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Mostri "normali"

Creato il 17 giugno 2014 da Ritacoltellese

Omicidio Motta Visconti, madre e due figli uccisi. Padre: “Condannatemi all’ergastolo”

Ha sterminato la famiglia, poi è andato a vedere la partita in un pub. Un amico: "Non era nervoso, sorrideva e parlava di calcio". Carlo Lissi dopo un lungo interrogatorio ha confessato il triplice omicidio e ha fatto ritrovare in un tombino il coltello usato per il delitto. Il 31enne ha raccontato di amare un'altra donna. Ora si trova in carcere a Pavia

di  | 16 giugno 2014
Omicidio Motta Visconti, madre e due figli uccisi. Padre: “Condannatemi all’ergastolo”“Voglio il massimo della pena”. Con queste parole Carlo Lissi ha confessato di aver ucciso la moglie Cristina Omes di 38 anni e i figli Giulia di 5 e il piccolo Gabriele di 20 mesi, nella villetta diMotta Visconti (Milano). Ai carabinieri del Comando provinciale di Milano e della compagnia di Abbiategrasso che lo hanno incalzato per tutta la domenica, Lissi ha raccontato di aver fatto l’amore con la moglie prima di sterminare l’intera famiglia e di essere poi andato a vedere la partita. Ha ricostruito con precisione la dinamica del massacro: ha colpito alle spalle Cristina che guardava la televisione e che ha gridato: “Carlo, Carlo perché mi fai questo?”.Con lo stesso coltello ha ucciso Giulia nella sua cameretta, e il piccolo Gabriele, che si trovava nel lettone di mamma e papà. Il movente rimane ancora da definire, ma l’uomo avrebbe avuto una passione non corrisposta per una collega. Agli investigatori ha anche indicato il tombino dove ritrovare il coltello. Dopo la confessione, il commercialista 31enne è stato trasferito nel carcere diPaviaLissi aveva raccontato ai carabinieri di aver trovato i cadaveri dei famigliari al suo rientro nell’abitazione intorno alle 2 di domenica, dopo aver guardato la partita dell’Italia a casa di amici. All’inizio gli uomini del Nucleo investigativo, guidati dal tenente colonnello Alessio Carparelli, non hanno escluso nessuna ipotesi: dalla rapina finita nel sangue all’omicidio-suicidio. Ma dopo aver sentito l’uomo più volte per tutta la domenica e confrontato il suo racconto con le dichiarazioni di amici e testimoni hanno cominciato a concentrarsi sulla pista famigliare.A far crollare il racconto dell’uomo sono stati i riscontri scientifici e medico-legali emersi dalla scena del delitto, ma gli investigatori hanno avuto sentori anche di forti tensioni all’interno della coppia. Un particolare che ha confermato i sospetti sul commercialista. Tutti questi tasselli, raccolti e messi in fila con precisione dai carabinieri – coordinati dal procuratore capo di Pavia Gustavo Cioppa - hanno portato al fermo di Lissi dopo l’interrogatorio nella caserma dei carabinieri diAbbiategrasso.Uno degli amici ha raccontato che Carlo non ha mostrato nessun segno che potesse far pensare a quello che era successo: “Non tremava, non era nervoso, sorrideva e parlava di calcio, come tutti”. “Ha anche esultato in occasione dei gol di Marchisio e Balotelli”, hanno precisato gli inquirenti. Il clima nel pub è festoso, con battute, urla, gli occhi incollati al maxischermo, rituali normali in occasione dei Mondiali. Ma l’uomo, dietro di sè, ha lasciato una scia di sangue, e mentre beve una birra e segue con trepidazione le azioni di gioco, a casa Cristina, Giulia e Gabriele giacciono morti da meno di mezz’ora.“Abbiamo sentito un urlo poco prima delle 23. Io e mia moglie eravamo in casa – ha raccontato agli investigatori poco dopo il delitto Paolo Pettinelli, un vicino di casa -, abbiamo pensato fossero i ragazzi che di solito si trovano alla sera nel parco in fondo alla via a giocare. Abbiamo sentito anche un urlo ‘aiuto’ ma abbiamo pensato fossero sempre i ragazzi. Solo dopo abbiamo associato la voce a quella di Cristina. Le grida sono cessate di colpo poi c’e’ stato silenzio. Attorno alle due abbiamo sentito il grido d’aiuto di Carlo e siamo usciti. Io ero in taverna – continua il testimone – e mi ha chiamato mia moglie Anna. Carlo era vestito con maglietta e pantaloni, non abbiamo visto se corti o lunghi dal giardino. Urlava: “Hanno ammazzato tutti. Sono stati i ladri’. Poi ho chiamato il 112″. Intanto erano usciti anche gli altri vicini e qualcuno ha visto Carlo telefonare ai carabinieri”.I carabinieri che hanno risolto il triplice omicidio in meno di 48 ore hanno sottolineato che “qualche autorità locale di Motta Visconti poteva attendere la fine delle indagini prima di avvalorare una tesi rispetto a un’altra”. Il riferimento è alle dichiarazioni del sindaco eletto, in carica da pochi mesi, Primo De Giuli che a caldo aveva associato il delitto all’escalation di furti in abitazioneche a suo dire si sono registrati in paese nell’ultimo periodo. “Non c’è stato un raptus o un elemento scatenante - hanno aggiunto gli inquirenti – come una lite, o una brutta notizia: Lissi ha agito in modo lucido, nonostante il folle gesto”. A spingere l’uomo a uccidere la moglie e i suoi due bambini potrebbe essere stata, secondo gli investigatori “una costruzione mentale maturata da tempo”. Il 32enne, spiegano, potrebbe aver visto nella moglie ma anche nei figli un ‘fardello’ che gli impediva di liberarsi da una costrizione e iniziare una nuova vita con la collega che corteggiava da tempo. Per questo, gli investigatori non escludono che l’omicidio sia stato preparato e organizzato nei dettagli.Ha collaborato Andrea Ballone

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  •  un'ora fa
  • Mostri Riporto solo pochi dei molti commenti sotto questo articolo del Fatto Quotidiano, come saggio dello smarrimento che fatti come questo creano in tutti noi.
  • Di queste poche riflessioni, riportate come esempio del pensiero comune, sposo quella di Silvano De Lazzari.
  • E' proprio così: come scrive lui.
  • Questi fatti atroci cancellano le nostre sicurezze, quei puntelli mentali che ci servono per vivere. Affidando alla malattia mentale l'azione atroce ci rassicuriamo, "chiudiamo" in un luogo mentale spiegabile l'orrore.

Invece spesso i malati di malattie psichiatriche sono assolutamente innocui, non farebbero male a nessuno, soffrono soltanto nella loro psiche per alterazioni biochimiche del funzionamento del cervello. Al contrario sono di sovente vittime dei soprusi della gente sana di mente ma priva di etica e malvagia e meschina.Dunque non di pazzia si deve parlare ma di criminalità, di personalità criminale. Infatti l'uomo ha creato una disciplina che studia il comportamento criminale che, non necessariamente è legato ad una alterazione psichiatrica, ma è solo una devianza abnorme dalla norma, intendendosi per NORMA tutto quello che la maggioranza dell'umanità SENTE essere giusto ed equo nel vivere comune. Certamente chi compie l'azione criminale non è da ritenersi, dunque, NORMALE, ma la sua alterazione non è pazzia, non sempre, è invece una devianza dalla NORMA.
Fa male pensare alle vittime. All'indifesa sposa del mostro che, dopo che l'ha tenuta fra le braccia, alza la mano assassina e lei lo vede e gli grida: "Peché mi fai questo?!" Nei pochi atroci istanti prima di morire scopre, senza capire, che ha vissuto per sei anni con un essere alieno. E non sa la povera creatura che il mostro annichilirà di lì a poco anche le sue creature indifese nel sonno.Incomprensibile. Inutile cercare una spiegazione. Inutile. Il fatto, l'azione criminale non è spiegabile con nulla, tanto è orrenda e il suo orrore è fine a sé stesso: connota il mostro che la compie.Un tenero bimbo di 20 mesi siamo tutti portati a proteggerlo perché non si faccia male, perché non abbia paura... Suo padre prova un istinto contrario: riesce ad affondare un coltello nella sua tenera gola... Come si può capire?Per tutta la vita i poveretti che si sono trovati con lui a vedere la partita, che gli hanno parlato senza "vedere" nessun segno di anormalità nel suo comportamento, senza sospettare neppure lontanamente l'incubo che colui si era lasciato alle spalle e nel quale sapeva di dover rientrare per mettere su la sua tragica commedia per discolparsi, sentiranno un brivido di smarrimento nel ripensarci e si chiederanno cosa ha nella mente il vicino che magari li saluta sorridendo...
La stessa tragica commedia che recitò l'assassina della madre e del fratellino a Novi Ligure, la stessa che recitò la massacratrice del suo povero bimbo di tre anni nella villa di Cogne...
Inutile parlare poi di "personalità narcisistica" o di qualsiasi altra alterazione, inutile parlare di "ora sta prendendo coscienza"... dissento da questo buonismo di certi operatori del "recupero" dei criminali: la personalità criminale che è stata capace di superare l'ostacolo dei tabù non cambia nel fondo, non diventa "altro da sé", sembra cambiare, ma l'essenza rimane la stessa. Sembra cambiare per sua convenienza, perché non può fare altrimenti una volta scoperta nel suo orrore, ma quale lucidità ha dimostrato nel tentare di coprire lo sfascio che ha compiuto!!! 

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