Da qualche giorno ormai nel Movimento Cinque Stelle, fra le diverse diatribe, non si parla altro che dell'eventuale espulsione della
senatrice Adele Gambaro e la costituzione di un nuovo fronte interno. Da un'intervista rilasciata dall'onorevole Paola Pinna sembra infatti che il caso Gambaro non sia affatto chiuso, poiché "Non si può eliminare il dibattito per cancellare il problema". Una considerazione seria e civile, dal momento che - in una democrazia - non si può certo tacere l'espressione delle proprie opinioni. E la questione Gambaro, poi, sembra - a detta della stessa Pinna - un rompighiaccio per altre problematiche internet: prima fra tutte il contenuto semantico ed evocativo di alcuni post di Beppe Grillo: "Non mi piacciono le evocazioni di immagini di morte, decomposizione, vuoto. Incutono un senso di frustrazione e sconfitta. Stimolano più l'aggressività che la partecipazione".
In una situazione tale ci sarebbe dunque da domandarsi quale sia il clima che si respira all'interno del movimento. L'on. Pinna ha spiegato che a reggere in questo periodo è il senso del "sospetto", un contesto in cui il controllo della maggioranza è divenuto tanto pressante da sfociare in alcune occasioni in un'autentica "dittatura della maggioranza". Sulla questione di questa "dittatura della maggioranza", l'Onorevole si è poi soffermata successivamente, spiegando: "La maggioranza dev'essere uno strumento di semplificazione e velocizzazione delle decisioni. Spesso invece si trasforma in un'arma di repressione".
Sugli sviluppi del movimento, la parlamentare non ha taciuto il proprio disappunto e una vena di delusione. Insomma, a sua detta, ciò che sta attualmente accadendo all'interno del movimento è ben lontano da quanto elettori ed attivisti si aspettassero in origine. "[Il Movimento Cinque Stelle] doveva essere un virus buono e costruttivo", invece sembra che si sia dato a ben altri obiettivi. Ad alterare la natura di questo "virus" vi sarebbe la revisione massiccia del codice di comportamento che era stato dato da firmare in principio. In altri termini, questa manipolazione in itinere è stata letta da molti come un sistema imposto "senza se e senza ma", direttamente dall'alto.
Ma la questione della senatrice Gambaro è tuttora una ferita aperta. Paola Pinna non ha dubbi: "Se la scelta fosse tra Grillo e la Gambaro, per me sarebbe una scelta tra schiavitù e libertà. Scelgo la libertà". Una libertà che vestirebbe i panni della reale libertà di espressione, quella di cui già si accennava in precedenza come un principio cardine per un sistema democratico. Si potrebbe credere che la rete tuteli e garantisca l'espressione del proprio pensiero, ma su questo aspetto l'on. Pinna si reputa scettica: "La rete può diventare anche una macchina violenta. [...] Molti parlamentari sono preoccupati dalle reazioni del web. [...] Tra l'altro vediamo la rete consultata quasi esclusivamente per emettere sentenze, come per le espulsioni". Il caso dell'espulsione della senatrice Gambaro sosterebbe appunto questo aspetto violento della rete: l'imposizione di un pensiero unico. Lo svincolarsi da questa imposizione dall'alto potrebbe generare - per logica conseguenza - la costituzione di un nuovo fronte interno, nato da un atto di coraggio di diverse personalità parlamentari. Sulla possibilità di un nuovo gruppo l'on. Pinna non ha dubbi: "Qualora si rendesse necessario per garantire la libertà d'espressione del singolo, non esiterei ad aderirvi".
Articolo di Stefano Boscolo