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La trama (con parole mie): Walter Black, amministratore delegato di una ditta di giocattoli e padre di famiglia, a seguito di un completo crollo nervoso e di un tentativo - malriuscito - di suicidio si rifugia nella presenza di Mr. Beaver, un pupazzo che tra le sue mani prende vita mostrando la grinta e l'energia di cui l'uomo necessita per tirarsi fuori dall'abisso della depressione.Grazie alla presenza del suddetto castoro, Black torna al successo sul lavoro e in famiglia, mantenendo aperto, però, il conflitto con il figlio maggiore Porter: quando la presenza di Mr. Beaver diviene però una minaccia al futuro che l'uomo è finalmente in grado di costruirsi, Walter dovrà compiere una scelta drammatica per liberarsi del fardello di stoffa che ingombra il suo braccio sinistro.Fidatevi, non è uno scherzo.
Non è uno scherzo affatto, come dicevo poco sopra.Questo film è davvero la storia di Mel Gibson che impazzisce - e fin qui, niente di strano -, si mette a parlare per mezzo di un castoro che pare proprio la risoluzione di tutti i suoi problemi fino a quando, di punto in bianco, lo stesso diventa una minaccia terrificante per la sua vita ed il nostro vecchio Mel è costretto a sistemarlo come soltanto lui sa fare.
Il tutto in una cornice che pare uscita dalle peggiori selezioni dei film per famiglie da sabato sera su Canale 5 costruita su una sceneggiatura pessima e tagliata con l'accetta, così ricca di sequenze in pieno ridicolo involontario da lasciare attoniti, oltre a quasi certi dell'ingresso della pellicola di Jodie Foster tra i dieci peggiori film usciti in questo 2011.
La cosa curiosa, nella terribile fiera dell'assurdo che è questo Mr. Beaver, è che se lo stesso fosse stato affidato ad un regista esperto e ad un buono sceneggiatore si sarebbe addirittura accarezzato il rischio di vederlo assurgere a piccolo cult in bilico tra una sensibilità "alla Sundance" ed il grottesco, per esempio, di un Terry Gilliam.
Il problema principale è dato dal fatto che dietro la macchina da presa vi sia l'inesperta - dal punto di vista registico - Jodie Foster, che adegua lo standard della narrazione a quello - infimo - dello script, appiattendo qualsiasi potenziale picco di interesse e puntando tutto sui sentimentalismi di grana grossa che passano attraverso la gigionissima interpretazione di Mel Gibson, così assurdo con il suo bel castoro infilato sul braccio da far rimpiangere quasi i tempi dello splatter de La passione, che comunque ha tempo di trovare il suo spazio nel crescendo insostenibile - non nel senso che parrebbe - di tensione legato allo scontro tra Black e Mr. Beaver.
Come se non bastasse questo, il resto risulta talmente melenso, ridicolo e terribile da trovarmi costretto a concordare in pieno con il punto di vista del mio antagonista Cannibale in proposito, e se, di contro, trovare un film che ci metta d'accordo equivale, fondamentalmente, ad avere di fronte una pellicola imperdibile, avere un titolo stroncato clamorosamente da entrambi comporta una sorta di "parental advisory" esteso a tutto il pubblico indiscriminatamente dall'età.
Da parte sua - diamo a Mr. Beaver quel che è di Mr. Beaver - l'opera della Foster non infierisce ulteriormente sull'audience risultando comunque particolarmente lenta, e l'ora e mezza scarsa di durata scorre quasi senza intoppi e senza farsi pregare troppo: ma è davvero l'unico "pregio" di un lavoro che inanella una scena assurda dopo l'altra, dal terribile tentativo di suicidio di Black che da origine a Mr. Beaver ai rapporti sessuali di Walter e sua moglie corredati di castoro, passando attraverso la storia d'amore del figlio Porter con la problematica Norah - Jennifer Lawrence, assolutamente sprecata dopo l'interpretazione straordinaria di Winter's bone - uscita dritta dritta dalle peggiori serie tv teen da pomeriggio su Canale 5 e le testate contro la parete della camera dello stesso Porter.
Una schifezza così grande, dunque, da non meritarsi neppure le più toste tra le bottigliate, destinate a tutti quei film che, nonostante la delusione, partono da presupposti di livello quantomeno tecnicamente: qui, di tecnico, c'è soltanto il costante battere sul tasto di quegli sgradevoli buoni sentimenti da piccolo schermo alla ricerca di una commozione che non arriva neppure sotto costrizione, che potrebbe corrispondere alla reiterata visione di robaccia come questa.
E dato che i post legati ad esperienze di questo genere sono in assoluto i più difficili da scrivere - perchè, onestamente, bisognerebbe lasciare in bianco, o al massimo concedersi un paio di insulti ben coloriti - ora farò finta che l'unico castoro della mia memoria resti Don Chuck di quando ero all'asilo, che Jodie Foster sia ancora la grande interprete de Il silenzio degli innocenti e che Mel Gibson, il pazzoide di Arma letale, dopo anni da action hero, premiato come miglior regista dall'Academy per Braveheart, dichiari di "volersi dedicare alla recitazione, ora che la sua carriera come regista ha raggiunto l'apice".
Sarebbe bello, se fosse vero.
Sarebbe bello, se non ci fosse stato un Mr. Beaver a rovinare tutto.
Che poi, a ben guardare, il tracollo - in particolare di Gibson - era comunque, e da tempo, una triste realtà.
MrFord
"Don Chuck castoro,
Don Chuck castoro,
ma Don Chuck non sa cosa avverrà
in fondo al fiume c'è una cascata
Don Chuck non trema, l'ha già superata."
Nico Fidenco - "Don Chuck castoro" -
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