di Claudio Del Frate
Anche le imprese, nel loro piccolo, si sono stancate di resistere. E così, il popolo delle partite Iva, dei commercianti, degli artigiani, di fronte all’immobilismo della politica, decide di compire il passo mai fatto prima: la serrata.
Il 27 novembre, per 4 ore, dalle 8 alle 12,
chi aderirà alla protesta abbasserà la saracinesca dell’azienda, non risponderà né a telefonate e non invierà mail, paralizzerà per quanto gli sarà possibile la produzione e si farà vedere nelle strade e nelle piazze.
L’inedito sciopero degli imprenditori è stato organizzato da “Imprese che resistono”
sigla manifestatasi al mondo nel 2009 quando i “piccoli”, gli “invisibili” dell’economia italiana decisero di rendere pubblicaattraverso assemblee spontanee da un lato la loro rabbia ma dall’altro la loro voglia di continuare a mandare avanti l’attività.
“Ma non vorremmo che perseverando in questo atteggiamento il governo si convincesse che, crisi o non crisi, noi continueremo comunque a lavorare e a far finta che tutto sta andando bene”:
Luca Peotta, portavoce di “Imprese che resistono” così sintetizza il pensiero che ha indotto lui e i suoi colleghi a varcare il Rubicone. Fino a ieri erano 4.100 i soggetti che avevano espresso dichiaratamente adesione alla serrata “ma il passaparola sta funzionando e contiamo che se scioperassimo oggi, la partecipazione sarebbe almeno doppia”.
“Lo Stato è il padre di famiglia che non si rende conto in che condizioni ha ridotto i suoi figli, cioè noi, il nostro mondo è in ginocchio e dalla politica non arrivano le decisioni in grado di far ripartire l’economia” prosegue Peotta.............................................................................continua