simon ostan simone e la critica Giovanna Arancio
locandina
simon ostan simone e l'artista Alberto Bongini
Consapevole dei limiti propri della semplificazione, mi arrischio a tratteggiare un sommario profilo di questo avventuroso e avviluppato processo artistico che da’ il titolo tematico alla mostra.
L’ astrattismo germina in terra europea nel primo decennio del Novecento trovando il contesto adatto, ossia maturo per accoglierlo e diffonderlo. Vi sono ormai infatti le condizioni necessarie a spianare la strada ad un fare creativo inedito.
La rappresentazione della realtà’, assaltata su vari fronti (infedeltà’ mimetica, scelta cromatica non naturalistica, scomposizione/ricomposizione sperimentale dell’immagine,
libero uso dello spazio interno all’ opera ), si disgrega lasciando il posto ad un impaginato di linee, forme e colori, sotto il dettame del’ artista. Si avverte una speranza collettiva,
variamente interpretata, che sostanzia la ricerca di questo nuovo sbocco: il lirismo di Kandinskij chiede un’arte che riesca a contrastare le brutture del reale, il costruttivismo russo e lo sperimentalismo tedesco del Bahaus cercano nell’arte astratta un sostegno al loro intento di dar vita ad un mondo nuovo, il neoplasticismo di Mondrian e’ impegnato in
una rigorosa battaglia in nome della purezza creativa. Le ramificazioni delle esperienze
astratte si moltiplicano e si ibridano originando anche opere in cui prevale l’astrazione,
processo che sradica diversi caratteri classici mantenendo comunque un estremo legame con la rappresentazione figurativa
Negli anni trenta il totalitarismo europeo e la conseguente fuga degli artisti in America permettono lo sviluppo del’ espressionismo astratto d’oltreoceano, venato di surrealismo
e di altre caratteristiche d’importazione, e avviato ben presto ad un graduale affrancamento. Nel dopoguerra, con l’esaurirsi dell’astrattismo geometrico e il contemporaneo bisogno di esprimere le atrocità vissute, esplode l’ informale che già aveva annunciato la sua comparsa durante il periodo bellico.
A questo punto saltano gli ultimi ormeggi della figurazione. Anche la forma, seppure già’ slegata dalla realtà’ e costruita nella mente dell’artista, appare un ingombro non più’ sopportabile e viene sostituita da una liberatoria gestualità” e un affondo materico.
Venuta meno la spinta informale, subentrano sperimentazioni non figurative che reagiscono alla tarda soggettività’ di maniera ( arte cinetica, optical art, analitica, programmata, etc.).Nel nuovo millennio l’arte astratta e quella informale, datate e storicizzate, interagiscono con esperienze artistiche portatrici di altre problematiche e di tecniche espressive
articolate e multidisciplinari. Oltre alle difficoltà’ insite nel lavorio di interazione fra
“vecchio e nuovo” occorre tenere conto delle caratteristiche di base della creazione non
figurativa. Quest’ultima non concede l’immediata percezione delle cose e mancando la ricezione percettiva le esperienze non figurative mediano il dialogo fornendo le chiavi di lettura: fruitore e artista necessitano di capirsi e devono poter usufruire di un linguaggio in comune. In alternativa, arrivano in aiuto la psicologia della forma e l’esistenzialismo: quanto alla prima, c’e’ un modo universale di recepire colori e forme, quanto al secondo, si può partecipare all’opera appoggiandosi alla vita dell’autore e al contesto.
L’astrattismo di Simon Ostan Simone potrebbe titolarsi ” Gli opposti in dialogo”.
I suoi fondi irregolari e monocromatici contrastano ed esaltano le forme stilizzate e ripetute, creando una pittura volutamente piatta e avara di colori, oppure terrosa.
Esperto in grafica, conosce ed e’ appassionato di pittura antica; le sue opere rimandano ad un’atmosfera arcaica, all’amore per la terra.
Nella serie “my land” Simon Ostan lavora con l’argilla, se ne vedono le crepe e su di esse si adagiano le piccolo ripetute grafie: come se fosse alla ricerca della comunicazione più arcaica.
E’ un linguaggio asciutto, quasi scabro, simbolicamente essenziale.
http://vimeo.com/24737807