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Un film che ha partecipato a un numero spropositato di festival specializzati e che ha fatto incetta di recensioni positive un po' in tutto il mondo.
Questo per dire della curiosità e delle aspettative che avevo prima di vederlo.
In questi casi la delusione cocente è dietro l'angolo ma stavolta devo dire che la fama che si porta dietro questo film è assolutamente meritata.
Girato con un budget che ha quasi del ridicolo ( 60 mila dollari ) è la storia di uno strano contagio ad opera di ratti che colpisce downtown New York.
Viene colpita la parte socialmente più disagiata di New York, brutta , sporca e cattiva , ben lontana dall'estetica cartolinesca di molti film sentimentali.
Qui ci sono barboni che muoiono dentro i loro cartoni agli angoli delle strade, c'è sporcizia, ci sono ratti che sono grossi come cani bassotti che mordono e trasformano i morsicati in zombies.
Se da un soggetto simile è lecito aspettarsi un filmetto sgangherato, Mulberry street si dimostra invece un solidissimo B movie dotato di un'ottima regia che insinua paura in ogni inquadratura creando un clima ansiogeno in crescendo che tiene incollati alla poltrona fino all'ultimo minuto.
Ambientato quasi tutto in un palazzo fatiscente e focalizzato su un numero ristretto di personaggi ( soprattutto Clutch, Coco e Casey la figlia di Clutch che li sta raggiungendo da fuori New York) Mickle probabilmente anche per esigenze di budget narra di un'apocalisse su piccola scala girando quasi tutto in interni.
A livello stilistico c'è molta camera a mano con la duplice funzione sia di far tracimare dallo schermo paura e concitazione sia di non permettere una visione troppo approfondita delle creature e del loro trucco.
Gli effetti speciali sono tutti old style e usati con abbastanza parsimonia: niente spargimenti copiosi di sangue, frattaglie e fegatini per ogni dove ma una suspense che cresce gradualmente nei minuti per arrivare a un finale in cui è chiaro il messaggio di critica sociale che avvicina questo film al cinema di Romero, recuperando la connotazione politica alla base della nascita del genere zombie-movie.
Altri riferimenti obbligati nel cinema di serie A sono 28 giorni dopo di Boyle ( ma mancano per forza di cose quelle spettacolari paoramiche di Londra deserta) e Rec ( senza però nessuna connotazione religiosa e senza quell'aspetto da mockumentary ).
Alla luce del finale si evince che non è quindi un caso che venga colpita la parte più disagiata della Big Apple e non è solo una questione di igiene. Casey che sta ritornando dal padre è una frastornata reduce dall'Iraq che porta stampati sul viso i segni della guerra, mentre nel palazzo si muore e si ritorna trasformati a gran ritmo alla radio parlano di piani in quattro fasi per risolvere il problema e quando arriva la risoluzione non è quella che ci si aspetta.
Mulberry Street è un film molto convincente proprio per il suo focalizzarsi sulle vite disperate dei vari personaggi che lo attraversano e non solo sul meccanismo orrorifico che comunque funziona alla grande.
Ma resta forte l'impressione che Mickle e Damici ci abbiano voluto regalare una visione desolata e desolante della New York post 11 settembre
Di questo film esiste anche una versione in dvd intitolata Zombie virus on Mulberry Street.
( VOTO : 7,5 / 10 )
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