Non batto ciglio. Lourdes mi osserva e scoppia a ridere. — Ok, l’avevo intuito subito. Sei una keeg. Silenzio. — Il contrario di geek. Insomma, un’impedita con la tecnologia. — Apre la lattina della Coca-Cola e ne beve un sorso.
“Muses” è entrato nella mia lista delle cose mentre aspettavo “Gray” l’ultimo libro di Francesco Falconi e volevo capire se mi fosse piaciuto o meno il suo stile. Generalmente non leggo molti urban fantasy, non sono proprio in cima alle mie preferenze, ma quando ne inserisco uno spero sempre di trovarmi qualcosa di spettacolare. E meno male che ho seguito il consiglio della straordinario @Mirya_76 che mi aveva suggerito di leggerlo. Davvero mi sono trovata davanti una storia bellissima, che mi ha incantata e tenuta incollata alle pagine per tutto il tempo. Bellissima!
Anche il tuo destino è scritto.
Tu ce la farai, Alice.
Sei tu la persona che le Muse
aspettavano da secoli.
Quando scappa da Roma diretta a Londra, coperta di tatuaggi e piercing, Alice sente che la sua vita potrebbe cambiare per sempre. Ha appena scoperto di essere stata adottata, ma per lei questa notizia è quasi un sollievo. Cresciuta con un padre violento e una madre incapace di esprimere il proprio affetto, ora Alice deve scoprire le sue radici e l’eredità che le ha lasciato la sua vera famiglia.
Decisa, risoluta, ribelle, è una violinista esperta ed è dotata di una voce straordinaria. Ed è proprio questa voce a guidarla verso la verità: le antiche nove Muse, le dee ispiratrici degli esseri umani, non si sono mai estinte.
Camminano ancora tra noi. I loro poteri si sono evoluti. E Alice è una di loro.
La più potente. La più indifesa. La più desiderata da chi vorrebbe sfruttarne gli sconfinati poteri per guidare gli uomini, forzarli se necessario, fino alle conseguenze più estreme.
Ma un dono così può scatenare l’inferno.
E sta per accadere.
Quando ho iniziato a leggere questo libro non sapevo esattamente cosa aspettarmi, sapevo che sarebbe stato diverso da qualsiasi altra cosa avessi letto fino a quel momento, ma non credevo di trovarmi davanti una storia talmente complessa da essere stupefacente, davvero stupenda.
E’ Alice che racconta le sue esperienze in prima persona, è con lei che seguiamo l’evolversi veloce e inarrestabile del suo destino. Il lettore resta vittima delle vicende quasi quanto Alice. La ragazza si allontana dagli schemi della classica eroina dei libri, quelle che si è imparato ad amare. Innanzitutto ha vent’anni, è una donna, ma allo stesso tempo ha il marchio della giovinezza e dell’ingenuità. Manca della finta debolezza che si trasforma improvvisamente in incosciente coraggio, non ha i canoni della bellezza così come si definirebbe in circostanze normali. Di più ha il fisico e la mente martoriato dalla violenza, dall’oppressione e dalla rabbia. Una rabbia potente e inavvicinabile, una rabbia che consuma il cammino della sua adolescenza e della sua rinascita. Alice è quanto di più lontano ci possa essere dalla perfezione, ma allo stesso tempo acquista un’importanza notevole. Mi sono sentita così vicina a lei che non riesco ad immaginarla in nessun altro modo. Con i suoi difetti, la sua chiusura al mondo, i frammenti di passato che ci vengono centellinati tra memorie invivibili e azioni avvincenti. La sua è una storia di rinascita, di dolore, una storia che sembra spellarla viva, per lasciarne fuori carne e cuore, emozioni e urla, in un vortice di inarrivabile sofferenza. Quello che mi ha colpito però è il fatto che Alice non si lascia definire dal suo dolore. In modi che non avrei mai immaginato riesce a combattere, a non fermarsi. Indossa una maschera, agghindata di tatuaggi e percing, ma soprattutto scopre la musica. E allora quel violino che compare con una ricorrenza quasi maniacale diventa l’ancora di salvezza in un abisso dominato dall’Angelo Oscuro. Tra i genitori che non riescono in nulla, tra fallimenti continui ed esasperanti, Alice suona e canta. Una salvezza, una guida, un miracolo. Le note si propagano nell’aria donandole dei brevi scorci di felicità.
“Ha ragione, non importa se sono un Angelo Oscuro o una Musa. Un’assassina o una bambina. Una roccia indistruttibile o una foglia calpestata. Non importa se sono una santa o una puttana. Perché ognuna di loro è un pezzo di Alice.”
Alice diventa multisfaccettata, scappa da Roma, va a Londra, scopre un mondo sconosciuto e riesce ad alimentare sé stessa per venirne fuori ancora più forte. Questa non è di certo una storia semplice, sfugge qualsiasi classificazione e diventa un libro importante, da leggere affossati nella poltrona, la coperta anche in piena estate un cuore saldo. I colpi di scena si moltiplicano, i voltafaccia puntuali come un orologio svizzero e Alice, che diviene una mutevole costante, una variabile che non si lascia risolvere. Anche nelle ultime pagine, quando si crede di sapere tutto Falconi riesce a sconvolgere e a capovolgere tutto di nuovo.
“È sufficiente aver vissuto un istante di felicità per cancellare interi anni di incubi.”
I personaggi secondari che vivono nella storia sono importantissimi e totalmente fuori dagli schemi. Niente è definito i ruoli evolvono e ci si ritrova in un labirinto, quello di Minosse, vero e metaforico che costringe a tenere desta l’attenzione. A partire da Lourdes Blanco, esperta informatica dall’indole ribelle e la testa cento passi davanti agli altri, che ho adorato dal primo momento. E Patricia Goutier che di certo con la sua pittura lascia tutti senza parole. Dolores Evans dal ruolo sempre più enigmatico e non posso di certo sorvolare sui personaggi maschili. Pur essendo un libro in cui la presenza la fa da padrone pure Ray Hunt e Ian Evans non passano di certo inosservati. Pur avendo fatto il tifo per Ray fin dal primo momento in cui è comparso pure ho dubitato di lui, Falconi infatti instilla il dubbio in modo subdolo e perfetto.
L’elemento soprannaturale, su cui ero scettica, pure si rivela curatissimo e azzeccato, mai eccessivo e molto ben congeniato. L’impianto mitologico che lo scrittore toscano riesce a concretizzare mi ha lasciato senza parole e io tra l’altro adoro la mitologia, ci sguazzo proprio.
L’ambientazione è impressionante, le descrizioni talmente palpabili che sembra davvero di camminare per le strade di Londra, una Londra molto particolare, che di certo non avrei mai immaginato.
Il particolare da non dimenticare? Bolak…
Magico, vero, una ferita aperta su cui viene continuamente sparso sale, una storia di sofferenza e rinascita, di convoluzioni particolari, di poteri acquisiti e di amore condiviso, in cui ogni pagina è intrisa di passione e mistero, di azione e sentimenti, per un’esperienza completa e avvincente. Un libro che non avrei mai pensato di incontrare e che era proprio quello che cercavo.
Ho quasi finito il sequel, e vi assicuro che Falconi si è anche superato!
Buona lettura guys!
Volete sapere qualcosa di Francesco Falconi?
Francesco Falconi è nato a Grosseto nel 1976. Da sempre amante del fantasy, dal 2006 a oggi ha
pubblicato quattordici libri. Vive a Roma. Di Muses, il primo volume uscito nel 2011, sono stati
acquisiti i diritti cinematografici.
Dove trovarlo: