Mouna
di Dan T. Sehlberg
Titolo: Mouna
Autore: Dan T. Sehlberg (Traduttore: Katia De Marco)
Serie: //
Edito da: Sperling & Kupfer
Prezzo: 17.90 €
Genere: Thriller
Pagine: 448 p.
Trama: Dopo aver utilizzato la straordinaria invenzione di suo marito Eric, Mind Surf, un browser tridimensionale controllato con il pensiero, Hanna Söderqvist finisce in coma. La malattia di Hanna ricorda un’infezione virale, ma i medici sono disorientati. Eric, ricercatore e professore, inizia a sospettare l’impossibile: che Hanna sia stata contagiata da un virus informatico. Samir Mustaf, ex esperto informatico libanese al MIT, è l’uomo che ha creato Mouna, un sofisticato virus che minaccia di radere al suolo l’economia di Israele e del mondo intero. Una bomba a grappolo israeliana ha distrutto la sua famiglia, lasciandolo solo in preda al dolore, che Hezbollah e al-Qaeda non esitano a sfruttare. Spinto dai rimorsi di coscienza per le condizioni della moglie, Eric parte in cerca di un antivirus tra Francia, Israele e Gaza: la vita di Hanna è appesa a un filo sottile e, per salvarla, Eric dovrà affrontare una terribile corsa contro il tempo.
di Danylù
La prima cosa che ho pensato, appena ho iniziato a leggere questo libro, è stata: bell’incipit. Per quanto crudo. Poi, man mano che mi addentravo nella lettura, la lentezza di alcuni eventi mi hanno un po’ fatto perdere la pazienza. Il primo terzo del libro è un susseguirsi di scene che presentano alcuni personaggi (e se non leggi con abbastanza attenzione, rischi di incontrare qualche character di cui non ricordi nulla).
Sicuramente preferisco questo tipo di narrazione, rispetto alla classica noiosa e scontata linea temporale. In ogni caso, all’inizio, dopo le varie introduzioni dei personaggi, inizia la vera e propria avventura. Troppo lenta per i miei ritmi: il susseguirsi degli avvenimenti, fino a circa metà del libro, sono troppo diluiti.
Attenzione però, anche se ho iniziato queste recensione con una serie di polemiche, ci tengo a precisare che la storia mi ha tenuta incollata fino alla fine. La trama è ben articolata, ricca di particolari politici, storici e sociali non indifferenti. L’argomento trattato è senza ombra di dubbio molto impegnativo: israeliani contro arabi, la lotta tra mondo ebreo e mondo musulmano, che va avanti da millenni, che miete vittime costantemente, disputa territoriale in primis e religiosa poi.
L’autore cerca di non schierarsi troppo né da un lato né dell’altro, ma è chiaro chi sono i terroristi, è chiaro chi sono i buoni. Cerca, comunque, di dare un senso a determinate azioni compiute da alcuni personaggi, soprattutto dall’antagonista per eccellenza: Salah ad Din, nome usato, non a caso, Saladino il conquistatore, colui che “liberò” Gerusalemme dal giogo cristiano.
È chiaro che la sua posizione è più filo-israeliana, ma nella costruzione di Salah ad Din mette molto impegno, si comprende che è un personaggio ben studiato, sin nei minimi particolari: dall’abbigliamento, ai gusti musicali. A proposito di musica, prima ancora di leggere la biografia di Dan, avevo già intuito che lui fosse un musicista e più precisamente un pianista. La sua cultura musicale si intuisce attraverso l’erudizione in materia, dei suoi personaggi principali.
Sia Eric (il protagonista) che l’antagonista di cui sopra, sono appassionati di musica, sonate per pianoforte e opere classiche. E non mi è stato difficile intuire determinate cose (ancor prima del protagonista stesso) in merito proprio alla “musica”.
E proprio grazie ad essa, in un certo senso, l’autore riscatta il “cattivo”. Anche se a mio avviso il vero cattivo del libro è Sinone: un personaggio odioso, doppiogiochista, infiltrato nello stato di Israele, invasato, il vero terrorista.
Se anche l’autore delinea, in un certo senso, chi sono i buoni e chi sono i cattivi, non nasconde, da parte di Israele, una certa “ingenuità” che colpisce i vertici, e che nonostante l’intelligence e le forze schierate, per poco non determina la distruzione totale del paese e dell’intera economia globale.
Non posso dire di più, purtroppo lo spoiler in questo genere di romanzi rovina tutta la suspense.
Credo che sarebbe piacevole scrivere impressioni personali e analisi del testo per persone che hanno già letto i romanzi, recensire a volte toglie spazio a riflessioni importanti, non condivisibili, ovvio, con chi ancora deve leggere il romanzo. Ecco, preferirei un articolo con dibattito aperto, per ascoltare le impressioni dei vari lettori, e confrontare opinioni e letture di messaggi più o meno subliminali. Ogni testo importante ne contiene qualcuno.
Questo è un libro importante e impegnativo. Come accennavo prima, il tema di base è la guerra tra israeliani (ebrei) e musulmani. Io mi chiedo, però, dove sia la verità.
I media ci bombardano di informazioni relativi agli attacchi terroristici dell’Islam ai danni del mondo Ebreo. I cattivi sono gli “arabi”. Ma è vero? O, comunque, è del tutto vero? La guerra è guerra. Non ci sono buoni e cattivi. C’è gente che combatte per avere qualcosa, per riprendere qualcosa, per mantenere qualcosa, per sopravvivere. C’è gente che muore, gente innocente e colpevole. Ci sono uomini, donne e bambini, persone che muoiono sia da un lato che dall’altro. È innegabile che i kamikaze e gli attacchi terroristici non trovano alcuna giustificazione, ma è anche vero che la verità sta sempre nel mezzo, e va ricercata in maniera personale, non prendere per buono tutto ciò che ci viene propinato dai media.
Detto ciò, torniamo a Mouna. Un virus che rischia di mandare in rovina l’economia mondiale. Fino a questo punto, potremmo dire, nulla di originale. Ma l’autore non si ferma qui. Trasforma un attacco informatico in un attacco biologico. Il nostro protagonista, Eric, senza saperlo, ha inventato una potenziale arma devastante che potrebbe davvero segnare l’estinzione della razza, o, comunque, un crollo demografico senza precedenti. Un’invenzione che avrebbe dovuto aiutare, rischia di diventare un’arma letale.
In alcuni punti il lettore deve mettere in moto la cosiddetta “sospensione dell’incredulità”, ma ci vuole anche questo a volte, il bello dei libri e dei film, talvolta, è proprio questo, quel tocco di “impossibile” che rende le vicende ancora più affascinanti. Mi riferisco in particolar modo agli eventi legati ai servizi segreti, infiltrazioni nelle cellule terroristiche a Gaza ed altre situazioni similari, che troviamo durante il corso della vicenda.
Ma, dopotutto, si sta parlando di Mouna, un libro di fantascienza.
Ho solo un altro piccolo appunto da fare in merito ad Eric, il protagonista, che ha rischiato quasi di farsi scritturare dalla Marvel per il prossimo film su qualche supereroe: dopo Captan America, Captan Svezia. (È solo una mia piccola illazione, lasciatemela passare).
Aggiungo anche: Ah Eric, dovevi aspettare che tua moglie stesse per morire prima di darti una mossa e salvare sto matrimonio?
Fantascienza, azione, storia, sentimenti e un tocco di cyberpunk, sono i filoni principali su cui la vicenda si dipana lentamente, senza tralasciare quel pizzico di suspense che colora talvolta di giallo, talvolta di nero e rosa, l’intera vicenda. Consigliato.
Dan T. Sehlberg ha studiato pianoforte classico, ha lavorato come compositore e ha suonato come tastierista in un gruppo rock. A quattordici anni ha iniziato a scrivere per la rivista musicale giovanile Okej e, in seguito, ha collaborato con il quotidiano Aftonbladet come responsabile per i nuovi media. Sehlberg ha un MBA conseguito alla prestigiosa Università di Economia di Stoccolma e lavora come imprenditore. Mouna, suo romanzo d’esordio, è stato venduto in venti Paesi e i diritti cinematografici sono stati acquistati da una grande casa produttrice di Hollywood.