione (si spera collettiva, nds) a credere questo. 
MORTI A CAUSA DEL MALTEMPO: MANCATO INTERVENTO A DIFESA DELLA VITA

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