Per scrivere correttamente una citazione di Étienne de La Boétie che ho usato nel post “Possibilita’, scelte e cambiamento” ero andato a rileggermi il suo “Discorso sulla servitu’ volontaria“. E oggi leggendo un post di Pollycoke (150 anni di solitudine) e soprattutto i commenti a quel post mi e’ venuto in mente un altro passaggio sempre del pamphlet di Stefano della Boetia.
La citazione e’ lunga ma non son riuscito a ridurla piu’ di cosi’:
“Per ora vorrei solo riuscire a comprendere come mai tanti uomini, tanti villaggi e citta’, tante nazioni a volte sopportano un tiranno che non ha alcuna forza se non quella che gli viene data, non ha potere di nuocere se non in quanto viene tollerato e non potrebbe far male ad alcuno, se non nel caso che si preferisca sopportarlo anziche’ contraddirlo. E’ un fatto davvero sorprendente e nello stesso tempo comune, tanto che c’e’ piu’ da dolersene che da meravigliarsene, vedere milioni e milioni di uomini asserviti come miserabili, messi a testa bassa sotto ad un giogo vergognoso non per costrizione di forza maggiore ma perche’ sembra siano affascinati e quasi stregati dal solo nome di uno forte al quale non dovrebbero ne’ temerne la forza, dato che si tratta appunto di una persona sola, ne’ amarne le qualita’ poiche’ si comporta verso di loro in modo del tutto inumano e selvaggio. [...] Chiameremo vili e codardi tutti coloro che gli si sono assoggettati? Che due, tre o quattro persone si lacsino sopraffare da uno e’ strano, tuttavia puo’ accadere; in questo caso si potra’ ben dire che e’ mancanza di coraggio. Ma se cento, se mille persone si lasciano opprimere da uno solo chi osera’ ancora parlare di vilta’, di timore di scontrarsi con lui, anziche’ affermare che si tratta di mancanza di volonta’ e di grande abiezione? E se vediamo non cento o mille persone, ma cento villaggi, mille citta’, milioni di uomini che non fanno nulla per attaccare e schiacciare uno solo che li tratta nel migliore dei casi come servi e schiavi, come potremo qualificare un simile fatto? Si tratta ancora di vilta’? Ma in tutti i vizi ci sono dei limiti oltre i quali non si puo’ andare; due uomini, ammettiamo anche dieci, possono aver paura di uno. Ma se mille persone, che dico, mille citta’ non si difendono da uno solo questa non e’ vilta’, non si puo’ essere vigliacchi fino a questo punto, cosi’ come aver coraggio non significa che un uomo si debba metter da solo a scalare una fortezza, attaccare un’armata, conquistare un regno! Che razza di vizio e’ allora questo se non merita neppure il nome di vilta’, se non si riesce a qualificarlo con termini sufficientemente spregevoli, se la natura stessa lo disapprova e il linguaggio rifiuta di nominarlo? [...] Non voglio che scacciate il tiranno e lo buttiate giu’ dal trono; basta che non lo sosteniate piu’ e lo vedrete crollare a terra per il peso e andare in frantumi come un colosso a cui sia stato tolto il basamento.”
In un commento al post di Pollycoke un tipo che si e’ nominato Stufoloso ha scritto: “l’Italia dovrebbe farsi un po’ di analisi e capire che i politici attuali, sono vera ESPRESSIONE del popolo”. Non so quanto i politici attuali siano effettiva espressione del popolo, so pero’ che di certo ce li meritiamo.