Altro che inaugurazione a settembre con Napolitano. Il Museo del violino obbedisce a logiche illogiche, incomprensibili ai più. Persino la presidente del comitato scientifico Anna Lucia Maramotti Puliti si è dimessa da tempo poiché la struttura sarebbe nata morta, senza una fisionomia adeguata, ma né l’assessore alla cultura De Bona né il sindaco Oreste Perri hanno mai risposto alle domande dell’opposizione. Daniele Bonali (Pd) ha pressato il settore cultura con nove interrogazioni, di cui due a risposta scritta, e un ordine del giorno in un consiglio comunale di marzo. La maggioranza si astenne, dato che il sindaco non poté dare risposta sul programma del museo del violino, offerto dal mecenate di parte Giovanni Arvedi.
Di solito i mecenati fanno dono a tutti, senza avversari, si muovono per il bene comune. In questo caso non si capisce nulla: il mecenate è di parte, protagonista del governo della città tramite l’alleanza evidente con Antonio Piva e lo stesso Oreste Perri, che pure ha funzione di sindaco, ed è atteso a un tipo di funzione rispetto alla legittima tutela degli interessi privati. Un industriale legittimamente può ben badare ai propri interessi (i sindacati dovrebbero tutelare i lavoratori, non lo stesso industriale), ma non per questo aver sempre ragione, e un giornale segue legittimamente una propria linea, non per questo rappresentativa dell’intera città.
Daniele Bonali è costretto a consegnare le firme per la convocazione della commissione cultura: “Abbiamo aspettato a lungo, sperando in una convocazione da parte del presidente della commissione Carlo Zani. Ora dobbiamo consegnare le firme”. E il museo del violino, da quanto si apprende, non decolla, anzi non se ne conosce nemmeno il progetto di fondo: “Ma i violini sono proprietà del Comune e dei cremonesi, tanto che l’ultimo è stato acquistato anche tramite una sottoscrizione popolare”. Parte della spesa fu coperta dal Comune. “Constatando che rischiamo di trovarci di fronte a uno statuto preconfezionato, e che nessun confronto libero è stato finora possibile con la maggioranza, tant’è vero che l’assessore De Bona sostiene che la commissione cultura è fatta solo per discutere le decisioni già prese dalla giunta, bisogna prendere atto che nessuna condivisione è possibile. Salta ogni logica repubblicana, non voglio dire democratica, e noi non possiamo essere complici di questo modo di fare. Non vogliamo trovarci presenti vis-à-vis con la maggioranza che impone il proprio volere mentre noi dovremmo semplicemente assentire. Meglio l’Aventino”.
Addirittura val la pena di compiere il gesto estremo: “Aboliamo la commissione cultura? A queste condizioni partecipare non ha senso”.
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