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Mostra Bigger than Life a Vienna

Creato il 29 dicembre 2011 da Witzbalinka

Forse, più che un innovatore, è uno stilista che ha avuto l’intuizione necessaria per perfezionare ed estendere la tecnica e il metodo cinematografico già esistenti con le convenzioni dell’arte, della letteratura e del teatro vittoriani; quello che però non si può mettere in discussione è il titolo onorario di padre del cinema conferito a David W. Griffith: il suo sterminato contributo artistico ha plasmato, per oltre cinquant’anni, il linguaggio e la sintassi dei film, partendo dagli elementi più basilari della professione.

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Il grandissimo regista austriaco Eric von Stoheim, fautore di alcuni tra i film più memorabili di tutti i tempi, nonché aiuto regista di Griffith all’inizio della sua carriera, disse che fu lui, nel corso degli anni, a far diventare poesia e bellezza ciò che allora era solo una forma di intrattenimento a basso prezzo, grossolana e volgare.

Effettivamente, in quegli anni confusi di inizio secolo, il cinema statunitense si rispecchiava perfettamente nella descrizione di Stoheim: le pellicole si compravano a metri ed erano proiettate come parte di spettacoli vaudeville, varietà o in baracche di fiere. Alcuni dei primi imprenditori di poco conto alle prime armi che speravano di fare fortuna con una forma di intrattenimento che veniva considerata una novità dalla poca fama e dallo scarso prestigio, senza alcuna pretesa artistica, (è abbastanza indicativa la frase di un famoso critico teatrale del 1905 che consigliava di fucilare chiunque si divertisse a guardare un film!) si convertirono in pochissimo tempo in alcuni dei più grandi magnati e imperatori dello sfavillante mondo di Hollywood, il cui potentissimo charme si sarebbe appropriato in poco tempo dei sogni e dell’inconscio della maggior parte degli abitanti del pianeta. Il rigido controllo che riuscirono poi ad applicare su ogni aspetto del cinema statunitense, fu una delle cause di alcune misure di ostracismo sul proprio Griffith, la cui opera, dopo l’insuccesso di Intolerance nel 1916, un colossal smisurato dalle ambizioni sproporzionate, si vide soffocata dalle restrizioni imposte dagli studios.

Zukor, Fox, Mayer, Laemmle e i fratelli Warner, i veri inventori di Hollywood, che grazie alla loro temerarietà, alla loro perspicacia e al loro fiuto per gli affari riuscirono a vincere battaglie commerciali per il controllo delle patenti nel primo decennio del secolo, erano, come lo stesso von Stroheim, emigrati europei di prima generazione di famiglie ebree.

A loro, così come alla massiccia presenza di ebrei a Hollywood, il Museo Ebraico di Vienna dedica un’interessantissima esposizione in mostra fino al prossimo 15 aprire 2012. Per maggiori informazioni: http://www.jmw.at/en

Paul Oilzum Only-apartments Author
Paul Oilzum


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