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Mosca cocchiera

Creato il 19 luglio 2013 da Albertocapece

mosca2 Anna Lombroso per il Simplicissimus

Ma ve le ricordate le confortanti  menzogne convenzionali  della quali ci siamo nutrite negli anni? Quelle sulle specificità di genere, su quelle qualità: dedizione all’ascolto, indole alla solidarietà, istinto alla generosa accoglienza, all’accudimento, alla condivisione, alla comprensione e alla compassione, il patrimonio genetico di sensibilità, integrità che rendevano le donne meno permeabili alla corruzione, meno inclini all’avidità, meno possedute dai demoni del potere e del profitto.

Beh, erano deliziose fole che abbiamo alimentato per convertire l’invidia penis in  soddisfazione per la carenza, per le condanne di un sistema sociale che riduce a minoranza una maggioranza numerica e che penalizza non solo le ambizioni, ma anche le aspirazioni legittime e naturali delle donne ed anche di molti uomini, come di chiunque si senta diverso e non può o sa rivendicarlo, secondo quella  incoraggiante mutazione che tenta di trasformare  un castigo all’inferiorità in speciale particolarità, e la petite diffèrence in superiorità.

A conferma dell’improbabilità di una via virtuosa al potere, della persuasiva egemonia dei privilegi e della contemporanea arbitrarietà dei diritti, messe alla prova dall’accesso più o meno meritato a ruoli di rappresentanza e di influenza, ogni giorno vediamo donne percorrere il cammino semplicemente umano della normalità più modesta, spesso mediocre o miserabile, dell’accondiscendenza ai potenti, dell’assoggettamento ai “superiori” per motivi di interesse economico, o per la fascinazione esercitata dal presenzialismo mediatico, o per l’ascendente che sempre possiede il potere che si esalta se consumato in prima persona, uomini o donne che si sia.

Ci deve essere proprio un contagio tossico che ammala di subalternità, che consuma autodeterminazione, libertà e riduce all’ubbidienza, che piega al conformismo e all’acquiescenza, a licenze infami e misfatti osceni, che si riproducono  nell’humus fertile delle menzogne, dei proclami di generosa dedizione all’interesse generale, nella pedagogia perversa  di un ceto dirigente che si prodiga per un popolo bambino che va guidato ed educato, di un pragmatismo aberrante che dovrebbe convincerlo dei benefici della rinuncia globale e generale a diritti, garanzie, speranze per garantirsi la semplice sopravvivenza a imitazione della vita.

Stamattina come ogni mattina c’era una delle girls del Pd, una mattina è la De Micheli, una mattina la Moretti, una mattina la Puppato, una mattina la Sereni, e stamattina in nome delle biondine per il rinnovamento, si fa per dire, tale Mosca,  una specie di fidanzatina d’italia protervamente sciocchina e ostinatamente convinta delle sue stesse bugie, che sgranava gli occhioni al servizio del processo di esautoramento di valori, principi, idee della sua organizzazione, festosamente partecipe della bontà della scelta di dare fiducia, sostegno, ai soci di maggioranza, con una partecipazione soggiogata così bieca e prona da far rimpiangere le amazzoni del Pdl,Bernini, le Biancofiore, le Ravetto per non dire della Santanchè che c’è da sospettare facciano fruttare con esiti più profittevoli la loro appartenenza e fidelizzazione.

C’è qualcosa di sfrontatamente squallido e triste in questa rincorsa alla  gregarietà, alla sudditanza a leader ma più ancora a rendite di posizione, all’ipocrisia più immorale da parte di chi dovrebbe testimoniare e rappresentare bisogni e istanze delle donne, quelle cioè penalizzate come individui, come persone, e nei ruoli assegnati da una società sempre più ingiusta e da impari quote rosa delle  disuguaglianze.

Stamattina la Mosca, cocchiera di nome e di fatto, “scavallando” regole morali, principi di onestà e integrità, lealtà e opportunità, buona educazione e eleganza formale, promuovendo le ragioni dell’ossequienza ai più disdicevoli e innaturali ricatti,  svolazzava baldanzosa sulla materia preferita, quella nella quale sembrano planare sempre più inesorabilmente e dolcemente accomodarcisi,  alla faccia nostra, che indovinate la loro com’è.


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