Mr Ciak: Hunger Games. Il canto della rivolta - Parte I
Creato il 26 novembre 2014 da Mik_94
Buongiorno,
amici. Come state? Avrei voluto recensirvi, oggi, il magnifico
Shotgun Lovesongs, ma ritornato dal cinema, ho voluto condividere la
mia esperienza con Il canto della rivolta con
voi. Dopo aver amato La ragazza di fuoco,
mi è risultato difficile trovare all'altezza questo seguito che sa
farsi ricordare, sopratutto, per quel finale agghiacciante, ma Hunger
Games conferma, visione dopo
visione, tutti i suoi punti di forza. Katniss Everdeen non ha punti
deboli, sotto l'armatura da guerriera. Sono ansioso – ma
letteralmente in ansia, già – di vedere il capitolo conclusivo e,
mai come questa volta, aspettare un anno mi infastidisce a morte. La
trovata di dividerlo in due mi ha urtato per questo e non solo.
Sarebbe stato troppo condensare tutto in tre ore? Per molti sì, ma
per me in queste due ore – per quanto belle – c'è invece troppo
poco. Una trasposizione fedelissima, comunque, di cui vi parlo
meglio e senza spoiler nel
mio commento. Un abbraccio e a presto. M.
«Tutto ciò che era vecchio, in effetti, può tornare di moda. Come la democrazia!» Effie.
La recensione del film
E
così ci sono andato. Con zaino in spalla, biglietto alla mano e
ciondolo della ghiandaia imitatrice al collo. Ci sono andato a vedere
Il canto della rivolta. L'ultimo Hunger Games. Anzi, il
penultimo. Dopo Harry Potter e Twilight, anche il
romanzo della Collins – al cinema – è stato diviso in due parti,
con la speranza di raddoppiare guadagni già alle stelle. E scommetto
che questi guadagni grossi, a sei cifre e oltre, l'anno prossimo non
mancheranno. Perché Hunger Games vale tanto. Vale tutti quei
soldi, ma anche di più. Al cinema io ascolto le persone intorno a
me. Nella sala gremita c'erano spettatori di tutte le età. Le mamme
confidavano che erano state trascinate lì dai figli, ma che quella
saga, in fondo, piaceva da impazzire anche a loro. L'universalità
della trilogia che ha rilanciato la distopia sui mercati letterari
era racchiusa nella sala quattro di un grosso, strapieno Multisala
che, quella sera, dava tante pellicole, anche se ad assistere alla
più attesa eravamo noi. Io ho un brutto rapporto con Suzanne Collins
e un bel rapporto con la sua saga; possibile? Penso che Hunger
Games sia uno dei pochissimi titoli in cui i film, di gran lunga,
sono superiori ai libri. Per coerenza, coesione, impatto. Potenza.
Hunger Games è potente, potentissimo. Elettrizza. E' uno di
quei film che, di ritorno dal cinema, ti fa compagnia lungo la strada
di casa. Ci ripensi e ne parli il giorno dopo. Bene;
incondizionatamente bene. Io ho ripensato al Canto della rivolta,
credetemi, e male non posso
dire. Non vado a dormire senza avere messo in chiaro le mie idee in
proposito. Penso che il romanzo conclusivo sia quello che preferisco
in assoluto. All'epoca, mi demolì. Ma, a due anni di distanza, se mi
chiedessero cosa ricordo di quel romanzo a cui avevo assegnato cinque
stelle piene, risponderei una cosa: la fine, e come si arriva alla
fine. Della prima parte, invece, poco e niente. Il seguito di La
ragazza di fuoco gira attorno a
quel poco e niente, per me insignificante. Oggettivamente: si fiuta a
un chilometro di distanza l'insensatezza di dividerlo in due, a
discapito della forza del tutto. Si sfilaccia la tensione, si sfibra
il sentimento, anziché comprimerlo a regola d'arte. La prima parte è
quella che risente maggiormente di tutte le ovvie dilungaggini di
sorta: più corto degli altri film, questo è però il più parlato.
Prolisso invano, anche, perché non so quanto uno spettatore lontano
dalla saga letteraria coglierà, vedendoli così, all'improvviso, dei
nuovi personaggi in scena. A molti giova il loro rimanere
perpetuamente ambigui, altri sembrano semplicemente irrisolti. Ad
esempio, la sempre maestosa Julianne Moore è algida, criptica,
irreprensibile; Natalie Dormer, invece, tanto incensata altrove, ha
un ruolo piccolissimo. Philip Seymour Hoffman – un piacere e un
dispiacere, rivederlo, perché fa un effetto strano che non va via
dalla pelle – è calcolatore e sornione: non si capisce per chi
patteggi. Sempre oggettivamente, però, chissene. Non ha importanza.
Viene meno il puro intrattenimento, fa capolino la realtà (e il
pensiero va alle nostre guerre e ai nostri dittatori, alle nostre
vittime e ai nostri martiri) e il cinema e i mass media giocano a
togliersi, per pochi attimi, le loro reciproche maschere. Il
canto della rivolta diventa
metacinema. Katniss parla davanti a uno schermo verde, le sue battute
sono scritte da altri, il suo trucco è pesante e non sembra più,
così, la ragazzina ribelle del Distretto 12. I giochi sono finiti,
inizia la guerra e anche quella - al giorno d'oggi, anche se il film
parla di un futuro non troppo lontano - ha perso la sua violenza
spontanea e feroce, gli ideali giusti per alcuni e ingiusti per
altri, i vessilli svettanti di un tempo. L'immagine è tutto, e che
differenza c'è tra un dittatore ed un altro, ci si chiede, guardando
le divise antracite della Coin e le rose bianche di Snow? Ci sono le
strategie e gli scacchi matti, qui; le spedizioni, la costruzione nel
dettaglio di un'iconica Giovana D'Arco del futuro, le passeggiate
sulle case in cenere o in fiamme. Nell'altro ci sarà una strage che
non dimentico. Meglio rimandare a domani, essere soddisfatti oggi e
avere qualcosa da aspettare, tra un altro anno. Peggio, perché chi
ha letto Il canto della rivolta
si è comosso, alla fine, e le intenzioni di uno, come me, a cui
piace commuoversi, potrebbero sfumare via. In un anno smaltirò la
pena, in un anno sarò pronto. Avrei preferito sedermi in poltrona,
tuttavia, stasera, e lasciarmi alle spalle un fazzoletto stropicciato
e un finale brutale, ma davvero onesto. Il grande film, invece, si
chiude come il precedente, sugli occhi spalancati ed espressivi della
sua formidabile protagonista. Nel momento che noi lettori supponiamo
da anni. Sì, sceneggiatori e regista tagliano dove tutti pensavamo
tagliassero. Dove ti strapazzano le viscere per bene. Nel punto in
cui il cuore si accorge che sei turbato per qualcosa di grande. Meno
accattivante e appagante degli altri, intelligentissimo nei
riferimenti e preciso nelle citazioni, ma trattenuto nelle emozioni,
dunque. Anche se a quelle di Katniss non c'è freno. Lei è messa a
dura prova, spesso e a lungo. I primi piani premono sul suo sguardo
blu tremolante e lei li regge alla perfezione. Jennifer Lawrence è
un talento raro, colei che fa la differenza – insieme al resto del
cast – tra un film per ragazzini e un film per tutti. Il doppiaggio
la penalizza – lei è imponente e bellissima, ma ha la voce di una
bambina prima della pubertà - ma quando canta e partono i
sottotitoli, be', capisci cos'è veramente. Gli altri attori hanno
spazio, ma è lei a concederglielo, e questa volta la cosa si nota.
Ha uno scambio di battute con una Elizabeth Banks smunta, ma
esilarante; un altro con un Woody Harrelson sobrio, ma appena di
passaggio; un altro ancora con un Liam Hemsworth che mi è risultato
non solo in gamba, ma anche degno di comprensione; infine, con un Sam
Claflin che – per via del montaggio serrato – ci sfiora appena
col suo dramma scioccante. Si vede; si nota che è come se –
schematicamente – tutti dovessero avere per forza diritto di
parola. Due ore dovevano essere riempite. Josh Hutcherson, invece,
meno presente, è al di là di uno schermo di Capitol City, ma vicino
ugualmente: delicato, indifeso, ma pronto a farti fisicamente male,
quando sarà necessario. Insospettabilmente convincente,
inguaribilmente Peeta. I momenti importanti: tutti concentrati in
quell'epilogo teso e struggente, insomma, e nel canto di una ghiandaia
umana che, sulla sponda di un fiume, intona la coinvolgente The
Hanging Tree come inno e
richiamo per le masse. Il canto della rivolta – Parte I,
tra le righe, suggerisce tanto, ma è un'avventura che racconta un po' poco.
Tanto attuale quanto scarno, fa satira con connaturata classe e apre
il blockbuster statunitense alla riflessione. Cosa non da tutti. Ha
tanti temi e pochi fatti, ma quel poco è uno spettacolo godibile e
misurato insieme, anche se per me inferiore ai precedenti. (7+)
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