9 LUGLIO – La Congregatio Pro Doctrina Fidei ha un nuovo Prefetto. Questo ufficio, uno dei più importanti della Curia Romana, è oggi più che mai un fulcro fondamentale della Chiesa Cattolica, un organo la cui preponderanza è dimostrata dall’attenzione che Benedetto XVI rivolge a questo apparato. L’ufficio è stato affidato al nuovo Prefetto, l’Arcivescovo di Ratisbona Gerhard Ludwig Müller, che è succeduto nell’incarico al Cardinale William Joseph Levada, ritiratosi perché raggiunta la soglia d’età. L’Arcivescovo è stato nominato Prefetto il 2 luglio dall’attuale pontefice, divenendo anche Presidente della Pontificia Commissione Biblica di quella Teologica Internazionale e di quella Ecclesia Dei, uffici di primo piano nella Curia Romana. Questa scelta è in linea con le scelte teologiche del Santo Padre, che ha appunto deciso di affidare questi uffici a un ecclesiastico noto per la sua ortodossia cattolica. La Congregatio Pro Doctrina Fidei ha lo scopo infatti di “promuovere e tutelare la dottrina sulla fede ed i costumi in tutto l’orbe cattolico: è pertanto di sua competenza tutto ciò che in qualunque modo tocca tale materia”.
Bisogna ricordare che fino al 2005 lo stesso Benedetto XVI fu il Prefetto di questo ufficio. La Congregazione per la Dottrina della Fede, che nacque nel 1542 con il nome di Santa Congregazione della Romana e Universale Inquisizione e fu poi modificata nel 1908 da Papa Pio X prendendo il nome di Santa Congregazione del Sant’Uffizio e di nuovo nel 1965 da Papa Paolo VI, assumendo la struttura moderna, ha lo scopo di vigilare con costanza e fermezza sulle differenti correnti e opinioni religiose che, sia all’interno della Chiesa che fuori, possono sorgere e contrastare i principi fondamentali del Cristianesimo Cattolico. È interessante notare che solamente nel 1985 le porte di questo importante ufficio furono aperte all’opinione pubblica, con l’allora Prefetto Cardinale Joseph Ratzinger che accettò di essere intervistato dal giornalista italiano Vittorio Messori. La nomina dell’Arcivescovo Müller ha quindi un peso notevole, vista soprattutto la ferma posizione del prelato.
Muller, in quanto teologo, è amico di Benedetto XVI, con il quale ha collaborato per la stesura dell’opera omnia del Sommo Pontefice, un’opera che dovrebbe raccogliere tutti gli scritti del teologo tedesco. L’Arcivescovo Müller è infatti autore di oltre 400 scritti scientifici e, insieme al Papa, un teologo di primissimo piano. È lui infatti l’autore dell’opera di 900 pagine “Dogmatica Cattolica. Per lo studio e la prassi della Teologia”, un’opera di stampo tradizionalista dove viene ribadita nuovamente la perpetua verginità di Maria, e dove vengono stabilite le basi per un corretto cattolicesimo. Il teologo tedesco era infatti professore di Teologia Dogmatica all’Università Ludwig Maximiliam di Monaco. Anche la scelta del suo motto è significativa: “Dominus Jesus”, tratto dalle Lettere di San Paolo ai Romani, motto che designa la centralità di Cristo Nostro Signore nella fede cattolica.
L’attuale Prefetto ha mantenuto posizioni forti di fronte agli argomenti più scottanti degli ultimi anni, dimostrandosi in linea con l’ortodossia che caratterizza anche il Santo Padre. Per quanto riguarda, per esempio, il celibato ecclesiastico, l’Arcivescovo Müller ha risposto all’Arcivescovo di Friburgo Robert Zullischt che il celibato è una condizione fondamentale per l’ordinazione e che non può essere messo in discussione, come stabilito dal Concilio Vaticano II. La posizione del teologo si è invece mostrata più labile e tollerante per quanto riguarda la Teologia della Liberazione, creata dal sacerdote peruviano Gustavo Gutiérrez Merino, di cui il Professor Müller fu allievo e con il quale mantiene ancora una forte amicizia, discostandosi così dalla definitiva condanna dell’allora Cardinal Ratzinger e del Cardinal Levada, che invece furono molto più duri nei confronti di tale questione. Il Prefetto, riguardo alla teologia di Gutiérrez, ha sostenuto che “a prescindere da come la si consideri, la Teologia della Liberazione è ortodossa perché è ortopratica e ci insegna il corretto modo di agire in modo cristiano, poiché deriva dalla fede autentica.”
È importante notare che le posizioni di Gutiérrez non sono mai state censurate dalla Santa Sede, sebbene gli sia stato chiesto di modificare alcune sue proposizioni, quando invece il Santo Padre aveva dichiarato “erronee e pericolose” tali tesi, seguendo il desiderio di Giovanni Paolo II, che spinse l’allora Prefetto Cardinal Ratzinger a indagare su queste teorie che, almeno a prima vista, univano il Marxismo con il Cristianesimo. Si nota quindi che l’attuale Prefetto non condanna in toto le posizioni del padre peruviano, invitando ancora i teologi a modificare le loro posizioni. È infatti da ricordare che l’Arcivescovo Müller è il coautore, insieme allo stesso Gutiérrez, dell’opera “Dalla parte dei poveri: Teologia della Liberazione”, che potrebbe forse essere indice di una certa simpatia nei confronti delle posizioni più liberitarie.
Un’altra informazione significativa è che il Cardinal Müller ebbe come professore il Vescovo di Magonza ed ex Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca Karl Lehmann che, durante la sua attività, ora interrotta per motivi di salute, si scontrò apertamente con la Curia Romana riguardo ad alcuni temi, in particolare l’aborto, quando difese il ruolo dei consultori. All’epoca si dice che lui e altri sostenitori avessero chiesto addirittura le dimissioni di Giovanni Paolo II, che invece riuscì a fermare queste ondate di rivolta attraverso un’ingiunzione. Inoltre, il Cardinal Müller, in quanto Presidente della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”, ha il compito di dialogare e trovare punti di contatto con le correnti cattoliche più tradizionaliste, ispirate alle tesi dell’Arcivescovo Marcel Lefebvre, il noto fondatore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, con cui la Santa Sede ebbe moltissimi scontri fino alla definitiva scomunica da parte di Giovanni Paolo II. Questo movimento è ancora molto diffuso, e sarà interessante vedere come il nuovo Prefetto si comporterà nei confronti di questi esponenti tradizionalisti, la cui relazione con l’autorità papale è molto ardua. Con il tempo vedremo come la Congregazione agirà, e quali linee vorrà seguire.
Enrico Cipriani