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Museo archeologico del Vaticano (2)

Creato il 05 settembre 2010 da Elton77

-seconda parte-

Ritorniamo al termine LISA, il suo significato magico e sentimentale connesso alla memoria del leggendario santuario di Dodona, culla della cultura pelasgica, è stato commentato trattando il sarcofago di Firenze dove si invocano “i Creatori della stirpe che erano là dove sorge la luce e sono le querci”.

Vediamo ora l’iscrizione di Chiusi che contiene il termine TUT.

Purtroppo si tratta di un messaggio molto triste che rivela la rassegnazione degli Etruschi a una fine ineluttabile, che non risparmia nemmeno la gioventù (RINÌA):

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Pelasgo-Etrusco

Albanese

Italiano

     

LO

Loc

Il fratello minore

TREPY

treti

si è perduto

TUT

tut

spavento

NAI

nai

in noi

PAN

pan

hanno visto

L…

L…

L…

REMZ

Ramë

siamo caduti

NA

na

noi

RESE

Reze

Etruschi

THE

dhe

e anche

RINIA

rinìa

la gioventù

Nel museo archeologico del Vaticano si trova anche questa urna con un bassorilievo raffigurante una scena di caccia, con cavalli, cani e un cinghiale che è la vittima. Il personaggio che riposa sul coperchio era forse un bravo cacciatore: cosi almeno appare tramandato ai posteri.

Comunque il messaggio rileva un infinito dolore:

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Pelasgo-Etrusco

Albanese

Italiano

     

OAN

Joni

Il nostro

TRENOI

trenoi

fece impazzire

NE

ne

noi

INASPRESH

ashpërsisht

aspramente

In questa iscrizione merita uno speciale commento il termine OAN, reso in albanese con joni (la i finale è determinata), che si riferisce al caro defunto nostro, che appartiene a noi. Un esempio tipico di questa parola OAN, o anche ON o ION, è il nome del mare Jonio, che in albanese di dice deti Jon. Lo Jonio era il mare Nostrum, dei Pelasgi: secondo Tucidide, Jon era anche l’attuale mare Adriatico, le cui sponde erano anticamente abitate da tribù pelasgo-iliriche che di conseguenza lo consideravano come una sorta di lago loro appartenente.

Un’altra parola da notare è INASPRESH, ashpër in albanese, aspro in italiano, anche nel senso di molto doloroso.

Tratto dal libro L’etrusco lingua viva dell’autrice Nermin Vlora


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