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Musikfest Stuttgart 2015 – I concerti

Creato il 15 settembre 2015 da Gianguido Mussomeli @mozart200657
Foto ©Holger SchneiderFoto ©Holger Schneider

La Musikfest Stuttgart si è conclusa e le statistiche ufficiali evidenziano il grande apprezzamento che la rassegna ha ricevuto dal pubblico. I 44 appuntamenti del cartellone hanno fatto registrare una presenza complessiva di circa 15700 spettatori, con una media del 71% di biglietti venduti e una notevole partecipazione di pubblico anche alle manifestazioni collaterali. Un risultato più che apprezzabile per questa che era la terza edizione affidata alla direzione artistica di Hans-Cristoph Rademann che insieme a Gernot Rehrl, il nuovo Intendant, ha apportato significative modifiche alla struttura di una manfestazione che si conferma come una delle più interessanti nel panorama musicale tedesco per l’ originalità delle proposte e il livello artistico complessivo.

Tra i vari concerti in programma quest’ anno, due in particolare si segnalavano per la raffinatezza di concezione. Il primo di essi era il recital di Daniel Hope e della Kammerorchester Basel tenutosi al Theaterhaus. Il quarantaduenne violinista sudafricano è un personaggio decisamente interessante, attivo anche come scrittore, autore televisivo e produttore di film documentari. Figlio dello scrittore Christopher Hope, emigrato in Europa dal Sudafrica perché ostile alla politica dell’ apartheid, Daniel Hope è stato guidato nei suoi inizi di carriera da Yehudi Menuhin, presso il quale la madre aveva trovato lavoro come segretaria e poi manager. Dopo aver fatto parte del leggendario Beaux Arts Trio negli ultimi anni di attività del complesso, Daniel Hope si è dedicato interamente alla carriera solistica imponendosi all’ attenzione del mondo musicale internazionale non solo per il suo talento violinistico ma anche per l’ originalità nelle scelte di un repertorio che spazia dal barocco fino al cross-over, al jazz e alla musica contemporanea. Le sue incisioni, effettuate prima per la Warner e dal 2007 in esclusiva per la DG, hanno ricevuto diversi premi e riconoscimenti, tra cui per cinque volte l’ ECHO Klassik Preis.

Foto ©Holger Schneider
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Per il suo concerto al Theaterhaus insieme alla Kammerorchester Basel, il violinista di Durban ha voluto rendere omaggio al suo mentore Yehudi Menuhin con un programma composto di musiche a lui dedicate da autori contemporanei come Toru Takemitsu, Arvo Pärt, Philip Glass e Bechara El Khoury, e di brani da lui riscoperti come il Concerto in re minore per violino e archi di Mendelssohn. Daniel Hope ha offerto un vero e proprio festival di numeri virtuosistici di altissima classe, mettendo in mostra una statura interpretativa e una personalità davvero da virtuoso di grande livello. Splendidamente sostenuto dalla Kammerorchester Basel e da Anders Kjellberg Nilsson, il Konzertmeister del complesso, nei brani per due violini, lo strumentista sudafricano ha letteralmente incantato il pubblico per la purezza cristallina del suono e la flessibilitá del fraseggio. Dopo questo ascolto, possiamo confermare che Hope è davvero uno dei violinisti più interessanti nel panorama concertistico attuale.

Foto ©Holger Schneider
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Tre giorni dopo abbiamo assistito a quello che forse era il concerto più originale della rassegna, tenutosi a Ditzingen nel ristorante della ditta Trumpf, una delle più grandi aziende di costruzione della zona di Stuttgart. Protagonista era Ragna Schirmer, quarantatreenne pianista nativa di Heidelsheim che in questi ultimi anni si è guadagnata una notevole considerazione per le sue incisioni händeliane che hanno ricevuto molti apprezzamenti da parte della critica internazionale. Anche la Schirmer è una musicista decisamente innovativa nelle scelte di repertorio e in questa occasione ha proposto una selezione dal suo più recente lavoro discografico, dedicato a una rielaborazione dei Concerti per organo e orchestra di Händel arrangiati da Stefan Malzew, in base a sue indicazioni, per organo Hammond e complesso jazzistico di ottoni. In apertura delle due parti del programma Ragna Schirmer ha eseguito al pianoforte la Suite in sol minore e la Chaconne in sol maggiore, confermando pienamente la notevole statura di interprete händeliana che avevo notato ascoltando i suoi dischi. La Schirmer suona con una trasparenza di tocco e una raffinatezza di tinte veramente molto ragguardevoli e l’ eleganza del suo fraseggio è davvero quella di una pianista di alta classe.

Foto ©Holger Schneider
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Il resto del programma era sicuramente molto interessante e piacevolissimo all’ ascolto. Come avevo già avuto occasione di notare ascoltando il gruppo L’ Arpeggiata insieme al clarinettista Gianluigi Trovesi a Ludwigsburg, questa contaminazioni sperimentali tra il jazz e la musica barocca si prestano molto bene a mettere in evidenza il carattere sperimentale e improvvisativo delle composizioni di quell’ epoca. La Schirmer ha riunito alcuni jazzisti tedeschi di gran fama sotto il nome di Händel@Hammond-Jazzband per guidare, dalla tastiera di un organo Hammond del 1957, una specie di jam session che dalle strutture melodiche e armoniche dei Concerti di Händel prendeva lo spunto per un gioco di improvvisazione pirotecnico e davvero avvincente all’ ascolto. Una sorta di omaggio moderno alla musica händeliana, confezionato con una raffinatezza e un gusto del virtuosismo che hanno scatenato entusiastiche reazioni da parte del pubblico.

Foto ©Holger Schneider
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Per la serata finale alla Liederhalle, la direzione artistica della Musikfest ha voluto sigillare il tema “Freundschaft”, scelto come motto di questa edizione, con la Nona Sinfonia di Beethoven. Una scelta pensata anche come apertura ufficiale delle celebrazioni per il venticinquesimo anniversario della riunificazione tedesca, che si celebrerà il 3 ottobre. Dopo gli avvenimenti seguiti al Mauerfall del novembre 1989, il capolavoro beethoveniano è divenuto una sorta di inno semiufficiale della Germania riunificata e anche in questa occasione, resa solenne dalla presenza di tutte le massime autorità politiche del Land, il pubblico è affluito in maniera massiccia alla Liederhalle per ascoltare una musica che i tedeschi considerano come un vero e proprio patrimonio nazionale. Per sottolineare ulteriormente lo spirito umanitario che anima il brano di Beethoven, la Bachakademie e la municipalità di Stuttgart hanno invitato ad assistere alla serata un centinaio di rifugiati arrivati qui negli ultimi giorni, con un gesto davvero significativo che ha ulteriormente impreziosito il carattere della manifestazione.

L’ esecuzione era affidata alla Radio-Sinfonieorchester Stuttgart des SWR guidata da Stéphane Denève, lo Chefdirigent del complesso. Il direttore francese ha offerto una lettura ricca di spunti interessanti, caratterizzata da tempi più mossi del consueto e forti contrasti ritmici e dinamici, decisamente notevole per eloquenza e respiro drammatico soprattutto nei primi due movimenti. La RSO des SWR ha suonato al suo consueto altissimo livello esecutivo mettendo in mostra il timbro caldo e rotondo che la contraddistingue. Nel finale i quattro solisti, che erano il soprano Sabina Cvilak, il mezzosoprano Daniela Sindram, il tenore Brenden Gunnell e il baritono Markus Eiche, forse il migliore del quartetto, hanno afferto una prova di bella omogeneità in perfetta sintonia con la magnifica prestazione della Gächinger Kantorei e dei cori Philharmonia Chor Stuttgart e Stuttgarter Kantorei che, preparati in maniera eccellente da Johannes Knecht, il maestro del coro della Staatsoper Stuttgart, hanno intonato con fervore di fraseggio e ricchezza timbrica l’ inno beethoveniano all’ amore universale. Qui Denève ha fatto sentire probabilmente gli aspetti migliori della sua interpretazione, rendendo in maniera appassionata e ricca di respiro le linee melodiche e graduando assai bene la tensione fino al Prestissimo finale, che ha concluso al meglio un’ esecuzione ricca di intuizioni originali e applaudita a lungo dal pubblico.



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