Al cinema hanno sempre avuto molto successo le trilogie. Prima quella di Star wars, poi ancora quella del prequel di Star Wars e, fra qualche anno, il mondo spaziale di George Lucas verrà ampliato con la bellezza di altri tre film. Chapeu! Poi, se proprio vogliamo parlare delle trilogie che hanno fatto storia, è impossibile non nominare quella sull'universo Tolkieniano, solo che il buon Patrizio Giacometti era così fissato coi trittici che decise di farne uno anche per Lo Hobbit, con risultati più o meno riusciti. Ma se si pensa alle trilogie degli ultimi anni, tutti andranno sicuramente a pensare ai tre film realizzati dall'amato/odiato Christopher Nolan con le avventure dell'uomo pipistrello, vero oggetto di discussione fra i cinefili più pippaioli dell'etere, tanto da portare a vere e proprie risse concettuali fra estimatori e detrattori. Noi che però siamo colti, fighi, con sex appeal e molta vanagloria, ci mettiamo a citare la trilogia della depressione di Lars Von Trier (Antichrist, Melancolia e Nymphomaniac), quella dello spaccio di Refn (Pusher, Pusher II: sangue sulle mie mani, Pusher 3: l'angelo della morte) e, in ultima analisi, la Trilogia della Vendetta di Park Chan-wook. A questa, tornando seri, posso dire di essere molto affezionato. Non solo perché mi ha permesso di conoscere uno dei miei registi preferiti, ma perché mi ha condotto al film che mi ha cambiato la vita - non so dire se in meglio o in peggio. Tutto iniziò con questo film, e seguì poi coi leggendari Oldboy e Lady vendetta.
Ryu è un giovane sordomuto dai verdi capelli che lavora per poter pagare le cure della sorella, che necessita di un rene nuovo. Dato che il suo non è compatibile, il ragazzo si rivolge a un'associazione criminale: in cambio di un suo rene e di tutti i suoi risparmi, gli sarà dato un organo compatibile. Il giovane viene però truffato, trovandosi così ancora peggio di prima. La sua ragazza allora ha un piano machiavellico: rapire la figlia di un uomo molto ricco e chiedere un riscatto. Ma qualcosa va storto...
Con questo film è iniziato il mio amore verso il cinema coreano, vera fucina di talenti oltre che di pellicole molto malate e variegate, che sanno intrattenere, senza privarsi di una tematica portante di base o di un gusto visivo bellissimo. Park Chan-wook ormai, proprio grazie a questa trilogia, è diventato un regista di culto, tanto da essere sbarcato anche in America e, a differenza di altri suoi colleghi, riuscendo a mantenere intatta la sua poetica concettuale e visiva nonostante gli esiti non molto soddisfacenti - per me Stoker è stato abbastanza deludente, casomai non si fosse capito. Ma com'erano gli inizi con questo Mr Vendetta - Sympathy for Mr Vengeance? Sicuramente molto diversi da oggi. Il manierismo barocco che lo ha reso così popolare e iconico è ancora lontano, cosa che all'epoca mi aveva fatto storcere il naso, per approcciarsi a una visione più minimale e realista, senza che la cosa gli impedisca però di sbizzarrirsi con la macchina da presa. La storia non necessitava di un trattamento più particolare perché, per certi versi, è la pecora nera del trittico. Si tratta di una trama che, tolte alcune esagerazioni utili a quelli che sono i ritmi narrativi e drammatici, potrebbe benissimo accadere anche nella realtà. Mr vendetta quindi non vuole sondare l'animo dei protagonisti, o almeno, non vuole fare solo quello. Ciò che rientra nell'inquadratura è il ritratto di un paese che sembra aver perso se stesso, specie dopo la grave crisi economica che colpì l'Asia nel 1997, nel quale era ancora presente un certo dislivello economico fra le varie famiglie e dove l'eco della dittatura comunista da parte della Corea del Nord risuonava ancora nelle orecchie di alcuni. A tal proposito, l'iniziale incontro dell'industriale con il manifestante che si taglia la pancia, è un qualcosa di davvero agghiacciante proprio per tutti i significati che si porta dietro. Una scena semplice ma altamente simbolica. Poi avviene il rapimento della figlia, al quale segue l'incidente, e tutto degenera. C'è violenza, tanta violenza. Quello per la violenza è un feticismo insito in gran parte del cinema coreano e, soprattutto, in questa trilogia. Chi è di stomaco debole è quindi avvisato: qui non si scherza. Ma in questo caso si tratta di una violenza ancora più inquietante e disagevole proprio per un semplice motivo: è poco coreografata. E' mostrata in tutto il suo essere sporca, cattiva e cruda, senza abbellimenti, ed è proprio quella a renderla così insostenibile. Quella violenza in minima parte siamo noi, che ci muoviamo in una società corrotta e che, con la nostra stessa indifferenza, contribuiamo ad alimentare sempre di più. Quello che Park Chan-wook vuole mostrare non è solo la Corea del Sud, è ogni paese del mondo, coi suoi dislivelli economici e con la sua piccola criminalità, mossa proprio dai movimenti di uno stato incapace di gestire tutto il male che contiene. E poi c'è la storia della vendetta che però, a lungo andare, sembra proprio una minima parte del tutto, nonostante occupi gran parte dello schermo per tutta la durata della seconda parte. Abbiamo quel padre disperato, quei due ragazzi che, da carnefici involontari, diventano potenziali vittime. Il tema portate di tutta la trilogia a mio parere non è solo quello della vendetta, ma anche quello del mostro. In tutti e tre i film ogni personaggi si trasforma, in maniera più o meno velata e per motivi diversi, in un mostro. Fra i tre personaggi principali di questo film, quindi, chi è il vero mostro? Ironicamente, nessuno. Tutti sono altamente criticabili e tutti fanno cose sbagliate, ma non ci si sente di giudicarli. La disperazione porta a certi gesti e puntare il dito senza analizzare bene la situazione è la peggiore di tutte le ipocrisie. Il peggiore dei mostri è lo stato. Lo stato che ha permesso che tutte le cose che hanno portato a quel disastroso finale, che non risparmia nessuno dei partecipanti a quell'orrida danza, avessero luogo. Forse non esistono umani cattivi, forse la gente cattiva lo diventa proprio per ciò che è costretta a sopportare durante la propria esistenza. Ma quando il vero nemico è un entità così astratta e impalpabile, allora c'è davvero poco da fare. Impazzire sembra l'unica soluzione. Ma in quello che è un mondo di pazzi, che utilità può mai avere una cosa simile?
Film molto bello ma, a conti fatti, il meno riuscito dei tre. E se il minore del trittico è di qualità così elevata, immaginatevi gli altri.Voto: ★★★½