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Sarà vero o no? Non ci smentiremo forse mai noi Italiani? Qualcuno per certo l’avrà pensato, o almeno l’avrà anche solo lontanamente immaginato. È quanto per certo è accaduto all’indomani della dichiarazione di Matthew Bellamy, leader dei Muse, al prestigioso giornale Sun. Le parole di Mr. Bellamy hanno nuovamente gettato nella vergogna l’amministrazione romana, almeno da quanto rivelato. In altri termini, il gruppo rock – piuttosto in voga in questo periodo – s’è visto costretto a versare una serie di tangenti per veder esplodere i fuochi d’artificio in concomitanza con il concerto a Roma. Stando a quanto già visto a Torino, i Muse non avrebbero chiesto alcunché di stravagante, dal momento che il finale del loro concerto prevede appunto un accompagnamento pirotecnico esemplare. Queste le parole di Bellamy: “Abbiamo dovuto corrompere diverse persone a Roma solo per avere i permessi per i nostri fuochi artificiali. Abbiamo dovuto chiamare l’ambasciata inglese e discutere con alcuni funzionari”. La dichiarazione del leader del gruppo ha letteralmente gettato benzina sul fuoco, rincarando del tutto la dose di fronte ad un Paese non sempre ben visto all’estero: “Ci sono problemi dovunque si vada. Abbiamo commercialisti e avvocati che discutono con ogni genere di amministrazione locale, con la polizia, con i promoter. Quando vuoi fare una cosa simile e sei lontano da casa diventa costoso. Molto costoso. A dirla tutta, è incredibile quanto sia costoso”. Una vera e propria lamentela in grande stile, contro le abitudini nostrane un po’ “ottuse e non troppo civili”. Qualcuno – d’animo buono – spera che quanto rivelato non riporti in tutto e per tutto la realtà dei fatti. Forse qualcosa di rincarato, spera qualcuno, anche se la rabbia di Mr. Bellamy non lascia tanta libertà di riflessione e di dubbio. Nonostante ciò, il putiferio è ormai esploso, e forse ben più forte e chiassoso dei fuochi d’artificio previsti per fine concerto. Resta comunque sempre in attivo la questione della pubblica sicurezza, alla quale ci si rifarebbe dopo l’incendio avvenuto nello stadio di Coventry (Inghilterra) proprio in concomitanza con le prove del gruppo rock. L’organizzatore del tour musicale dei Muse in Italia così ha risposto: “Rispetto a quanto riportato da vari organi di stampa, la licenza è stata concessa dalle autorità competenti dopo le opportune verifiche che hanno dimostrato che tutto era sicuro e regolare e dopo aver puntualmente messo in atto ed ottemperato ad ogni disposizione di sicurezza e accorgimento tecnico richiesto, come è successo in tutte le altre città”. Sperando dunque che le tangenti versate dai Muse per il concerto non siano cosa vera, sulla sicurezza non è mai troppa l’attenzione. Si difenda la legge che protegge il cittadino.
Articolo di Stefano Boscolo