Quel povero cristo di James Caviezel deve averci preso proprio gusto, a farsi mazzulare per bene. Diventato famoso per i supplizi subiti nel capolavoro in aramaico di Mel Gibson, in Outlander le prende di santa ragione anche da un gruppo di vichinghi nerboruti e incazzati neri. E come ci è finito il buon Caveziel, intabarrato in un pellicciotto d'orso e lo sguardo fiero, in mezzo a cotanto gruppo di guerrieri nordici alle pendici di un fiordo norvegese? Semplice: l'attore americano in questa pellicola del 2008 impersona un umanoide extraterrestre che si sfracella con il suo velivolo spaziale nel bel mezzo di un lago scandinavo attorno al 700 a.C. liberando involontariamente - per la goduria degli autoctoni - un monumentale mostrone sputafuoco dalla pelle luminescente che si trovava a bordo della navicella. La creatura, un bestione un po' insetto e un po' carrarmato, grufolante e terrificante al punto giusto, possiede un appetito assai vorace e in quattro e quattr'otto le varie tribù di adoratori di Odino saranno costrette a smettere di prendersi reciprocamente a legnate per far fronte comune contro di esso: pena l'estinzione della razza vichinga. Per ripulire quelle lande immacolate dalla terribile minaccia, i guerrieri promuoveranno a loro eroe personale proprio Caviezel, non prima però - appunto! - di averlo pestato a sangue come piace a lui. Prodotto con un budget mica da buttare e diretto con buona mano da Howard McCain, il film rappresenta un curioso innesto (o perlomeno un tentativo di commistione) tra fantascienza e simil-peplum, con numerosi momenti divertenti e qualche sdrucciolevole ingenuità. Classico film da serata a encefalogramma piatto, birra fresca in mano e popcorn a portata di mano. Buona visione.
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Quel povero cristo di James Caviezel deve averci preso proprio gusto, a farsi mazzulare per bene. Diventato famoso per i supplizi subiti nel capolavoro in aramaico di Mel Gibson, in Outlander le prende di santa ragione anche da un gruppo di vichinghi nerboruti e incazzati neri. E come ci è finito il buon Caveziel, intabarrato in un pellicciotto d'orso e lo sguardo fiero, in mezzo a cotanto gruppo di guerrieri nordici alle pendici di un fiordo norvegese? Semplice: l'attore americano in questa pellicola del 2008 impersona un umanoide extraterrestre che si sfracella con il suo velivolo spaziale nel bel mezzo di un lago scandinavo attorno al 700 a.C. liberando involontariamente - per la goduria degli autoctoni - un monumentale mostrone sputafuoco dalla pelle luminescente che si trovava a bordo della navicella. La creatura, un bestione un po' insetto e un po' carrarmato, grufolante e terrificante al punto giusto, possiede un appetito assai vorace e in quattro e quattr'otto le varie tribù di adoratori di Odino saranno costrette a smettere di prendersi reciprocamente a legnate per far fronte comune contro di esso: pena l'estinzione della razza vichinga. Per ripulire quelle lande immacolate dalla terribile minaccia, i guerrieri promuoveranno a loro eroe personale proprio Caviezel, non prima però - appunto! - di averlo pestato a sangue come piace a lui. Prodotto con un budget mica da buttare e diretto con buona mano da Howard McCain, il film rappresenta un curioso innesto (o perlomeno un tentativo di commistione) tra fantascienza e simil-peplum, con numerosi momenti divertenti e qualche sdrucciolevole ingenuità. Classico film da serata a encefalogramma piatto, birra fresca in mano e popcorn a portata di mano. Buona visione.
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