- FARE IL GIRO DELLE SETTE CHIESE. Parafrasando un famoso spot pubblicitario, potremmo dire: “No consulente del credito? Ahi ahi ahi!”. Il cliente che non ha un professionista di fiducia a cui affidarsi (sia esso dipendente di banca o broker finanziario), intraprende spesso un pellegrinaggio tra le banche (o tra i siti web) che senza un’adeguata preparazione alle spalle può rivelarsi controproducente, nel senso che mette più dubbi e domande rispetto a quelli che risolve. Se proprio si sente questa spinta interiore, questo forte desiderio di girare un po’ di banche, sarebbe bene farlo dopo avere fatto “i compiti a casa”, cioè dopo avere approfondito un minimo l’argomento con qualche buona lettura (Il Sole 24 Ore è sempre un ottimo contenitore di informazioni).
- FARE “TAVOLE ROTONDE” CON AMICI E COLLEGHI. Lo scrivo ben sapendo che questo errore è tra i più diffusi. Funziona così anche in campo medico, dove a volte si dà più retta a ciò che ci dice un collega o un amico “che ci è passato prima” piuttosto che al parere del dottore stesso (o del pediatra, se si tratta di bambini). Stessa dinamica nel settore mutui: chi non ha amici o colleghi che il mutuo l’hanno già fatto e che non vedono l’ora di dispensare consigli (nonostante non siano tutti laureati in Economia)? Il punto è: quanto credito vogliamo dare a questi pareri?
- SCEGLIERE IL TASSO VARIABILE, SENZA PRIMA AVERE CALCOLATO DOVE POTREBBE ARRIVARE LA RATA. Chi sottoscrive un mutuo a tasso variabile sa che la sua rata potrebbe aumentare o diminuire nel corso del tempo, a seconda dell’andamento del cosiddetto Euribor, che oggi quota 0.316%. Come capire “dove potrebbe arrivare la rata”? Personalmente ritengo che il metodo empirico, cioè basato sull’esperienza, sia quello più attendibile, perciò – per rispondere alla domanda – basta guardarsi indietro. L’Euribor è stato lanciato il 1° gennaio 1999 e in questi 15 anni ha avuto forti oscillazioni: al massimo, comunque, è arrivato al 5% o poco più (ottobre 2008, cioè poche settimane dopo il fallimento di Lehman Brothers). Questo significa che chi oggi sceglie un tasso variabile al 3% (tanto per fare un esempio) e un domani dovesse imbattersi in un nuovo “tsunami” finanziario, con l’Euribor spinto nuovamente ai massimi storici, può ritrovarsi teoricamente con un mutuo all’8%. A meno che non abbia messo un tetto (tecnicamente CAP) al mutuo stesso..
- SCEGLIERE UN MUTUO A RATA COSTANTE, PENSANDO CHE SI TRATTI DI UN TASSO FISSO. Questo è diventato un “classico”. Perché una volta c’erano solo i mutui a tasso variabile o fisso, e quindi non c’era pericolo di fraintendimenti. Poi negli ultimi anni sono venute avanti una serie di formule nuove, tra cui i mutui “a rata fissa” (ma, attenzione, a tasso variabile). Cosa vuol dire? Facciamo finta che un cliente si accordi con un ristorante per mangiare lì tutti i giorni per i prossimi 20 anni, ad un prezzo fisso di 12 euro a pasto. Se il mutuo è a tasso fisso, alla fine dei 20 anni il ristoratore non avrà nulla a che pretendere dal cliente, indipendentemente da ciò che si è mangiato in questo lasso di tempo, perché i 12 euro coprivano ogni spesa. Se invece il mutuo è a rata fissa (ma tasso variabile), alla fine si dovrà comunque passare alla cassa, perché non è detto che i 12 euro siano stati sufficienti a coprire tutte le spese. Ad esempio: ogni volta che il cliente mangerà per 15 euro, anziché per 12, il ristoratore gli farà pagare comunque 12, ma prenderà nota che, alla fine dei 20 anni, dovrà avere indietro i 3 euro. Fuor di metafora, se i tassi salgono, chi ha un mutuo a rata fissa non se ne accorge in corso d’opera (perché la rata resta effettivamente bloccata), ma il ristoratore (cioè la banca) prende nota, e alla fine presenterà il conto, che potrà essere pagato in un’unica soluzione oppure allungando ulteriormente la durata del finanziamento.
- NON FARSI DARE L’INFORMATIVA PRECONTRATTUALE. Fino a pochi anni fa si riusciva a conoscere il contenuto del contratto di mutuo solo davanti al notaio. Afferrare il significato delle complesse clausole ad una prima lettura era quasi impossibile. Ancor meno metterle in discussione all’ultimo momento. L’attuale normativa consente al cliente di pretendere in anticipo la visione del contratto. Dopo avere dato corso all’istruttoria, si potrà perciò richiedere alla banca una copia dell’informativa precontrattuale, per un esame preventivo di quanto si andrà poi a firmare davanti al notaio.
- “DIMENTICARSI” DI STIPULARE UNA POLIZZA SULLA PERSONA. In un Paese “allergico” alle polizze come l’Italia, capita frequentemente che una famiglia si indebiti per acquistare casa e poi si limiti a sottoscrivere l’unica assicurazione obbligatoria per legge, cioè la incendio-scoppio. Sorvolando sul fatto che sarebbe opportuno valutare coperture più ampie anche sullo stesso immobile, va detto che non acquistare una polizza che copra (almeno) il caso morte e l’invalidità permanente, è da incoscienti. Ancora di più se si hanno figli e/o coniuge a carico. E’ un po’ come acquistare una barca da 120.000 euro (perché questo è l’importo medio di un mutuo in Italia) e rifiutarsi di comprare i salvagenti per risparmiare. Non sta in piedi.
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