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“Mosquito Coast”

Creato il 04 luglio 2010 da Cinemaleo

1986: The Mosquito Coast di Peter Weir

“Mosquito Coast”
 
“Mosquito Coast”

Ritratto di un fanatismo contraddittorio.

Il protagonista disprezza il mondo occidentale, basato sul consumismo e sul superfluo, e inneggia allo stato primitivo, a suo parere vero esempio di civiltà. Rifugiatosi nella giungla con tutta la sua famiglia in cerca del «paradiso terrestre», ricrea però tutti i lati negativi del mondo abbandonato: tirannide, inquinamento, razzismo, difesa ad oltranza della proprietà privata, omicidio, super tecnologia… Inneggia alla natura ma inesorabilmente la violenta… Non si adatta ad essa ma intende forgiarla a suo piacimento… 

Un ritratto particolarmente sgradevole che conferma il notevole talento di Harrison Ford (un Harrison Ford uscito fresco fresco dal successo di Indiana Jones, eroe positivo, simpatico e soprattutto vincente”, Filmscoop), a suo agio anche in un ruolo per lui inusuale: misurato, equilibrato, convincente nel suo essere presuntuoso e despota fino all’incombente follia generatrice di caos violenza morte… Poco approfondito risulta invece il personaggio interpretato da Helen Mirren, difficilmente definibile e decifrabile, così complice e remissiva. Bravissimo il rimpianto River Phoenix che morirà a soli 23 anni e che molti già salutavano come il nuovo James Dean. 

Un film decisamente pessimista e di non facile interpretazione: l’american dream è frantumato, le utopie mostrano le negatività che spesso nascondono. Un film decisamente anticonformista nel suo lasciar adito a poche speranze, a poche illusioni.  

Peter Weir, autore di tanti lavori giustamente celebrati (1), ancora una volta mostra di essere uno dei registi più interessanti e profondi nelle tematiche che sceglie: questa descrizione del tentativo di realizzare un sogno improbabile (che naturalmente il pubblico americano non apprezzò) lascia l’amaro in bocca, disturba e induce a più di una riflessione sulla realtà che abbiamo creato, su ciò che abbiamo abbandonato (non più recuperabile…). Particolarmente appropriato il commento apparso in Cineguida, che ben esprime il pessimismo di fondo di Mosquito Coast: “…Perchè l’uomo deve rendere tutto a propria immagine e somiglianza. E non a caso il suo antagonista è il predicatore. Perchè anche lui, il capofamiglia a suo modo è un predicatore. Della scienza, del progresso, ma alla stregua dell’altro predicatore, la stessa pazzia e la stessa sete di potere li divora. Uno si crede meglio dell’altro ma nessuno dei due rispetta l’ambiente né le persone che sono andati a disturbare, perchè credono nella loro follia, che quell’ambiente e quelle persone abbiano bisogno di loro per migliorarsi per evolvere… per diventare insomma con gli anni come quelle persone grasse, sfiduciate, piene di patatine fritte e di coca cola che brulicano tra agi e ricchezze in quella società dei consumi da cui sono scappati un giorno pieni di speranze per raggiungere un atollo incontaminato. E’ il progresso. E’ il male. E’ il demonio. E’ l’umanità.
Tutto questo è la rovina del mondo. Ed è l’uomo che fa tutto con le proprie mani. Da sempre”.

p.s.

Il film è tratto dall’omonimo romanzo del 1981 di Paul Theroux (pubblicato in Italia da Baldini Castoldi col titolo Costa delle zanzare)

note

(1) Basti pensare a Picnic ad Hanging Rock (1975), Gli anni spezzati (1981), Un anno vissuto pericolosamente (1982), Witness (1985), L’attimo fuggente (1989), The Truman Show (1998)

scheda 

premi e riconoscimenti 


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