Magazine Cultura

Moshi Moshi di Banana Yoshimoto

Creato il 02 agosto 2012 da Nasreen @SognandoLeggend

Moshi Moshi di Banana Yoshimoto

Banana Yoshimoto, figlia di Takaaki Yoshimoto (noto anche come Ryūmei Yoshimoto), uno dei più importanti e famosi filosofi e critici giapponesi degli anni sessanta, è nata a Tokyo il 24 luglio 1964. La sorella di Banana, Haruno Yoiko, è una conosciuta disegnatrice di anime giapponesi. Si laureò al college delle arti della Nihon University con una specializzazione in letteratura. Durante quel periodo prese ad usare il suo pseudonimo, Banana, un nome che giudica “carino” e “intenzionalmente androgino”.Nel 1987, mentre lavora come cameriera in un golf-club, Banana comincia la sua carriera di scrittrice. Uno degli autori che la influenza maggiormente è Stephen King, specialmente per quanto riguarda le sue storie non horror. Con il migliorare della scrittura viene molto influenzata anche da alcuni pesi massimi della letteratura come Truman Capote e Isaac Bashevis Singer.Il suo primo libro, Kitchen, ebbe un successo immediato con oltre 60 ristampe nel solo Giappone. Due film sono stati inoltre girati sul romanzo, uno per la TV giapponese e una versione prodotta a Hong Kong da Yim Ho nel 1997. Banana vinse, sempre per Kitchen, il 6th Kaien Newcomer Writers Prize nel novembre del 1987, l’Umitsubame First Novel Prize ed infine il 16° Izumi Kyoka Literary Prize nel gennaio del 1988.

Sito ufficialehttp://www.yoshimotobanana.com/index_e.html

 

Moshi Moshi di Banana Yoshimoto
Titolo: Moshi Moshi
Autore: Banana Yoshimoto (Traduttore: Gala Maria Follaco)
Serie: //
Edito da: Feltrinelli (Collana: Narratori Feltrinelli)
Prezzo: 13,00 € 
Genere:  Narrativa, Classici
Pagine: 206 p. 
Voto
http://i249.photobucket.com/albums/gg203/nasreen4444/SognandoLeggendo/4Astelle.png

 
Moshi Moshi di Banana Yoshimoto
 
Moshi Moshi di Banana Yoshimoto
 
Moshi Moshi di Banana Yoshimoto
 

Trama: Dopo aver perso il padre in quello che ha tutta l’aria di essere stato un doppio suicidio d’amore, Yoshie si trasferisce dalla sua casa di Meguro a un minuscolo e vecchio appartamento a Shimokitazawa, un quartiere di Tokyo famoso per le sue stradine chiuse al traffico, i ristoranti, i negozietti, nonché meta degli alternativi della capitale. Qui Yoshie spera, aiutata dall’atmosfera vivace, di superare il dolore e dare una nuova direzione alla sua vita. Un giorno, però, sua madre le si presenta a casa all’improvviso con una borsa Birkin di Hermès e qualche sacchetto. Inizia così una bizzarra convivenza che unisce le due donne lungo il percorso di elaborazione del lutto che le ha colpite, le pone di fronte a verità inaspettate, le aiuta a scorgere fiochi lumi di speranza nel buio di una quotidianità ferita. Moshi moshi – “pronto” al telefono – è il racconto di una rinascita, la favola delicata e struggente della vita di un quartiere, la storia di una madre, di una figlia, di un grande dolore e di qualche piccola felicità inattesa.

Recensione
di Debora

In ogni caso, sto sempre attenta a camminare molto lentamente. Piano, come quando ero una studentessa. In fondo il tempo è la sola cosa che possiedo.

 

Moshi Moshi di Banana Yoshimoto

Oggi vi parlo di un libro di una delle mie autrici preferite, la giapponese Banana Yoshimoto. Il compito sarà difficile perché mi trovo condizionata dall’amore che provo verso i suoi scritti; ma, anche se sono di parte, non mancherò di cercare con la lente d’ingrandimento i difetti di Moshi Moshi. 

Da qualche  anno, infatti, si respira un aria un po’ pesante tra i fans di questa scrittrice, perché molti ritengono che non ci sia più l’animo dell’autrice di capolavori quali Amrita o Kitchen, e che la Yoshimoto scriva senza l’amore di un tempo, con troppe forzature.  

Vero è che da tempo non verso lacrime leggendo un suo libro (io che sono facile alle lacrime!), ma comunque con Moshi Moshi mi sono sentita a casa, avvolta da piacevoli sensazioni – nonostante i dolorosi temi trattati – come mi accade ogni qualvolta sto in compagnia di un suo scritto.

Ritroviamo anche stavolta molti temi cari all’autrice, tra cui il cibo (non certo il protagonista principale della storia, ma i sapori fanno da contorno gustoso). Sono nominati in tutto il libro cibi tipici giapponesi, che ritroverete nel Glossario presente in fondo al testo. Sono poi citati anche ristoranti di altre culture, diverse da quella nipponica. Molto spesso le protagoniste della storia, madre e figlia, si ritrovano a parlare in un ristorante, o comunque a una tavola imbandita. Credo siano quelle situazioni in cui, con le persone giuste, ci si sente a proprio agio, e si fanno uscire liberamente le parole. 

 Il cibo è legato alla sfera degli istinti umani, e per questo tutto viene fuori in modo molto più immediato.

Moshi Moshi di Banana Yoshimoto
Insomma, il pranzo, la cena o il tè delle cinque, o ancora il resoconto della giornata lavorativa, possono sembrare fatti insignificanti e buttati lì a caso, come una finestra sulla banalità del quotidiano; eppure questi fatti irrilevanti diventano un modo per esplorare pensieri e movimenti interiori, digressioni dell’animo. Banana esprime questo quotidiano con uno sguardo particolare, cogliendo con sensibilità la realtà narrata.

I temi predominanti, nondimeno, sono sicuramente il dolore che segue un lutto famigliare e la maniera di elaborarlo per poi uscirne. Yoshie sembra trovare abbastanza in fretta il modo per superare il dolore e trovare come alleata la madre. Rilevanti sono i dialoghi tra le due, e salta subito all’occhio come riescano, senza paure o riserve, senza il minimo imbarazzo, a dirsi tutto e a svelarsi reciprocamente. Nelle loro conversazioni  sono molte le domande che si fanno; riflettono sul loro comportamento, si chiedono quello che avrebbero potuto fare per evitare la morte del padre e meditano su come reagire alla situazione. Sono consapevoli della loro condizione e accettano stoicamente il loro dolore.

Ma è importante anche vivere una fase d’incertezza come questa.

Veniamo, ora, ad una cosa che mi ha lasciato un po’ sgomenta, e della quale cercherò di parlarvi senza svelare troppo della trama. Diciamo che la nostra protagonista ha un rapporto complicato con il genere maschile. Suppongo che l’autrice abbia voluto dirci che, dopo la morte del padre, Yoshie sentiva il bisogno di riversare il suo affetto su una figura maschile, e il problema è che il tutto risulta molto ma molto forzato. Questa ragazza fa troppi incontri, sia con uomini maturi che con suoi coetanei, e non c’era proprio bisogno di inserirli tutti. Non erano rilevanti per la trama a mio parere, e anzi sembrava che fossero lì perché doveva per forza esserci qualcosa di “fuori dal comune”.

Vi siete domandati cosa vuol dire Moshi Moshi? Naturalmente! Non è altro che il nostro “Pronto?” quando rispondiamo al telefono. Per molte pagine mi sono chiesta che legame avesse questo titolo con la storia, e il nesso si fa evidente  ad un certo punto, quando Yoshie fa un sogno. Non a caso, la dimensione onirica  rappresenta una costante dei libri di Banana; lei ha una fede nella spiritualità che io ammiro moltissimo e che traspare nelle pagine.

Insomma, come in molti suoi libri precedenti, anche in Moshi Moshi c’è molta carne sul fuoco, molti temi e valori vengono trattati. Eppure, stavolta il lettore alla fine si trova un po’ spiazzato, incerto, come se mancasse qualcosa. L’autrice in questo libro vuole spiegare troppo attraverso le parole – come le emozioni e i sentimenti delle protagoniste -  ma finisce per ottenere l’effetto contrario: essendo forse troppo verbosa, è come se volesse convincerci di quello che leggiamo, come se credesse che noi lettori abbiamo perso la sensibilità per capirla. Ed è proprio questo che fa perdere valore al tutto. Non serve sviscerare ogni cosa, perché il bello di Banana è che puoi trovare te stessa in ogni suo personaggio e capire l’importanza di un pensiero anche senza che ti venga spiegato.

Nonostante ciò, è un libro che suggerisco a tutti gli amanti di questa autrice. Se invece non avete mai letto niente di suo, sicuramente non vi consiglio di iniziare da questo. 

 


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :