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Mostra del Cinema di Venezia: Giorno 4. Quatriglio, Gomes, Green, Reichardt

Creato il 01 settembre 2013 da I Cineuforici @ICineuforici
Giornata, stavolta, piena di delusioni.
Oggi i 25 minuti di Gomes sono stati la piccola luce che mi hanno illuminato la Mostra.

Costanza Quatriglio: Con Il Fiato Sospeso (Italia)
Mostra del Cinema di Venezia: Giorno 4. Quatriglio, Gomes, Green, Reichardt C'è davvero qualcosa da dire su questa specie di pubblicità progresso di 35 minuti?
Lodevoli gli intenti di questa regista italiana, che si è ispirata alla storia vera di un dottorando di Scienze Farmaceutiche, morto di tumore mentre lavorava all'interno di un insalubre laboratorio di chimica.
Alba Rohrwacher interpreta una delle tesiste che si ammala; convive con un amica punk che ha lasciato l'università. Evidentemente aveva capito com'era l'andazzo.
Metà documentario e metà fiction.
Ma anche no.
Per fortuna poi è seguito:
Miguel Gomes: Redemption (Portogallo)
Mostra del Cinema di Venezia: Giorno 4. Quatriglio, Gomes, Green, Reichardt Quattro voci di personaggi raccontano vicende personali del loro passato e insieme della loro Nazione.
In questo corto meraviglioso Gomes condensa tutte le caratteristiche del suo cinema. Formato schermo 4:3. Montaggio libero di immagini del passato in technicolor e bianco e nero (rovinato). Sovrimpressioni di colori elettrici e formule matematiche. Come la seconda parte di Tabu: niente dialoghi e voce fuori campo. La prima parte, dedicata al Portogallo, è la migliore (seguono Italia, Francia e Germania). Sembra infatti una continuazione - o meglio, una coda - proprio di Tabu, quando il regista sceglie di mostrare alcuni riti sciamanici africani, alternati ad immagini di vita quotidiana dei colonialisti portoghesi. Tutto è chiaramente finto-artificiale, ben lontano dal forma del documentario, e qui sta la sua forza; come accennava Mattia nella recensione di Tabu: "[...]è un atto di magia, di coinvolgimento e di creazione, non la riproduzione fedele dell'Africa." Narrazione in formato epistolario, o meglio: di video-confessione, sempre rivolto a una persona cara, indefinita come quella della voce narrante. Bisogna aspettare i titoli di coda perchè tutto acquisisca senso, e l'opera si scopre allegoria sottilmente, ed ironicamente, politica: un opera di Redenzione.
David Gordon Green: Joe (Usa)
Mostra del Cinema di Venezia: Giorno 4. Quatriglio, Gomes, Green, Reichardt E a proposito di redenzione: mancava ancora l'opera tipicamente americana sulla redenzione. L'ultima pellicola di David Gordon Green è ambientata nel profondo sud degli Stati Uniti. In una manciata di parole: alcool, duro lavoro, prostitute, sporcizia, alcool, serpenti,  pistole, cani che si azzannano, bifolchi, ubriaconi, sangue, sbirri, paludi, fucili e ancora alcool. Fin dalle prime immagini, risulta evidente che Joe non ha nulla in comune con le precedenti "delizie" Strafumati e Lo Spaventapassere; risulta altrettanto evidente che un film del genere sta bene in concorso alla Mostra D'Arte Cinematografica Di Venezia come starebbe bene un esquimese nel deserto del Sahara. Il film non comincia veramente mai, continua ancora e ancora a indugiare sulle vite tormentate dei suoi protagonisti, senza che emerga un vero intreccio prima degli ultimi 30 minuti. Tuttavia, sarà la sofferta interpretazione di Nicolas Cage, amabile ex criminale, e l'interpretazione del ragazzo che aiuta, che non riesco a bocciarlo del tutto. Il rapporto padre-figlio è l'unica, vera ragione del film ed è, almeno questo, l'unica componente davvero incisiva di un opera non del tutto da buttare.
Kelly Reichardt: Night Moves (Usa)


Mostra del Cinema di Venezia: Giorno 4. Quatriglio, Gomes, Green, Reichardt Così come l'anno scorso avevo puntato tutto su The Master, quest'anno ho puntato tutto su Night Moves. Kelly Reichardt è infatti una delle più promettenti cineaste indipendenti americane. Di suo abbiamo apprezzato Old Joy e ancora di più Meek's Cutoff. Forse mi aspettavo troppo, forse non ho colto appieno, ma per me Night Moves è stata la somma delusione della Mostra. La storia è quella di tre giovani ambientalisti che fanno saltare in aria una diga, e delle loro conseguenti crisi di coscienza: sulla carta, un film di grande potenziale. La Reichardt dimostra infatti assoluta coerenza artistica (come ieri con Groning) e mantiene intatto il suo stile minimalista, assolutamente lineare e conseguenziale; conserva anche un finale aperto (che ormai è il marchio di fabbrica della regista) che però, invece di instillarmi un dubbio, di portarmi a un bivio come in Meek's Cutoff, non fa altro che lasciare indifferenti nei confronti delle sorti, segnate e prevedibili, del suo protagonista. I bravi attori Jesse Eisemberg (che, visto dal vivo, sembra davvero un pò basso e gobbo) e Dakota Fanning sono sempre all'altezza, così come le riprese di esterni (la regista sembra essere sempre interessata all'aperto, al campeggio come in Old Joy). La natura non è più protagonista, stavolta c'è l'uomo solo con il suo rimorso e le sue paure. Night Moves parla piuttosto della natura della responsabilità, e della sua accettazione, con un tono tanto asciutto quanto pessimista. Che dire, dalla Reichardt mi aspettavo di più. Ora, curiosamente questa è la stessa sensazione provata l'anno scorso dopo aver visto The Master (alla mostra si diceva "Mi aspettavo qualcosa di più" e poi ci si è ricreduti). Ma se in quel caso la pellicola una potenza tale da occupare la mente anche dopo la visione, questa volta tutto rimane lì, in sospensione, e non sedimenta.
S.U.

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