Sto perdendo colpi. Inizio a dare molta meno importanza alle cose. O forse sto solo cambiando forma mentis. Inizio a pensare che tutto questo affannarsi a cercare di spiegare cose a chi non è interessato a saperle sia del tutto inutile.
Ognuno di noi ha avuto esperienze diverse, insegnamenti diversi, influenze diverse, che lo/a hanno portato/a ad avere determinate convinzioni e un determinato modo di approcciarsi alle novità e alle idee altrui. Non possiamo sapere, nè io nè lui/lei, se, quando e perché cambierà idea. Non possiamo sapere quale sarà la molla che lo/a porterà a ripensare le sue convinzioni, le sue abitudini. E ci vuole una combinazione di “cosa” e “quando”, perché questo accada.
Se i macelli avessero le pareti di vetro saremmo tutti vegetariani.
Lev Tolstoj
Beh, balle. Ingenue balle. C’è chi se ne fregherebbe comunque.
Non ho più voglia di combattere contro i mulini a vento. Di riportare fatti e dati che sarebbero alla portata di chiunque, se solo avessero la voglia di cercarli. A me sembra tutto scontatissimo, cose che ho letto e visto mille volte, di conseguenza non riesco a capacitarmi del fatto che ci sia ancora qualcuno che mi dice “ma la carne serve” o “ma qui le mucche sono trattate bene”. Cosa si può rispondere a obiezioni del genere? Non c’è possibilità di dialogo. Qualunque cosa io possa dire non cambierà le convinzioni del/la mio/a interlocutore/trice. Perché mai dovrebbe credere a quello che dico io?
E’ molto frustrante. Per quanto molti veg*ani cerchino di far apparire il diventare veg*ani tutto rose e fiori, così non è. E non perché sia difficile togliere determinati alimenti dalla propria dieta: una volta che hai fatto il collegamento, che hai aperto gli occhi, se davvero hai capito, diventa inconcepibile andare avanti come si è sempre fatto. Quello che è davvero difficile e fonte di immane stress è accettare che gli altri non siano stati “pronti” a cambiare nello stesso momento in cui lo sei stato/a tu. Per te è lapalissiano che si debba cambiare, per gli altri è lapalissiano il contrario.
E in questo modo, si perdono di vista loro, gli animali, che dovrebbero essere l’unico oggetto delle nostre preoccupazioni e che invece finiscono per restare dei meri referenti assenti, come vuole (e riesce perfettamente a fare) l’industria della carne.
Quando ho iniziato a pensare a questo pseudo-articolo ero ancora ottimista. Pensavo di concludere con un “siccome non sappiamo nè quale sarà la molla, nè quando dovrà scattare, l’importante è continuare a informare, informare e informare, finché a qualcuno non verrà qualche dubbio”. E invece adesso non ne sono più tanto sicura. Non saranno un articolo sul mio blog, o un video truculento, o una conversazione stizzita a cambiare qualcosa in concreto. Perciò non so che fare. Certo è che non ho più la forza di combattere una battaglia che mi sembra persa in partenza.