Quando ero piccolo mio padre mi cantava in automobile molte canzoni (allora non c'era l'autoradio). Forse sceglieva canzoni adatte a un bambino e molte che io ricordo avevano un comun denominatore nei loro testi: la natura.
Ricordo le parole genuine e meravigliose dei cantanti, che erano ragazzi semplici che sapevano emozionarsi e divertirsi con poco, come Baglioni, Battisti, Branduardi, De Andrè. Ben diversi dai più recenti e più metropolitani 883, Articolo 31, Jovanotti che pure ho amato, soprattutto ai loro albori.
Ricordo la splendida Agordo di Baglioni o Emozioni di Battisti. Alcune fondevano i sentimenti per una donna con l'amore per il paesaggio italiano come La luce dell'Est e Il mattino si è svegliato; altre parlavano dell'essere umano che devastava la natura come Eppure soffia e Il ragazzo della via Gluck; altre ancora sembravano storie per bambini come Sotto il tiglio; altre erano odi alle meraviglie della natura come Il cielo.
Persino i primi cartoni animati di Walt Disney, per quanto impregnati di scene maschiliste e chissà che altro, mi hanno dato un grosso senso dell'ambiente dipingendo l'uomo come elemento distruttivo.
Oggi so che non è utopia pensare a un mondo senza discariche, senza inceneritori, senza benzina, senza inquinamento. Non è un sogno impossibile investire nell'ambiente e nell'ecologia riutilizzando i rifiuti a costo zero per i cittadini, creando energia da fonti naturali, utilizzando la conoscenza.
Mi indigno e mi incazzo se sento parlare di distruggere l'ambiente con gallerie per treni inutili nel non rispetto del paesaggio e della salute delle persone.
Molti mi dicono che mi arrabbio per l'inevitabile, che sto a perdere il fegato per cose che sono sempre andate così e che non serve a nulla incazzarsi... non ne vale la pena.
Io non ci sto neanche più a perdere tempo e gli rispondo di andare a farsi fottere.
"La questione non è se saremo degli estremisti, ma quale tipo di estremisti saremo."
(Martin Luther King)