Napoli, violenta il figlio di undici anni poi lo offre ai pedofili con annunci sul web
di Paolo Barbuto Da più di un anno violentava abitualmente il figlioletto di undici anni. Poi ha deciso che quel piccino poteva diventare una fonte di reddito e ha deciso di metterlo "in vendita" sul web. Ma sulle sue tracce c'erano gli agenti del nucleo tutela minori della polizia municipale che lo hanno arrestato.L'uomo è un padre di famiglia e proviene da un quartiere periferico della città (non vi daremo nessun particolare per tutelare la privacy del piccolo che ha subito le violenze): attualmente è recluso nel carcere di Poggioreale. Quando la moglie, che sostiene di non aver mai notato nulla di strano, ha scoperto la vicenda, è svenuta.
L'uomo, al momento dell'arresto, ha subito confessato. Il piccolo, invece, nel tentativo di proteggere il papà, non voleva raccontare nulla. S'è convinto solo dopo alcune ore a parlare della sua sofferenza e delle "cose strane" che gli faceva fare il papà.
L'indagine è stata condotta a buon fine grazie alla tenacia di un gruppo di vigili-eroi, al comando del capitano Sabina Pagnano che ha eseguito personalmente l'arresto. Una persona del nucleo, in particolare, ha intercettato il mostro sul web e gli è stata alle costole giorno e notte per oltre un mese. Fingendosi interessato all' "offerta" del padre pedofilo è riuscito a ottenere il numero di cellulare dell'uomo. Grazie a questo dettaglio si è risaliti all'identità del mostro ed è scattato il blitz per l'arresto. Mercoledì 11 Marzo 2015, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 10:37 Sono orrori che si preferirebbe ignorare, invece bisogna affrontarli visto che tante persone, per la loro professione, sono costrette loro malgrado a doverli affrontare. Primi fra tutti i rappresentanti delle forze dell'ordine preposti alla tutela dei minori e al perseguimento dei reati odiosi della pedofilia. Lode a questo nucleo di Polizia Locale di Napoli che ha liberato questa povera creatura dall'incubo. Certo non potranno liberarlo dalle ferite indelebili della psiche. Psicologi potranno aiutarlo a sopravvivere ritrovando un qualche equilibrio, ma nulla potrà restituire a questo bambino quello che gli è stato tolto. Egli, come tanti minori, era indifeso perché il mostro è nella sua famiglia. Ben lo sanno anche gli operatori del mondo della Scuola che, volenti o nolenti, si trovano a volte a dover affrontare situazioni ambigue, in cui il mostro c'è ma tende a mascherarsi, a coprirsi attaccando proprio la Scuola. E' una fatica psicologica anche per gli operatori della Scuola provvedere alla difesa dell'Istituzione e nel contempo dover affrontare una realtà fatta di incredibile fango.
Eppure tutto questo esiste ed è sempre esistito.
Ed è lì, e non solo, che cade il messaggio cristiano del "siamo tutti uguali": no, non lo siamo affatto, e i mostri stanno in mezzo a noi con sembianze umane.