Muore il poeta argentino Juan Gelman, simbolo della lotta alla dittatura. Ritrovò la nipote nel 2000
Da Rottasudovest
Un pájaro vivía en mí.
Una flor viajaba en mi sangre.
Mi corazón era un violín.
Quise o no quise. Pero a veces
me quisieron. También a mí
me alegraban: la primavera,
las manos juntas, lo feliz.
¡Digo que el hombre debe serlo!
(Aquí yace un pájaro.
Una flor.
Un violín.)
Un uccello viveva in me
Un fiore viaggiava nel mio sangue
Il mio cuore era un violino
Amai o non amai. Ma a volte
mi hanno amato. Anche a me
rallegravano: la primavera, le mani unite, l'essere felice.
Dico che l'uomo dev'esserlo!
(Qui giace un uccello.
Un fiore.
Un violino)
Si intitola Epitafio ed è la poesia con cui il quotidiano argentino Página 12 saluta oggi in Home
Page uno dei suoi collaboratori, Juan Gelman, morto a 83 anni a Città del
Messico, a causa di una leucemia. Era uno dei poeti più importanti dell'Argentina
ed Epitafio appartiene alla sua prima raccolta, Violín y otras cuestiones.
Non conosco la sua vita e ignoro buona parte del suo lavoro, anche se le
cronache sulla sua morte riportano che nel 2007 ha ottenuto il Premio
Cervantes, il più importante della letteratura in lingua spagnola. Ma ho una
buona memoria di lui perché uno degli episodi più toccanti della sua vita, mi
aveva molto colpita.
Juan Gelman si iscrisse sin da giovanissimo al Partito Comunista Argentino, fu
montonero e perseguitato dalla dittatura argentina. Negli anni bui del potere
militare perse suo figlio Marcelo, che venne sequestrato insieme alla compagna,
María Claudia García Iruretagoyena, incinta di sette mesi. Nel 1989 vennero
trovati i resti di Marcelo, mentre di María Claudia si seppe che era stata trasferita nell'Uruguay, che lì diede alla luce una bambina e che rimase con
lei alcuni mesi, prima di essere uccisa.
Macarena, questo il nome della bambina, fu ritrovata da suo nonno nel 2000 e
ricordo quando successe. Ne parlarono persino i giornali italiani, mentre per
quelli in lingua spagnola, soprattutto argentini, quel ritrovamento fu come un
simbolo, una nuova speranza per recuperare i nipoti scomparsi e appropriati. E
ricordo di aver pensato allora, forse per la prima volta, davanti al dramma
delle abuelas, a tutte quelle vite spezzate e a come decine di giovani
argentini abbiano vissuto non solo privati dei genitori, ma anche della propria
famiglia e, alla fine, di se stessi e della propria identità. E come il recupero di questa identità sia doloroso, lasciandoli sospesi, innocenti, tra due vite e tra diversi affetti.
I contatti tra Macarena e Gelman non si sono mai persi e in queste ore lei sta
viaggiando da Montevideo al DF, per partecipare ai funerali del nonno.
Stabilitosi in Messico, dopo il ritorno in Argentina, nel 1988 (e un giorno bisognerà
approfondire perché questo Paese inquieto, scosso da tante rivoluzioni e insicurezze,
continui a essere un faro e un riparo per i perseguitati di tutto il mondo),
Gelman è stato un simbolo della lotta dell'Argentina per una società più
giusta. E ha semrpe ammonito sull'importanza del ricordo, della Memoria
Storica. Ne ha parlato anche nel suo discorso, dopo aver ricevuto il Premio Cervantes
2007. Mi piace riprodurre un passaggio di quel discorso, per ricordarlo oggi:
"C'è chi vilipende questo sforzo di memoria. Dicono che non bisogna
rimuovere il passato, che non bisogna avere gli occhi nella nuca, che bisogna
guardare avanti e non impegnarsi ad aprire vecchie ferite. Si sbagliano
profondamente. Le ferite non sono ancora chiuse. Battono nel sottosuolo di una
società come un cancro senza timore. La loro unica cura è la verità. E, dopo, la
giustizia. Solo così è possibile il vero oblio. La memoria è memoria se è
presente e così come Don Chisciotte puliva le sue armi, bisogna pulire il
passato, perché entri nel passato. E sospetto che non pochi di quelli che
preconizzano la destituzione del passato in generale, in realtà vogliono la
destituzione del loro passato individuale".
Parla dell'Argentina, sembra si rivolga alla Spagna. Che le sue parole siano di
monito a tutti noi, affinché siamo consapevoli del passato, per poter disegnare il futuro. Che riposi in pace, l'anima di Juan Gelman.
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