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Multishot, il futuro dei cameraphone

Creato il 18 marzo 2014 da Egosistema

Il multishot, una caratteristica che vedremo in più di uno smartphone durante nel 2014, vediamo in cosa consiste

Negli ultimi anni le fotocamere per smartphone hanno subito una considerevole evoluzione. Questo ha portato il livello delle foto scattate da telefoni top gamma e da quelli che vengono definiti cameraphone a potersi scontrare con alcune fotocamere compatte. Almeno per chi non è del settore.

Cameraphone | Multishot

Nonostante i miglioramenti fatti però rimane pur sempre il limite dato da sensori di piccole dimensioni, tranne qualche raro caso infatti non si arriva neanche al mezzo pollice di grandezza.

Non essendo i produttori di smartphone intenzionati ad utilizzare sensori più grandi per questioni come il peso e lo spessore dei terminali, hanno dovuto adottare tecnologie che permettono di ridurre il rumore digitale (uno dei problemi derivati da sensori di piccole dimensioni), detto anche noise. Stiamo parlando del Pixel Oversampling o sovracampionamento (utilizzato nei Nokia 808 e 1020) e del Multishot (che sembra sarà presente in OPPO Find 7 e ZTE Nubia X6 date le risoluzioni rispettivamente di 50 e 70 mpx).

Il pixel oversampling è una tecnica mediante cui da un immagine molto definita, tramite un’elaborazione software, si ottiene un’immagine con risoluzione inferiore ma di qualità superiore all’originale. Essendo una tecnologia usata in ambito smartphone già da qualche anno non mi dilungherò ulteriormente su di essa, per chi volesse approfondire questo è il link del withepaper sul funzionamento della fotocamera del Nokia 808 Pureview.

Passiamo quindi al Multishot, questa tecnica ha un funzionamento opposto rispetto all’oversampling, in questo caso infatti, in base all’utilizzo, la foto finale può avere una risoluzione maggiore rispetto a quella del sensore.

Per far ciò il sensore viene mosso da dei motori piezoelettrici in modo da permettere alla fotocamera di scattare più foto in posizione leggermente differente (si parla di grandezze nell’ordine dei micrometri).

Spostando il sensore di una lunghezza pari a quella di un subpixel in due direzioni per ogni scatto si possono quindi ottenere dei pixel intermedi (senza dover ricorrere all’interpolazione software), moltiplicando di fatto la risoluzione della foto finale, naturalmente più saranno gli scatti (in ogni caso multipli di 4), più aumenterà la risoluzione della foto finale.

Multishot image

Questa tecnica può inoltre essere usata senza aumentare la risoluzione della foto finale, in alcune macchine fotografiche infatti lo spostamento del sensore viene utilizzato solo per ottenere più informazioni sulla luminosità e la stabilità del soggetto, senza che quindi vengano acquisite le informazioni sui colori necessarie per l’aumento della risoluzione, con questo utilizzo questa tecnica risulta molto più simile all’HDR.

Multishot sample

A sinistra uno scatto normale, a destra in modalità multishot (entrambi sono dei crop)

In entrambi i casi con questo procedimento si può incorrere anche in dei problemi, dovendo effettuare molti più scatti il tempo necessario per scattare la foto aumenta proporzionalmente al numero di esposizioni rischiando di creare effetti scia (in soggetti in movimento) e tremori (se la mano del fotografo non è perfettamente ferma), soprattutto se l’ottica non è stabilizzata o è poco luminosa, costringendo quindi ad usare tempi d’esposizione maggiori.

Fonte (in parte)


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