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C'è questa cosa che si chiama "musica elettronica". Secondo me descrizione fuorviante di una sequenza incontrollata di suoni ritmati, lontanissimi da ogni tradizione finanche tribale e sostanzialmente indistinguibili. Ieri ne ho fatto una forte esperienza in discoteca, una di quelle da film con i tetti alti stile cattedrale, con la palla a specchi enorme rotante sulle teste di tutti.
Ho rimpianto per una delle prime volte nella mia vita, di non avere con me i tappi per le orecchie. E per la prima volta ho visto che la maggioranza degli svizzeri neanche li indossavano. Segno preoccupante del loro amore per questo coacervo di frequenze alte e basse, capace probabilmente di mandare in risonanza i neuroni. Ma su questo uno studio approfondito me lo aspetto da qualche università inglese, quelle che se ne escono sempre con sondaggi ridicoli e sbagliati...
Guardandoli eccitarsi ad una minima modifica del ritmo, mi sono chiesto se nel loro tempo libero si mettano nel lettore mp3 e nella cuffia di alto profilo che fa ascoltare anche i bassi peggiori, una sequenza interminabile di brani stumpstump. Me lo chiedo perchè in un concerto, ci si esalta sulle prime note di una canzone se la si conosce, e lì si esaltavano anche sul piatto variare da 1-2-3 a 1-2-3-3. Insomma preparazione alle stelle. Io non critico il gusto, quanto resto attonito di fronte alla mia ignoranza musicale come anche al fatto che il popolo della notte ne resti talmente affascinato da ipnotizzarsi. Probabilmente la mia totale impermeabilità mi rende un soggetto strano. E forse, finanche lo volessi, non riuscirei a farmi ipnotizzare, a parte da "Where the Streets have no name" e dalla mia trance irreversibile.
In ogni caso, un nuovo sassolino di esperienza si è aggiunto. Un nuovo granello nella clessidra del tempo che scorre veloce alla ricerca di un compimento e di una fine che non sarà un inizio...
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