È passato un po’ di tempo dal concerto dei Motorama al Mattatoio di Carpi, ma ci tengo davvero a parlarvene per vari motivi: ho fatto tanta di quella promo da spaccare le balle anche agli organizzatori, ho spaccato le balle alla band e, soprattutto, sono dipendente da quelle atmosfere tra il Post-Punk e la Shoegaze.
Sarà che sono affezionata a quei sound deprimenti e cupi della Manchester della seconda metà degli anni ’70 \ inizio anni ’80, quindi non potevo di certo mancare al concerto di questi 5 ragazzi.
Vi ho parlato di Manchester, perché, ovviamente, i Motorama non possono fare a meno dello spirito dei Joy Division e dei Chameleons (di questi ultimi vi parlerò tra qualche giorno su Radionation).
Ma nelle sonorità di questa band non ci sono solo quelle influenze, così come nel loro carattere dimostrato sul palco: ci sono elementi decisamente più sognanti, note più distorte e un pizzico di shoegaze che riportano Vladislav, il frontman, e compagni a una realtà musicale più attuale, nonostante si parli ancora una volta di “revival del revival”.
La band propone delle sonorità davvero suggestive e contrastanti che, vagando tra l’ignoto e il fantastico, riescono a rapire i pochi-ma-buoni presenti al concerto.
I Motorama dimostrano di avere buone doti tecniche, soprattutto per quanto riguarda la parte strumentale: l’improvvisazione è un punto a loro favore, soprattutto nel corso delle tracce più intense (Alps e Winter at Night su tutte), e anche qualche giro di chitarra à la Johnny Marr è sempre ben accetto.
Ad arricchire la presenza scenica, telo scuro sul fondo a parte, ci sono le movenze del frontman che ricordano, ovviamente, Ian Curtis e qualcosa di più sensuale appartenente a Dave Gahan.
Concerto pieno di contrasti a livello sonoro, intimo, piacevole e gran finale con delirio collettivo sul palco da parte della band.