Che Mosè sia stato un egiziano, ormai dovrebbe essere accettato senza discussioni nel mondo dell’erudizione scientifica. Lo stesso nome, Mosè (Moshe), ne denuncia l’origine. Come ben saprai, Michelangelo realizzò il suo Mosè “dotandolo” di un bel paio di corna.
Perchè ?..
Nella Bibbia (le versioni che oggi conosciamo) è scritto che Mosè quando discese dal Sinai con le tavole della legge, aveva il volto splendente e due raggi partivano dalla sua fronte.
Nella Bibbia consonantica sono riportate le lettere “KRN”. Introducendo le vocali per ottenere la parola “raggi” si ottiene KaRan. Tuttavia, è possibile anche una diversa vocalizzazione, come ad esempio “KeReN” ottenendo la parola “corna”.
Sembra che ancora ai tempi di Michelangelo, una certa parte degli ebrei della diaspora si tramandasse che in origine la parola che appariva nella storia dell’Esodo fosse proprio “Keren”!
Molto probabilmente con la riforma di Giosia-Hilkya la parola divenne “ufficialmente” Karan, cioè raggi, in quanto “keren” aveva un significato che poteva destare la curiosità degli studiosi che si interessavano alla Bibbia.
Sembra che Michelangelo sia venuto in contatto con persone che si tramandavano la tradizione secondo la quale il trigramma KRN significa corna e non raggi !..
Ma perchè vi fu il rifiuto da parte del mondo sacerdotale gerosolimitano ad accettare la parola “keren”, cioè corna ?…E’ semplice: Mosè aveva le “corna” sia quando salì sul Sinai, sia quando ne scese !
Ovviamente si trattava di corna posticce, applicate su un particolare copricapo.
Ma perchè Mosè aveva un tale copricapo ?..Perchè egli fu un SACERDOTE DEL DIO AMON/AMEN !
Questo dio, il principale del pantheon egizio, era raffigurato sia in sembianze antromorfe, sia con il corpo da uomo e la testa di ariete. Nella versione antropomorfa egli indossava uno speciale copricapo, lo stesso indossato dai sacerdoti del culto di Amon. Ai lati della testa, il Dio aveva due corna che gli spuntavano da sotto il copricapo. Queste sono dunque le origini delle “corna” di Mosè: le corna simboliche, montate sul suo copricapo, quale elemento rappresentativo del Dio del suo culto, e cioè il Dio Amon/Amen, chiamato anche il “Dio cornuto”.
Ora, se Mosè era un sacerdote del culto di Amon, deve essere individuata la causa che lo spinse, insieme ad altri sacerdoti dello stesso culto (forse i celebri “leviti”) ed un numero imprecisato tra civili e soldati fedeli alla casta sacerdotale “amonita”, a fuggire dall’Egitto e dar vita a quello che gli ebrei chiamano “Esodo”, convinti che si trattò di una fuga di israeliti dall’Egitto !
Per quanto sopra esposto, tutto ciò ci riconduce obbligatoriamente ad un personaggio ben preciso: il faraone Akhenaton (o Ekhenaton). Questo faraone, infatti, per rientrare in possesso delle sue prerogative di sovrano imperiale, di fatto usurpate dalla potenta casta sacerdotale del Dio Amon durante il regno del padre, Amenofi III, decise di istituire una forma di monolatria (erroneamente considerata un monoteismo) centrata sul culto di Aton (il disco solare: praticamente una “versione” di Amon-Ra).
La potente casta sacerdotale amonita cadde in disgrazia e venne messa al bando; i templi di Amon vennero chiusi in tutto l’Egitto. E’ molto probabile che vi possa essere stato un accenno di reazione da parte della casta sacerdotale colpita dalle misure repressive di Akhenaton: cosa questa che rese particolarmente violenta la rappresesaglia del faraone. Questo potrebbe aver giustificato la decisione dei sacerdoti di Amon, con Mosè quale capo carismatico, di fuggire dall’Egitto per scampare alla reazione di Akhenaton.
Una volta fuori dall’Egitto, questo popolo dell’Esodo tentò di insediarsi in vari territori a sud della Canaanea, oltre il Giordano.
I Madianiti ed i Moabiti che abitavano quei territori non permisero ai fuggiaschi di insediarsi nei loro territori e così i fuggitivi dell’Esodo furono costretti a vagabondare qua e là, sino a che raggiunsero il territorio che venne successivamente indicato “tribù degli ammoniti” (in ebraico “benei Ammon”, i figli di Ammon: da tenere presente che Ammon è il nome che i greci diedero all’Amon degli egizi, equivalente, come importanza, allo Zeus degli stessi greci).
Il territorio in cui i fuoriusciti dall’Egitto si insediarono era prevalentemente semidesertico, non ambito dagli altri popoli circostanti e così esso divenne luogo di transito dei pastori semitici che si spostavano perennemente nell’area compresa tra il fiume Eufrate e la costa mediterranea, inseguendo i pascoli stagionali per il proprio bestiame.
I Canaanei (probabilmente un miscuglio di fenici ed aramei) chiamarono gli ammoniti (i “figli” di Ammon/Amon) “everim” (eberim): termine da cui, quasi sicuramente, derivò il nome “ebrei”. La parola “everim” in ebraico aveva il significato di “quelli di là del fiume”. Per mistificare tale significato, coloro che manomisero la tradizione biblica, per renderla più “duttile” ai loro scopi, si inventarono anche un patriarca: Hever, il capo tribù caldeo alla quale apparteneva lo stesso Abramo.
Come ho già affermato nell’altro post, è molto probabile che gli ammoniti, praticamente filoegiziani, visto il legame di sangue, si siano alleati con il faraone Merenptah durante la campagna palestinese condotta da questo faraone contro i canaaniti e le tribù israelitiche (di origine tutt’ora oscura) stanziate nel nord della Palestina. Non solo gli Ammoniti, ma anche i Moabiti si allearono (o comunque combatterono contro gli israeliti) con gli egiziani.
Quello di Giosuè che traversa il Giordano arrestandone le acque, alla maniera di Mosè, non è altro che un racconto mitico, per celebrare l’invasione degli Ammoniti (o Amoniti, o Aumeniti, da Aw-Man: un altro modo per riferirsi ad Amon) delle terre di Canaan. Con il tempo, questi “figli di Amon” estesero il loro dominio sino all’alta Galilea, dominando completamente sulle aree circostanti il lago di Tiberiade (Mar di Galilea).
Tutto questo giustifica i molti nomi di chiaro stile egiziano dato a quei luoghi, come ad esempio “Naftali”. Non solo, da quanto risulta dall’enciclopedia giudaica, ci sono specchi d’acqua sorgiva nel nord-ovest del lago di Tiberiade associati al nome del fiume Nilo: un’altra conferma che i luoghi, per un tempo imprecisato, vennero occupati da popolazioni di origine egiziana.
Da ricordare che gli Ammoniti venivano chiamati, da parte dei Canaanei che si trovano sul lato occidentale del Giordano, anche “everim” (eberim) che, come già detto, significava “quelli di là dal fiume” (questo fatto lascia intuire che la definizione di “ammoniti” fu molto tarda e che al tempo dell’invasione di Canaan gli ammoniti non avevano ancora una definizione specifica e questo perchè il loro insediamento nella zona, attuale Giordania del nord-ovest, fu molto tardo rispetto agli altri popoli delle aree circostanti)
Dunque, per quanto detto, dal tempo dell’invasione ammonita, Canaan venne dominata dagli “everim”, da cui la probabile origine del nome “ebrei”. Ovviamente, i canaaniti che rimasero nei loro ex territori col tempo si fusero con gli ammoniti per dare origine ad una nuova etnia: quella, appunto, degli “ebrei”, cioè di quelli che vennero di là dal fiume (Giordano). Stessa cosa avvenne per gli appartenenti alle tribù israelitiche dell’alta Galilea che finirono sotto il dominio degli “everim”.
Dal momento che le fortune degli everim furono strettamente legate a quelle degli egiziani i quali, dal canto loro, erano ben contenti che i principali territori della Palestina fossero governati da un popolo a loro affine (quello degli egiziani dell’Esodo), in quanto, al momento opportuno, esso poteva diventare un valido alleato contro gli invasori provenienti da Oriente (Assiri, Babilonesi, Persiani, Ittiti, ecc.)
Quando nei secoli immediamente successivi la potenza dell’Egitto si ridimensionò (praticamente il fenomeno iniziò già dalla morte di Merenptah), venne meno anche l’impegno egiziano nell’area palestinese e questo determinò il fatale indebolimento degli everim i quali, piano piano, vennero sospinti a sud dalla pressione delle combattive tribù israelitiche del nord. Il nucleo “storico” degli everim venne ricacciato al di là del Giordano, ma una parte di loro rimase nell’area conosciuta successivamente come “tribù di Beniamino (quasi sicuramente da “benei Amen/Amon). Ciò lo si può dedurre dal fatto che il culto praticato dai beniamiti era praticamnete uguale a quello degli ammoniti.
Secondo la Bibbia i beniamiti sacrificavano a Baal, mentre gli ammoniti a Moloch (sicuramente una corruzione di Melek: re, signore, padrone). I moabiti invece sacrificavano a Kemosh. In tutti e tre i casi, non si trattava del nome di divinità, ma solo di un identico attributo: signore, padrone. Il nome della divinità era in realtà Amon (da cui, appunto, Ammoniti: cioè adoratori di Amon).
Con l’invasione della Canaanea da parte degli everim il culto di Amon si estese in tutta l’area palestinese. Quando venne meno la forza degli everim e gli israeliti si sostituirono parzialmente ad essi nell’area centro settentrionale (in Giudea rimasero più forti gli influssi dei Filistei: la stirpe dei “popoli del mare”), il culto di Amon rimase, anche se affiancato ad altri culti. Tuttavia, per differenziarsi dagli ammoniti, gli israeliti chiamarono il Dio con il celeberrimo tetragramma: YHWH !.
Da notare che tale tetragramma altro non è che l’acronimo formato dalle iniziali delle parole “Yod he waw he”, le quali significano: Io sono colui che è.
Non ci vuole molto a capire che questo Dio era esattamente identico all’Amon degli ammoniti: infatti, anche l’Amon di Mosè era indicato con un trigramma: NPN, acronimo che sottende le parole egiziane “Nuk Pu Nuk”, che significano: IO SONO CHI SONO !!..
fonte: mednat.org