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Motel

Creato il 24 febbraio 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
  • Anno: 2014
  • Durata: 108'
  • Distribuzione: Barter Multimedia
  • Genere: Thriller
  • Nazionalita: USA
  • Regia: David Grovic
  • Data di uscita: 26-February-2015

Un thriller noir, dice la nota, forse riduttiva, di questo film di David Grovic ambientato in un motel e dal titolo originale: The Bag man, con John Cusack, Robert De Niro, Rebecca Da Costa, Crispin Glover, Dominic Purcell, tratto dal racconto La Gatta di Marie Louise Von –Franz. Dal 26 Febbraio 2015 nelle sale.

Come si può unire la raffinata esecuzione di una trama intellettuale e intelligente con la violenza gratuita e assolutamente inutile? Questo accade in questo film di Grovic che all’inizio conquista immediatamente la platea con una storia ben narrata, una bella fotografia, delle sequenze interessanti e con una serie di citazioni, riferimenti che fanno pensare e ragionare, oltre a consentire un dialogo eccitante tra lo spettatore e il regista; ma questo non dura che lo spazio di poche sequenze. Immediatamente la vicenda decade miseramente in una serie di omicidi ingiustificati, in scene di violenza gratuita e inutile che non hanno poi niente a che vedere con la trama.

Che dire? E’ comunque un film interessante, che, se si riesce a scremarne la visione e s’ignora visivamente e psicologicamente tutta questa violenza e oscura tensione, insegna delle cose interessanti su argomenti molto diversi da quelli che compaiono a prima vista; ad esempio sulla lealtà dell’uomo, verso il suo simile, verso una donna innocente, soprattutto verso Dio. Altro tema è quello della relazione con il Diavolo che, proprio in questa lealtà che il protagonista dimostra, va a scavare per trovare alla fine un eccesso, una perversione che il regista vuole fortemente sottolineare. Non è quindi un bene essere troppo pii, asserviti, ossequienti alla norma, perché questo eccesso porta a fare il gioco diabolico della supina indifferenza del male che si compie. Ma la morale dà i suoi frutti, anche se Jack ha ucciso almeno otto o nove persone, non è colpevole che di questo eccesso di lealtà.  Non a caso alla fine del film si assiste, fino alla dissolvenza, al classico, ma in questo caso ovviamente, assolutamente non scontato, happy end. Citazioni della Bibbia continue e reiterate ci proiettano nel tema principale.

La vicenda gira intorno a un oggetto che rappresenta il Tutto: il Bene e il Male, La borsa della lealtà.  Questo il vero titolo criptato del film che, peraltro, si muove tutto intorno a un Motel, che rappresenta, appunto, l’Albero del Bene e del Male, dove personaggi anomali e inquietanti incarnano la fauna umana e diabolica. Ma la Borsa è una vera e propria Mela dell’Eden che, come nel paradiso terrestre, Dio ha consegnato ai progenitori. In questo caso è consegnata ai protagonisti, un uomo e una donna alle prese con il diavolo, al secolo Robert de Niro. La fanciulla, Rivka, detta la gatta, è ben cosciente di essere una novella Eva e, come lei in quanto donna, sottolinea il regista, ha questa relazione di amore/odio con il demonio(!). Infatti, ogni tanto, il riferimento è più esplicito; la bella Eva, dalle labbra vergognosamente gonfiate (ancora non si sono stancate queste attrici di deformare il proprio viso?), a un certo punto dice infatti drammaticamente all’etere: “sono anni che ho commercio con te”. Altre volte, nei dialoghi, ci sono interessanti termini antichi e obsoleti che conferiscono fascino e profondità ai concetti, a volte inversioni di direzione: gli attori sembra non si rivolgano più allo spettatore, ma dialoghino concettualmente con se stessi. Questo ci consente di verificare il doppio ruolo dell’attore che interpreta se stesso e recita la sua parte. In altri casi viene citato esplicitamente il fatto di essere personaggi in un film. Gioco nel gioco, ruolo nel ruolo. Perché sprecare un film così colto? Il pubblico dei due generi non può coincidere! O invece si? Proprio i più intellettuali sono assetati di violenza? Guardando le cronache e statistiche delle violenze familiari e su minori, sembrerebbe proprio così.

Alessandra Cesselon


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