E’ della settimana scorsa la pubblicazione di un’indagine condotta da due ricercatrici di Banca d’Italia, Raffaella Pico e Silvia Magri, relativa a “L’incremento dell’uso di politiche di prezzo basate sul rischio per i mutui in Italia”. Sono sette i paesi analizzati, oltre all’Italia, Irlanda, Francia, Spagna,Gran Bretagna, Olanda, Finlandia e in questa infelice classifica solamente la Spagna ci supera.
Dall’indagine emerge infatti che il 5% delle famiglie italiane sottoscrittrici di un mutuo si ritrova in una posizione di insolvenza rispetto al pagamento delle rate. In particolare emerge che non riescono a pagare il mutuo l’8,5% dei lavoratori part time e il 7,9% degli occupati con contratto a tempo determinato; il rischio d’insolvenza cresce per le fasce più povere (il 14,5%), per le famiglie con un solo genitore (il 10,1%) e per le classi d’età tra i 44 e i 54 anni (6,1%). Lo studio ha riguardato anche l’aspetto dei prezzi dei mutui, che le banche hanno innalzato (0,25%) proprio per tutelarsi dal rischio insolvenza delle famiglie, oltre a restringere i parametri di concessione del credito.
I dati esaminati sono quelli del 2007, anno d’inizio della crisi che ha prodotto disoccupati e un abbassamento del reddito. Cero sono stati attivati strumenti volti alla sospensione delle rate dei soggetti in difficoltà dal Piano Famiglie dell’Abi al Fondo di Solidarietà ma è evidente che mancano nel nostro paese politiche sociali adeguate per il sostegno del reddito, presenti invece in paesi come la Francia.
I risultati dell’indagine non sono sicuramente confortanti ma in fondo non stupiscono;basti pensare anche al solo dato di partenza: solo il 13,1% delle famiglie sottoscrivono un mutuo per l’acquisto della casa, dato che rappresenta la metà di quelli di Irlanda e Francia.
Tutti dati che parlano da soli.